Giancarlo Dotto per Dagospia
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Se ti giocano in simultanea serale Felipe Anderson, Leo Messi, Cristiano Ronaldo e Roger Federer e di là ti servono il piattone greve della serie A, minimo vai in crisi di coscienza, oppure diventi un moscone ingordo con centosedici occhi.
Nel frattempo, lo sfregiato, alias Carlos Tevez, aveva sistemato l’ennesima faccenda, inventandosi da solo una vittoria non necessaria per tutti, ma non per lui. Tevez contro tutti. Lo Sfregiato è cattivo non per cattiveria ma perché non sa di esserlo. Sventrare il mondo è la sua urgenza. Il destino, per fortuna sua e del prossimo, glielo lo ha rivestito, il mondo, di erba e cuoio.
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La Juventus a sé, il pomeriggio, nel suo campionato a parte. La sera tutte le altre, la cagnara per il secondo posto. Su Felipe Anderson già straparlo da mesi, mi sono strappato peli e pelle, nel frattempo il ragazzo è nella stratosfera, riconosciuto da tutti meno che da Dunga, il quale pensa bene di puntare su Robinho. Un genio. Dopo cinque minuti la Lazio è già davanti alla Roma. Che arranca quello che può, poco, contro un modestissimo Cesena, sotto ombrelli temporali e cosmici.
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La rabbia di De Rossi piazza un fondamentale francobollo sul nulla. Basta vederlo come festeggia fuori di testa per capire la volgarità di qualunque insulto nei suoi confronti. Quelli della Roma non si fidano più di essere squadra e, non essendo fenomeni, tentano improbabili assoli.
Garcia s’inventa un Ucan inadeguato. Un esangue e calligrafico stiloso, quanto di più inutile alla Roma di questi tempi. Erba o sintetico, Doumbia è lo stesso pescione fuor d’acqua che muove sgraziato le pinne e incidenta qualcunque cosa fa o tocca, avendo anche una corsa balbuziente.
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Garcia s’arrocca in trincea e si capisce, quando mette dentro il terzo centrale difensivo, che articola un ragionamento di pura sopravvivenza: porto a casa questi tre punti brutti e sporchi, ossigeno puro, e poi con la sosta vedo di recuperare uno straccio credibile di Roma.
Ennesima impresa della Samp, ingigantita nel tempo dalle citazioni e dalle sberle epiche del suo Sinisa in panchina. Il dubbio era: il decrepito Eto’o è venuto a Genova per rubacchiare l’ultimo contratto o è ancora un calciatore? Buona la seconda. Ci pensa il solito Eder a indovinare l’angolo che invecchia Mancini e decapita l’Inter della sua residua fantasia d’immaginarsi in Europa per l’anno che verrà. Quarto posto da non crederci. Napoli e Fiorentina perdono colpi. Zapata salva in extremis Rafa Benitez, una furia rubiconda, da un attacco di bile.
Stavolta, lo hanno scippato davvero. Il gol di Pinilla era irregolarissimo.
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