“UN CT UOMO È UN RITORNO AL PATRIARCATO” (E INVECE CON UN CT DONNA E’ STATA SOLO UNA TRISTE COLLEZIONE DI FLOP) – MILENA BERTOLINI, EX ALLENATRICE DELLA NAZIONALE FEMMINILE, FRIGNA DOPO IL PESSIMO MONDIALE E L’ARRIVO DI SONCIN SULLA PANCHINA DELLE AZZURRE: “CHE AUTOGOL LA LETTERA DELLE RAGAZZE DOPO LA SCONFITTA. SARA GAMA? HA REAGITO MALE A NON AVERE IL POSTO GARANTITO” – IL TURBOFEMMINISMO D’ACCATTO: “DOVE SONO OGGI LE DONNE NEGLI STAFF DELLA SERIE A FEMMINILE? FORSE IL 10%. AVEVA RAGIONE LA MURGIA QUANDO…

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Estratto dell'articolo di Gaia Piccardi per il Corriere della Sera

 

Milena Bertolini, ex c.t. dell’Italia, cosa non ha funzionato al Mondiale?

milena bertolini sara gama milena bertolini sara gama

«Il cambio generazionale, giusto e necessario, ha creato problemi di equilibri all’interno della squadra. Non è facile dire a una veterana che resterà a casa. Ci sono di mezzo rapporti, esperienze, gioie, dolori. Io ho avuto bisogno dei miei tempi, le ragazze dei loro per metabolizzare: non sono coincisi».

 

Via il dente, via il dolore. L’esclusione di Sara Gama.

«Al raduno di aprile ho parlato chiaro a tutte le giocatrici più esperte: attenzione, le giovani premono, nessuna ha il posto garantito. Sara inclusa. Se verrete al Mondiale, ho detto, potrete giocare o stare in panchina però il vostro contributo al gruppo sarà comunque importante. È il concetto di squadra che deve prevalere. Con Girelli, Cernoia e Bartoli è nato un patto: mi hanno dato la loro disponibilità totale. Sara l’ha presa male da subito: ho capito che quel ruolo, in Nuova Zelanda, non avrebbe potuto reggerlo».

 

(...)

 

milena bertolini gravina milena bertolini gravina

Infine il suicidio con il Sudafrica.

«Fatto l’autogol, siamo andate in trance. Ho cercato di tranquillizzare le ragazze: calma, siamo comunque qualificate. Niente, non mi ascoltavano. È subentrata l’ansia: tutti i gol li abbiamo presi in superiorità numerica».

 

 

 

(...)

La lettera conclusiva delle ragazze (non tutte, ma quasi) non ha stemperato gli animi.

«Finita la partita col Sudafrica sono andata a consolare le giovani, mentre le altre mi scansavano. C’era troppa rabbia in spogliatoio per fare discorsi. Non è vero che mi sono chiusa in camera. È vero che loro si sono riunite e hanno scritto quel comunicato. Il volo di ritorno è stato allucinante. C’è chi non ha più avuto il coraggio di guardarmi in faccia né di salutarmi».

 

Non hanno accettato che lei abbia detto che avevano avuto paura.

«Non ho detto hanno paura ma abbiamo avuto paura. Tutte. Certe ragazze fanno fatica a vivere l’errore e poi c’è l’aspetto social: vedersi sommerse dalle critiche toglie lucidità. La lettera è stata un’autorete pazzesca per il movimento».

milena bertolini milena bertolini

 

Perché?

«La forza del Mondiale 2019 era stata una squadra di donne, con un c.t. donna, capace di fare gruppo. Questo, per l’Italia, era stato il cambiamento culturale. Dove sono oggi le donne negli staff della serie A femminile? Forse il 10%... Siamo considerate immagine: le quote rosa diventano necessarie. E noi ci mettiamo del nostro, siamo le peggiori nemiche di noi stesse: aveva ragione Murgia quando diceva che servono due donne per far fuori una donna. Ma così andiamo indietro, torniamo al patriarcato».

 

Infatti sulla sua ex panchina si è seduto un c.t. uomo, Andrea Soncin.

milena bertolini milena bertolini

«Gli auguro il meglio ma andava cavalcata quell’onda positiva. Sento dire che questo è l’anno zero: allora chi ha compiti di governo cosa ha fatto dal 2019 in poi? Certo oggi c’è il professionismo, importantissimo. Ma la progettualità è un’altra cosa: distribuire risorse alla base, lavorare sul territorio, far crescere le tesserate, che si sono fermate, incentivare con la premialità a fare il settore bambine. E la promozione della Nazionale? Noi abbiamo fatto partite in casa in cui erano molti di più i tifosi avversari...».

 

Cosa ci dice dell’Italia il fuggi fuggi di allenatori?

«Che da noi manca un progetto che ti faccia pensare che il calcio femminile sia qualcosa di importante a livello culturale. Un problema di testa».

 

Cosa resta di questa avventura sull’ottovolante, Milena?

«Io penso di aver lasciato un’eredità: una squadra rinnovata che ha un futuro. Però dobbiamo ritrovare tutti un po’ di umiltà».

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