Estratto del libro “In ginocchio da te” di Carmelo Bene pubblicato dal “Fatto quotidiano”
A Dio Borg - Devo aver letto da qualche parte di Borg, non più "tennista". E mi dico, come può Borg non essere più ciò che non è mai stato? Come può il tennis in persona essere scambiato per un volgare tennista? È forse il caso di una ubriacatura collettiva sdrucciolata sull'asse metonimico? Si renda dunque il giusto omaggio all'atleta in cui, grazie a Dio, la racchetta, non fu mai vil oggetto separato, ma protesi di quello splendido pensiero chiamato appunto Björn Borg, a suo modo costituente una lezione vivente di teologia.
Trasuda in chi è avvezzo al tristo quotidiano desinare, certa malcelata consolazione, certa indecente allegrezza. Per un Borg finalmente ridimensionato all'"umano". Borg pari a noi?
Non si illudano. Si resta comunque dispari. Borg al suo ritiro è finalmente restituito al "celeste". A Dio Borg! A tutti gli altri: non resta che vincere e perdere da quei giocatori di briscola che sono.
"Tutto è dentro. Ciò separa".
(Hölderlin) - Di lui nulla hanno mai capito i culi infranti, spettatori e addetti del tennis cicisbeo, in solluchero al cospetto del "fantasista" che ammicca colpi da platea, estri accattoni. Borg sa e insegna che la fantasia è menomazione. I suoi colpi sono pura necessità. Non conoscono altra possibilità.
CARMELO BENE - IN GINOCCHIO DA TE
Dettano legge. Obbediscono a una legge. Sono sovrani. In Borg c'è tutto lo smontaggio del teatrino fantasista, del frollo soubrettismo alla McEnroe.
Più di McEnroe allora sarebbe stato grande Adriano Panatta, rovinato appunto da troppo italico estro, Borg è già tutto abissale concentrazione del senno di prima. Quel che segue in campo, match, mutande, avversario è solo una formalità.
Borg è il gigante, che vince e perde le sue battaglie ancor prima di entrare in campo. A presentarsi in campo è ciò che è già stato. E che dentro sorride della fregola competitiva dell'altro e di tutto il chiassoso immaginario che alberga in campo e in tribuna. La creatività è la dote dei sommi cretini.
McEnroe è un moccioso egotico. Borg al di là.
"In fiamme di dentro. Trapassa". (Hölderlin) - Sbuca poi fuor dell'osso petroso di alcuni addetti o sportivi ineducati un infame concetto, a sproposito di Borg: "Grande preparazione atletica, ma nullo spettacolo". Come se potesse bastare eccitare il muscolo! Come se Borg non fosse il grandioso spettacolo della sua concentrazione! Ricordo la semifinale Borg-Connors di due anni fa a Wimbledon, in cui Connors esibì il suo più grande Connors. Ma non bastò.
Lo spettacolo forse più grande in assoluto che mi sia mai toccato di vedere. Quasi quattr' ore di colpi incrociati a velocità paurosa, smash sotto rete, a fondo campo, a toccare l'intersezione delle righe. Servizi da sfondamento seguiti da risposte vincenti a doppia velocità. Già malandato al ginocchio, Borg in quell'occasione distrusse Connors e si distrusse.
Altri di più corposa immaginazione scadono nella mala interpretazione dell'"uomo di ghiaccio". Dice Céline: "È restare insieme che è difficile". Borg è un maestoso esempio di fortezza edificata sul nulla. Un caso di schizofrenia, hölderliniana. Quando si è già tutto da qualche altra parte, basta apparire per vincere. Borg vince al suo primo apparire. Gòngora è con me. Così, se non ricordo male: "Dove l'amor versando su Galatea petali di rose rosse da coppe di gigli bianchi quale sarà il suo colore o porpora di neve o neve rossa". È facile per chi poeta non è trasformare questa "neve" in "ghiaccio". Per chi non ha "intelletto d'amore". E non c'è critica senza amore.
Borg e il Brasile - A chi si meraviglia: onesto che si possa nello stesso tempo amare Borg e il Brasile rispondo che c'è nulla da meravigliarsi, purché non si voglia ridurre il gioco brasiliano al fantasismo da circo, d'avanspettacolo. Come Borg è il tennis; come Lauda è l'automobilismo e Leonard il pugilato, così il Brasile è il calcio. "The rest is silence".
carmelo bene in ginocchio da te
28 gennaio 1983.