Giampiero Mughini per Dagospia
Caro Dago, dopo i 90 bellissimi minuti di Juve-Inter di domenica sera i magnifici 90 minuti di Valencia-Atalanta appena conclusi (3-4 per i bergamaschi) smentiscono le jettatorie analisi dei babbei che vorrebbero il calcio morto e sepolto in onore della tragedia che stiamo vivendo, e come se invece quei 90 minuti non fossero un dono del cielo in giornate talmente amare e segregate e mentre qualche ripugnante pagliaccio in tv predica che quel maledettissimo virus che sta mettendo in ginocchio il mondo sia un’invenzione o forse il frutto di un complotto.
Dio che magnifica Atalanta stasera, questa squadra che è un orgoglio dello sport italiano e che non appartiene soltanto ai miei vecchi amici Vittorio Feltri e Giorgio Gori e bensì a tutti gli italiani che amano lo sport. Dio che atteggiamento prodigioso quello di atleti che sfidavano in casa loro il Valencia dopo averlo triturato 4-1 a Bergamo.
Sono andati in campo per giocare a pallone e solo per quello, altro che contenere i danni come facevano un tempo le squadre italiane che giocavano in trasferta. L’hanno messa dentro dopo tre minuti e poi sempre hanno giocato per penetrare e andare a fondo.
Stavano 4-1 all’andata e 1-0 dopo pochi minuti, ebbene se la palla era nella metà campo del Valencia si avventavano in quattro o cinque a contrastare gli spagnoli, a impedirli di pensare. Mai un attimo hanno smesso di andare e fiondare in avanti, mai un attimo. Mai un attimo hanno smesso di giocare la palla per trarne una possibilità in avanti, e difatti l’hanno messa dentro quattro volte con il fenomenale Ilicic.
Ma tutti tutti tutti gli atalantini giocavano la palla per farne qualcosa che facesse male agli avversari. Cappello, amici bergamaschi. Cappello, Gian Piero Gasperini. Cappello, il calcio che ci allevia la quarantena che stiamo vivendo e che dobbiamo vivere ancora non so quanto.
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