Andrea Bocci per il “Corriere della sera”
Nicolò Zaniolo e Moise Kean sono la faccia brutta dell' Italia dei ventenni, il cui destino è appeso a un filo sottilissimo. Se stasera Francia e Romania si accontenteranno di un pareggio, che le promoverebbe entrambe alle semifinali dell' Europeo e all' Olimpiade di Tokyo, ai ragazzi di Gigi Di Biagio non resterà che accettare il fallimento. I due, amici per la pelle, sabato mattina si sono presentati con 20 minuti di ritardo all' appuntamento per il risveglio muscolare e sono stati puniti.
Può capitare di non sentire la sveglia. Ma è stato solo l' ultimo episodio di una lunga catena di manchevolezze. Stride il contrasto con la solidità di Gianluca Mancini, la classe di Barella e Pellegrini, la qualità e la volontà di Chiesa, cecchino azzurro con tre gol, il migliore dei nostri.
I sei riservisti, scesi dalla Nazionale maggiore, dovevano marcare la differenza. E invece Zaniolo e Kean sono stati un peso. Non hanno fatto gruppo, hanno provocato malumori all' interno della squadra, hanno contribuito a portarci a un passo dall' eliminazione. Lo juventino, che nei piani di Di Biagio doveva essere il centravanti titolare, ha giocato dall' inizio soltanto la prima con la Spagna, sostituito dopo un' ora. In totale ha collezionato 105 minuti senza neppure un tiro in porta.
Zaniolo, se possibile, ha fatto peggio: 51 minuti e nessun lampo, in linea con il suo desolante giugno azzurro, considerando che Mancini, nella Nazionale maggiore, lo aveva mandato in tribuna sia con la Grecia che contro la Bosnia.
Ma più che i modesti risultati sul campo, hanno colpito gli atteggiamenti sbagliati. La goliardia alla loro età va bene, ma sino a un certo punto. Kean è recidivo, considerando che due anni fa, nel settembre 2017, nel ritiro di Salsomaggiore, insieme a Scamacca fu allontanato dopo essere stato sorpreso sulla tromba delle scale a sputare su compagni e ospiti dell' albergo. C' è chi sussurra che anche Zaniolo fosse della compagnia, ma quella volta il romanista riuscì a farla franca. Ora ci ricascano.
A Kean non è servito l' esempio del super professionista Ronaldo, né la legge ferrea della Juventus. Zaniolo è stato prima rivelazione e ora delusione. Dopo la vittoria con il Belgio, che ha seguito in tribuna per squalifica, non ha capito lo spirito dei suoi compagni, alcuni rattristati sino alle lacrime di fronte alla possibilità concreta di uscire dal torneo. Il romanista, fischiettando e schioccando le dita, è tornato sul pullman come se tutto andasse bene.
Viscidi, il responsabile del settore giovanile, è furioso. Di Biagio deluso: «Può capitare di arrivare in ritardo, ma se succede dieci volte». Il presidente Gravina è rimasto in silenzio. Non voleva calcare la mano. Ha lasciato che fosse il c.t. a spiegare, condividendo il percorso. Il tentativo è quello di educare e non di condannare. Certo il danno, anche di immagine, è grave. E la Federazione molto infastidita. Anche perché punta moltissimo sul rinascimento azzurro. Senza contare il rischio concreto di rimanere fuori dalle Olimpiadi per la terza volta consecutiva dopo Londra e Rio De Janeiro.
Per il momento Zaniolo e Kean restano nel surreale ritiro di Bologna. Ma il caso avrà un seguito. Mancini e Di Biagio si sono sentiti e l' allenatore della Nazionale dei grandi ha voluto essere informato su tutto: lui per primo ha scoperto e valorizzato il talento di Zaniolo e su Kean punta moltissimo. Ma a settembre, nel raduno che preparerà le trasferte in Armenia e Finlandia, potrebbe lasciarli a casa.
Si cresce anche così. Il giallorosso si sta perdendo. Lo juventino, così facendo, sarà sempre più accostato a Balotelli anche se in Federazione giurano che i due sono molto diversi. Per adesso non sembra.
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