Arianna Ravelli per il Corriere della Sera
Due (complicati) processi in corso, uno che porterà alla decisione del Tas di Losanna (e qui almeno c' è una certezza: entro il 19 luglio), un altro che conduce al tavolo delle trattative tra Rocco Commisso e Yonghong Li che proseguono tra Milano, New York e la Cina e che hanno registrato un' ulteriore accelerazione.
Con un fattore che giocherà un ruolo determinante: il tempo.
Su entrambi i fronti, e per mille ragioni, si vuole fare presto.
Partiamo dal passaggio di proprietà: ieri le parti sembravano a un passo dall' accordo finale, l' intenzione di tutti è di chiudere. La possibilità c' è. Li però non ha ansie eccessive: proverà a far versare al nuovo socio i 32 milioni per rimborsare Elliott, ma se le condizioni non lo dovessero convincere del tutto pare pronto a metterli lui (ha detto di averli già trovati), e così guadagnare altro tempo. È però l' opzione B.
L' offerta di Commisso non lo convinceva del tutto perché al momento non gli consentirebbe di intascare nulla, però sarebbe liberato dai debiti verso Elliott e terrebbe il 30% o più delle quote (Commisso poi immetterebbe anche soldi nel club). Si tratta: Li può dire sì.
Dopo l' anno di esclusione dalle Coppe, invece, il Milan ha fretta di andare di fronte al Tas: il pool di legali, 35 pagine di motivazioni alla mano, forse già oggi inoltrerà richiesta di appello. Il Milan nominerà un suo arbitro, lo stesso farà l' Uefa, e il Tas sceglierà il presidente. Ma attenzione: gli arbitri sono veramente indipendenti, non è quindi detto che quello scelto dal Milan sposi la tesi del club o viceversa. Che cosa può succedere?
Il Tas ha ampi margini di discrezionalità: a Losanna si terrà una nuova udienza in cui si ridiscute tutto. La decisione può arrivare anche in giornata. La base da cui partire è la sentenza della camera giudicante: nelle prime 14 pagine c' è la ricostruzione dei fatti che hanno portato al no al voluntary e al settlement agreement e sono le motivazioni note (con il debito a breve scadenza al centro).
Nelle successive 11, la camera giudicante dice cosa ne pensa, riporta com' è andata l' audizione, ma non entra nel merito delle ragioni che hanno portato a negare il settlement, perché si dichiara incompetente: le sue sanzioni si basano, dunque, sulle violazioni del fair play finanziario per i bilanci 2015, 2016 e metà 2017 (-120 milioni).
Infine, aggiunge che «se invece si volesse ritenere la camera in qualche modo competente» arriverebbe a «conclusioni simili», perché, non avendo riscontrato «significativi elementi di novità» o «errori rilevanti» tali da giustificare una revisione «restano dubbi sulla credibilità del business plan, sul rifinanziamento e sulla continuità aziendale». Insomma una via di mezzo: a monte c' è una dichiarazione di incompetenza, poi si sposa in linee generali l' interpretazione già data sull' attuale gestione/proprietà.
Il Tas può confermare la sentenza Uefa, decidere di rivederla, obiettare sulla competenza o sostenere che un settlement doveva essere accordato perché è vero che non è un diritto, però fin qui è stato sempre concesso (a parte un caso). È quello su cui punta il Milan, che sottolineerà anche l' eredità dei conti del passato e la sproporzione della pena. In questo caso, il Tas rimanderebbe la pratica all' Uefa, ma in teoria la sua decisione poi potrebbe essere ancora impugnata al Tas. Sarebbe davvero una corsa contro il tempo. Così, com' è difficile che il Tas scelga una sospensiva, faccia disputare l' Europa League al Milan per poi, in caso, escluderlo l' anno successivo. Più facile che decida. Tutto o niente.
Al Milan va così.