Alberto Mauro per “il Messaggero”
Cristiano Ronaldo ha accettato di buon grado il taglio degli stipendi, insieme al resto della squadra e all'allenatore Maurizio Sarri. Ma quest'estate accetterà anche un possibile ridimensionamento, ed eventualmente ridiscutere l'ingaggio faraonico da 31 milioni di euro a stagione? Del resto tutta la serie A sarà alle prese con la crisi economica scatenata dallo stop forzato, imposto dalla pandemia del coronavirus, e la Juve non farà eccezione.
GLI INTERROGATIVI
E' ancora presto per le risposte, di certo c'è che è allo studio un piano di sostenibilità per il futuro di Ronaldo in bianconero. Il taglio degli stipendi da qui a giugno è il primo passo decisivo, ma non basta, ed è evidente che la Juventus sia già proiettata alla prossima stagione. Con dubbi e certezze legate al trasferimento più oneroso nella storia juventina, che da un lato ha rilanciato i ricavi commerciali con sponsorizzazioni incrementate e rinnovi a crescere di quasi tutti i contratti, dall'altra ha impennato i costi e il monte ingaggi di una società che si è mossa in anticipo.
Un acquisto che doveva servire a dare l'assalto alla Champions, fallito sul campo l'anno scorso e sospeso (per ora) in questa disgraziata stagione. L'accordo con giocatori e allenatore per i mesi di marzo, aprile maggio e giugno prevede una mensilità e mezza non pagata, e le altre 2,5 versate l'anno prossimo, in modo da gravare sul prossimo bilancio.
Una rinuncia che costerà 10,2 milioni di euro a Cristiano Ronaldo, uno degli aghi della bilancia dello spogliatoio bianconero insieme ai senatori Chiellini, Bonucci e Buffon. Ma potrebbe non essere sufficiente. Perché, in attesa di capire se si tornerà a giocare l'attuale campionato, la prossima stagione subirà inevitabilmente gli effetti dell'emergenza sanitaria che stiamo vivendo. Con un mercato ridotto, investimenti mirati e probabili ridimensionamenti dei costi operativi. In questo senso, un ingaggio da 31 milioni netti annui (54 lordi) più le 2,5 mensilità arretrate, rischia di diventare difficilmente sostenibile per le casse bianconere.
TRE STRADE
Le strade per Ronaldo sono tre: cessione (complicata), permanenza senza rinnovo (fino al 2022) o rinnovo di un anno, con possibilità di spalmare l'ingaggio su tre anni invece di due. L'addio in estate è difficile, ma non impossibile: al momento non ci sono squadre che si sono fatte avanti per CR7, la Juve nell'eventualità non avrebbe intenzione di privarsene per meno di 70 milioni e i suoi 31 all'anno sono una cifra che in poche possono garantire. Dal Real nessun abboccamento, anche se il portoghese tornerebbe volentieri a Madrid, in Cina c'è il salary cap mentre dall'America non sono arrivate proposte concrete. La permanenza senza rinnovo al momento manterrebbe la situazione invariata, mentre per ridurre notevolmente l'impatto finanziario ci sarebbe la terza strada, ancora tutta da esplorare. Rinnovare il contratto di una stagione, spalmando l'ingaggio su tre anni invece degli attuali due. Una soluzione che consentirebbe alla Juventus di ridimensionare la voce stipendi, ma ora la palla passa a CR7
LA POLEMICA
Intanto in Portogallo fanno discutere le foto di Cristiano Ronaldo e Georgina Rodriguez a spasso per le strade di Funchal, spingendo i passeggini dei figli per le strade di Madeira, visto che come in Italia il governo ha vietato tutti gli spostamenti non necessari.
LAZIO, LOTITO TEME LA FUGA DI INZAGHI
Daniele Magliocchetti per “il Messaggero”
La Lazio vuole blindare Inzaghi. E' un momento particolare, di piena emergenza e le priorità sono altre, non ci sono dubbi. Lotito è impegnato su diversi fronti, il più rilevante, è trovare un modo, se possibile, per tornare a giocare e salvare la stagione. Ma al tempo stesso il patron lavora pure su rinnovi e altri accordi, tra cui non è escluso pure quello su una possibile riduzione d'ingaggi per i mesi dello stop forzato. Si vedrà.
Ma se i contratti di Luis Alberto e Luiz Felipe, come quelli di Lulic o Parolo sono pronti o quasi, il numero uno del club sta tentando di portarsi avanti anche per quello del suo allenatore. Forse il più importante di tutti. L'accordo di Inzaghi con la Lazio arriva fino a giugno del 2021, una scadenza che può apparire lontana, ma che per leggi del calcio è quasi dietro l'angolo.
Se poi il tecnico in questione è uno dei massimi artefici della fantastica stagione biancoceleste, l'ansia e la pressione non fanno che aumentare. L'entusiasmante cavalcata di Immobile e compagni in campionato ha messo in risalto il lavoro dell'allenatore che ha attirato su di sé tantissime attenzioni. In Italia, ma soprattutto all'estero. «E' uno dei migliori tecnici d'Europa, all'avanguardia in tante cose, normale che sia stimato», le parole del fratello Filippo ieri a Sky.
PADRE E FIGLIO
In Inghilterra ci sono gli estimatori maggiori. Prima di arrivare a Mourinho, si vocifera che Daniel Levy, facoltoso e vulcanico patron del Tottenham, abbia pensato proprio a Simone, ma dall'inizio dell'anno sono tante e insistenti le voci legate perfino all'Arsenal o al Manchester United, per non parlare del Psg o, come riportò Don Balon un mese fa circa, addirittura del Barcellona per il post Setien. Sono solo rumors e niente più, ma tanto son bastate per allertare uno come Lotito.
I due, Inzaghi e il presidente, prima del blocco forzato a causa del Convid-19, avevano già parlato di un ritocco del contratto in caso di Champions, col tecnico che aveva rimandato ogni discorso alla fine del campionato. Ora la situazione è diversa e al patron laziale, abituato a programmare il futuro dei suoi tesserati in maniera frenetica, farebbe comodo siglare un patto d'onore col suo figlioccio per poi renderlo ufficiale quando sarà possibile e non arrivare come l'estate scorsa sul filo di lana. L'obiettivo della società è arrivare quanto meno al 2022 con un ingaggio che supera i tre milioni di euro.
Allo stato attuale la situazione è complessa, visto che non si sa se si riprenderà a giocare. Probabile che con una Lazio scudettata, Inzaghi, forse, avrebbe lasciato, convinto di aver fatto il massimo. Se le cose, invece, dovessero restare così come sono, allora il tecnico sarebbe sicuramente stimolato a restare e riprendere, per la Champions, ma anche per un discorso lasciato a metà. Tutto resta in ballo. Di sicuro il futuro di Inzaghi è un tema a cui Lotito non rinuncia anzi non riesce proprio a vedere una Lazio senza Simone.
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