Guglielmo Buccheri per “la Stampa”
Il calcio italiano si è sgonfiato dentro a uno spareggio per il Mondiale fallito. Niente Russia il prossimo giugno, dunque. E resa dei conti amplificata: è quello che sta accadendo da due settimane, da quando le istituzioni dello sport e del nostro pallone sono entrate in uno stato di fibrillazione mai vista prima.
C' è una Federcalcio senza vertice perché dimissionario ed una Lega, quella di Serie A, tuttora commissariata e chiamata, proprio in queste ore, ad uscire dall' impasse. Sullo sfondo il Coni, da dove il gran capo dello sport azzurro osserva ed annota ogni mossa con la speranza di un passo falso per poter mettere sotto tutela la disciplina più amata: Giovanni Malagò ha lanciato il suo ultimatum e lo ha fatto usando modi, e termini, a dir poco duri e perentori.
Cosa deve accadere, a partire da oggi, perché il calcio tricolore ricominci la propria risalita? I club devono dare sostanza a una nuova governance che manca dal 21 aprile scorso, primo giorno di un commissariamento nato proprio per l' incapacità, da parte delle venti società di A, di arrivare alla fumata bianca su un nuovo presidente. In questi mesi è cambiato lo statuto (più manageriale con la figura di un ad per il tema dei diritti tv), non il clima.
E ora in campo sembrano esserci due sfidanti: Giuseppe Vegas, fino al 15 dicembre presidente della Consob, e Paolo Nicoletti, avvocato milanese, già sub commissario Figc ai tempi di Guido Rossi nel 2006 e vice commissario di Lega con Tavecchio in questi mesi.
Il nome di Vegas è stato fatto nell' assemblea di lunedì scorso dall' ad del Bologna Fenucci e ha trovato, subito, la posizione favorevole di Lotito, patron della Lazio: il possibile fronte per il sì al numero uno uscente della Consob, però, non arriverebbe ai 14 voti previsti, oggi, per l' elezione alla presidenza (Lotito potrebbe attrarre Crotone, Benevento, Atalanta, Udinese, Chievo, Genoa e, forse Milan). E allora? L' uomo delle regole, come viene definito Nicoletti, sarebbe la risposta delle grandi e quasi grandi, magari nel ruolo di traghettatore.
Il rischio, l' ennesimo, del niente di fatto esiste. Ed esiste anche per la figura dell' ad, per la quale è in corsa - sei sono i candidati - Luigi De Servio, ad di Infront, advisor della Lega per la vendita dei diritti tv (come giocare la stessa partita con due maglie). E la data dell' 11 dicembre, fine del commissariamento, incombe. Due sono le partite aperte: quella per la Lega di A e quella per il destino della stessa Figc. Alla Figc, e alla sua tutela, pensa Malagò: in regime di proroga delle funzioni in vista del voto, infatti, Tavecchio non potrebbe prolungare la fase commissariale della Lega di A nominando un commissario ad acta.
Ed è in queste pieghe che potrebbe prendere forma la tutela del Coni (il commissario straordinario della Figc per almeno un anno sarebbe Roberto Fabbricini, segretario generale al Foro Italico). Potrebbe perché il calcio è unito da una certezza: i presupposti per finire sotto la cura Malagò non esistono.
MALAGO’
Alessandro Catapano per la Gazzetta dello Sport
Con una battuta, li seppellirà. «Abbiamo buttato giù il calendario del 2018, da metà giugno a metà luglio saremo un po' più liberi.
Vi rendete conto? Intere generazioni private di un' emozione unica. Per il prossimo Mondiale estivo dovremo aspettare il 2026...». Con una sforbiciata, gli ha già fatto barba e capelli.
«Ma non si dica che è una punizione - stoppa sul nascere qualsiasi polemica -. Anzi, abbiamo avuto molto rispetto per il calcio, mi auguro ce lo riconoscano».
UNICA Con rispetto, giura Giovanni Malagò, ma sono altri due milioni e seicentomila euro in meno per la Figc. Il contributo per il 2018 scende da 33 a 30,4, il calcio lascia per strada circa un altro 8% (7,9 per la precisione), la sua quota sul totale dei quasi 146 milioni dei fondi governativi che il Coni destina alle federazioni sportive, lo stesso dello scorso anno, ormai non supera il 20%.
La Federcalcio resta di gran lunga la più remunerata, ma anche a questa tornata è l' unica a pagare dazio, mentre sono 23 le federazioni che ne beneficiano (ciclismo, canottaggio, scherma e sport equestri quelle che guadagnano di più), seppure con incrementi che non superano i 250mila euro. Una costante nell' era Malagò, una discesa inarrestabile dal 2011, dai 78,6 milioni di quota. Inevitabile, anche questo taglio? «Non solo - risponde Malagò, a margine della Giunta del Coni riunita per la prima volta a Bari -. Abbiamo rivisto al ribasso la cifra del taglio che risultava dall' applicazione dei criteri, proprio per evitare che qualcuno ci accusasse di voler infierire.
Perché il calcio avrebbe dovuto avere un taglio maggiore in base all' incidenza dei risultati. La flessione è più lieve. Una scelta condivisa dalla Giunta, abbiamo voluto dare un segnale di rispetto».
GIOCO DELLE PARTI Lo stesso che Malagò mantiene, innanzitutto a livello personale, con molti presidenti di A, «quei signori», come li ha definiti, che oggi proveranno a eleggere Vegas, uno degli ultimi tentativi per evitare il commissariamento minacciato dal Coni. «Si sono fatti talmente tanti nomi...
Lo devono eleggere loro, io non esprimo giudizi - precisa Malagò -. Logico e giusto che tengano l' assemblea aperta, devono provarci fino all' ultimo». Gli chiedono delle schermaglie di questi giorni, del botta e risposta a distanza con Urbano Cairo, che ieri si è confrontato anche col ministro Lotti. «Io con molte di queste persone ci parlo (anche ieri, tante telefonate, ndr ), ci stimiamo, in questi giorni c' è un gioco delle parti.
Le mie idee sono chiare, credo di buon senso. Se si trovano altre soluzioni, bene. Io, però, resto convinto che non si risolva il problema del calcio sostituendo un uomo con un altro. E poi - aggiunge -, le caselle da riempire sono tante».
LO FANNO? Nove, per la precisione. Ce la faranno? «Se trovano una quadratura per paura del commissariamento è sbagliato, anche perché sono già commissariati - spiega Malagò -. Il Coni non può, non deve e non vuole intervenire sulla Lega, il Coni aspetta solo di sapere se la Figc può andare a elezioni nei 90 giorni previsti».
Un' eventualità che oggi potrebbe diventare probabile con l' elezione di Vegas. Malagò ci crede? «Se lo fanno, siamo tutti felici. Ma lo fanno?».