panatta la profezia dell'armadillo
FEDERICA COCCHI per la Gazzetta dello Sport
L' approccio col tappeto rosso non è stato difficile. Adriano Panatta sul rosso ci ha vissuto, gioito, goduto. Adriano Panatta sul rosso ha fatto la storia del tennis italiano. A Venezia, dove sul red carpet sono sfilate le star del cinema mondiale, Adriano si è pure divertito.
In fin dei conti, il personaggio che ha interpretato nel cameo della «Profezia dell' armadillo» il film di Scaringi presentato alla Mostra del Cinema, non è nient' altro che lui. In tutta la sua franchezza. Il monologo sul bel gioco, sull' importanza di ascoltare il suono della bellezza, di apprezzare il «pof...
pof» che fa la palla quando tocca la racchetta in una volée, è anche il suo pensiero.
Panatta, non sappiamo più riconoscere il suono della bellezza... «pof».
«Vabbè mo' questo "pof" sta diventando un tormento eh».
Sì, ma la scena del questionario in aereoporto in cui recita con Liberati è diventata virale.
Una bella prova d' attore.
«Non ho dovuto recitare, perché quello sono io. Mi hanno dato il copione, l' ho letto, mi hanno buttato un po' di cipria in faccia e ho registrato. Il testo l' ha scritto Domenico Procacci, il produttore del film, che è un mio amico e mi ha invitato a fare questa esperienza. Io l' ho fatto mio, ho personalizzato un po' il testo. Mi sono divertito».
panatta la profezia dell'armadillo
Mentre a vedere le partite di tennis si diverte molto meno.
«Purtroppo... quello che dico nel film è anche la realtà. Tutto è troppo veloce, c' è poca armonia, ma non è un problema solo del tennis».
In che senso?
«Che a volte mi sembra manchi la passione a tutti i livelli.
Soprattutto nei più giovani.
Proprio come accade nel film».
Pensa sia un problema generazionale?
«Penso che molti ragazzi si trovino a fare lavori che non li appassionano. Perché c' è crisi, è difficile trovare l' occupazione per cui si ha studiato, molti laureati si ritrovano a fare i questionari all' aeroporto e quindi certo, scoppiare di entusiasmo in questi casi è un' utopia».
Succede anche nel tennis?
«Beh, guardi Kyrgios ad esempio. A volte manca quella luce negli occhi, quella voglia di impegnarsi e faticare per un sogno, un obiettivo. E nel tennis se non hai quella scintilla è dura andare avanti, anche se hai dalla tua parte il talento».
Per lei era così?
«Io mi divertivo moltissimo.
Altrimenti non sarei riuscito a raggiungere i risultati che ho avuto e sopportare la vita del giocatore professionista che comunque, anche se bella, è molto impegnativa».
Chi le piace tra i protagonisti del tennis odierno?
«Naturalmente Federer, non mi stanco mai di vederlo giocare, e poi mi stupisce sempre il livello agonistico di Nadal. È uno sport diverso, con racchette completamente differenti, fanno cose che con gli attrezzi di legno che avevamo noi erano impossibili. Il gesto tecnico puro è sempre più raro, tutto è troppo rapido».
E della Next Gen che avanza cosa pensa?
«Ammetto di non conoscere molto i giocatori più giovani.
Mi piace Berrettini e anche Musetti, finalista dello Us Open Jr, mi hanno detto che è bravo, però non l' ho visto giocare».
Ha visto Serena nella finale di Flushing Meadows con Naomi Osaka?
«Beh, lì Serena ha sbroccato perché stava perdendo da una ragazzina. Ha cercato un alibi per giustificare la sconfitta e ha superato il limite tirando in ballo il sessismo».
Secondo la sua esperienza c' è sessismo nel tennis?
«Ma per favore, il sessismo è una piaga ed è una cosa seria.
La battaglia l' ha fatta Billie Jean King ai suoi tempi e adesso mi pare che donne e uomini in questo sport sono equiparati in moltissime cose, compresi i montepremi. Parlare di un argomento delicato come il sessismo per una partita di tennis, quando ci sono persone che veramente soffrono e sono discriminate per questo motivo è totalmente fuori luogo».
Visto il successo del cameo pensa che la rivedremo in qualche altro film?
«No. Per il momento va bene così. Io mi sono divertito... pof pof».
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