Francesco Persili per Dagospia
«Domani mattina sarai cacciato», i cori di scherno rivolti a Mourinho dai tifosi dell’Everton salutano la terza sconfitta in cinque partite del Chelsea che si ritrova già a meno undici dal Manchester City capolista. I fischi dello Juventus Stadium e la reiterata richiesta di sostegno di Buffon agli aficionados bianconeri sottolineano il momento di difficoltà della Juve fermata dal Chievo e con un misero punticino in classifica. Mourinho e Allegri, uniti nella buona e nella cattiva sorte. Lo scorso anno dominavano i rispettivi campionati, quest’anno, invece, le loro squadre sono protagoniste di una partenza da incubo.
Difesa colabrodo (già 12 gol subiti in Premier), Diego Costa in versione zombie dopo l’infortunio e un mercato che non ha portato a Mou i rinforzi sperati (ad iniziare dal centrale dell’Everton, Stones, tra i migliori anche ieri): il Chelsea fa i conti con la peggior partenza in campionato dal 1988. Quando balbettano anche i fini dicitori Fabregas, Pedro, Hazard, si materializza la tragedia e la maschera shakespeariana dello Special One attonito davanti ai tre colpi ferali inferti dallo scozzese dal cuore d’oro Naismith (l’anno scorso regalò i biglietti ai tifosi disoccupati dei Toffees), diventa il fermo immagine dello sprofondo Blues.
«Non ho nulla da rimproverarmi e non ho nulla da rimproverare ai miei giocatori ma questi sono i risultati peggiori della mia carriera», l’ammissione dello Special One che venerdì ha incontrato il patron Abramovich dopo il caso della dottoressa cacciata e le frizioni sul mercato. Il Maccabi in Champions e l’Arsenal del suo grande rivale Wenger diventano già decisive per Mou che si ritrova sotto attacco dei tabloid e senza il suo bunker difensivo: perso per infortunio Courtois le prodezze di Begovic non bastano a mascherare le omissioni di Zouma e il logorio di Terry.
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In mezzo al campo avrebbe fatto comodo al portoghese un leader dominante alla Pogba, l’oggetto dei desideri del mercato Blues che aveva provocato una mezza crisi diplomatica tra Mou e Allegri: «Pogba? Non mi esprimo su un giocatore della Juve – aveva detto lo Special One - Non sono mica come Allegri che ha parlato per tutta l’estate di Oscar e Ramires…». Ieri il francese è rimasto in panchina contro il Chievo nei primi 45 minuti: «L’ho tenuto fuori perché è tornato mercoledì dall’impegno con la Nazionale e non è in un periodo felice», ha sottolineato il conte Max in ansia per l’infortunio di Marchisio che rischia di saltare la sfida di Champions contro il City.
FINALE DI CHAMPIONS - BARCELLONA JUVENTUS
Dopo il triplete sfiorato, la Juve ha cambiato tanto. Ha vinto la Supercoppa italiana ma ora è in crisi di risultati e di gioco. Un punto in tre partite (non accadeva dal ’62-’63) e una squadra che, dopo la partenza di Pirlo, Vidal e Tevez, è ancora un cantiere aperto. «C’è un grandissimo cartello a Vinovo con scritto “Lavori in corso” – sottolinea il commentatore Sky Massimo Mauro – Allegri è in difficoltà perché i nuovi sono arrivati da poco. C’è bisogno di tempo».
Allegri, che tiene sempre a mente la frase che a Coverciano segnò l’inizio del corso per allenatori («Ogni tecnico è un uomo solo con la valigia in mano… ») a differenza di Mourinho, fa anche autocritica: «Ai ragazzi contro Udinese e Chievo non posso rimproverare nulla. A Roma, invece, ci ho messo del mio. La classifica è brutta, però possiamo crescere». La stagione è appena iniziata. Chi vede Juve e Chelsea già fuori dai giochi non conosce il dna di quelle squadre, e dei suoi tecnici, Allegri e Mourinho. Diversi in tutto ma abituati a dare il meglio quando tutto sembra congiurare contro di loro.