LA FAVOLA DI MOUSTAPHA CISSÉ, DAI CAMPETTI IN PUGLIA CON LA SQUADRA DI RIFUGIATI AL GOL ALL'ESORDIO CON L'ATALANTA - L'ATTACCANTE CLASSE 2003 È ARRIVATO IN ITALIA A 16 ANNI, LASCIANDO IN GUINEA LA MAMMA E GLI AFFETTI PIÙ CARI, DOVE HA ALLOGGIATO IN STRUTTURE PER MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI E FREQUENTATO CORSI DA PIZZAIOLO E PANETTIERE, PRIMA DI ESSERE NOTATO DAI TALENT SCOUT - IL SUO VECCHIO ALLENATORE: "IL DESTINO DI MOUSTAPHA ERA SCRITTO. PARTIRE DAL NULLA E ARRIVARE SIN LÌ SUCCEDE UNA VOLTA OGNI CENTO ANNI" - VIDEO

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Valeria D'autilia Stefano Scacchi per “la Stampa”

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«Mister sto sognando, vieni a svegliarmi». Dalla squadra dilettantistica Rinascita Refugees, composta da richiedenti asilo e rifugiati, al tesseramento con l'Atalanta e al primo gol in serie A appena maggiorenne. La storia di Moustapha Cissé è una favola moderna. Era arrivato in Italia a 16 anni, lasciando in Guinea la mamma e gli affetti più cari. Orfano di padre, la scelta di un futuro migliore lontano dall'Africa era quasi obbligata. In quelle situazioni, chi resta rischia di diventare vittima di tratta.

 

E in Puglia- nel 2019 - ha iniziato la sua seconda vita, affidato alla cooperativa Rinascita che si occupa di progetti di accoglienza tra Lecce, Brindisi e Taranto. Proprio nel Salento gestisce strutture per minori stranieri non accompagnati dove, sino a poco tempo fa, ha vissuto anche Moustapha prima che il club bergamasco lo notasse lo scorso anno. Nel giro di una settimana, tre gol nella Primavera a Milan e Napoli.

 

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Un talento talmente dirompente da convincere Gian Piero Gasperini a convocarlo in prima squadra e mandarlo in campo domenica scorsa nel secondo tempo a Bologna al posto di Muriel. Sostituzione ripagata dal gol della vittoria. «Prima di entrare, pensavo soltanto a tirare in porta» ha raccontato a Niang Baye Hassane che, nel Refugees, è stato il suo allenatore e, fuori dal campo, un punto di riferimento. Chi li ha vissuti in questi anni racconta che sono «come padre e figlio». Un rapporto speciale, nato nella squadra e nel percorso di integrazione portato avanti dalla cooperativa.

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«Prima di giocare a calcio, Moustapha ha frequentato la scuola e corsi da pizzaiolo e panettiere. Così come accade per tutti i nostri ragazzi». Proprio loro, a chilometri di distanza, hanno seguito la partita che lo ha consacrato. «Eravamo insieme, al ristorante. Quando ha segnato, è come se avesse fatto il gol della finale della Coppa del Mondo. È stato bellissimo» racconta Hassane. Poi si sono sentiti. «È molto emozionato, non si aspettava tutto questo».

 

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È il percorso fenomenale del 18enne guineano che, solo lo scorso 22 febbraio, aveva firmato il contratto con il club bergamasco che ha investito su di lui occupando uno «slot extracomunitario». Sono centinaia le segnalazioni che arrivano ai grandi club dai centri dove trovano rifugio i migranti. Come successo con Cissé. Il responsabile degli osservatori dei nerazzurri, Roberto Marta, si è fidato del fiuto del talent-scout sui campi del Salento: Marco Ogliari, ex allenatore del vivaio della Sambenedettese.

 

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E poi c'è anche Roberto Nitto, giovane avvocato salentino che, nell'estate 2020, è tra gli spettatori di un torneo amatoriale in provincia di Lecce. L'attaccante dimostra di essere di un livello superiore trascinando il Rinascita Refugees. Nitto lo capisce e avvia la trafila che porterà la promessa della Guinea verso i primi allenamenti a Zingonia nella primavera del 2021. «La prima volta che l'ho visto- ricorda Vincenzo Nobile, direttore sportivo del Refugees- mi ha impressionato un suo gol: ha verticalizzato dalla metà campo con una velocità impressionante, tirando all'incrocio dei pali. Tutti sono rimasti attoniti: era imprendibile».

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La squadra vera e propria è nata tre anni fa, con l'affiliazione alla Lega nazionale dilettanti Puglia della Figc. Prima era amatoriale, come occasione di integrazione e svago. Poi, la presenza di mister Hassane ha fatto il resto. Senegalese, mediatore nei progetti di accoglienza e con un passato da allenatore. «Il destino di Moustapha era scritto. Partire dal nulla e arrivare sin lì succede una volta ogni cento anni» dice ora.

 

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Chi lo conosce, parla di lui come «un ragazzo timido e di poche parole». Sino alla maggiore età, non poteva giocare in competizioni ufficiali perché i regolamenti Fifa limitano il tesseramento dei minori extracomunitari per combattere il fenomeno della tratta dei baby campioni. Infatti Cissé ha dovuto aspettare: la firma con l'Atalanta è arrivata cinque mesi dopo la maggiore età.

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Quando va in campo, annulla la pressione: «Per lui è tutto naturale. Ha qualcosa di innato» spiega Nitto che, solo un mese fa, l'ha assistito nella firma del contratto da professionista. Adesso possono festeggiare il primo gol in serie A.

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