“QUANDO VINCERE È SOLO CIÒ CHE DEVI FARE, NON VA BENE, NELLO SPORT CI DEVE ESSERE ILLUSIONE, FOLLIA, FIAMMA” - NADAL ANNUNCIA IL RITIRO DOPO L’ULTIMA DAVIS: “C’È UNA FINE PER TUTTO” – AUDISIO: “CI HA FATTO CAPIRE CHE SI PUÒ SEMPRE RISALIRE SE NON SI ACCETTA IL RUOLO DELLE VITTIME, SE CI SI RIMBOCCA LE MANICHE E CI SI METTE A SPALARE FANGO, COME FECE LUI NELL’ALLUVIONE DEL 2018 A MAIORCA (E LA GENTE A COMMENTARE: MA COME, UN CAMPIONE CON LO SPAZZOLONE IN MANO?) – SUI SUOI TIC ERANO INTERVENUTI ANCHE I NEUROLOGI A SPIEGARE QUESTE FORME MANIACALI- OSSESSIVE". E LUI: “QUELLI CHE VOI CHIAMATE TIC SONO..." - VIDEO

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Emanuela Audisio per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/sport/tennis/2024/10/11/news/rafa_nadal_ritiro_tennis-423548029/ - Estratti

 

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È stato un Don Chisciotte riuscito. Ha sognato, lottato, ruggito, ma soprattutto ha sputato fuoco come i draghi. È stato l’uomo in rosso, il re Sole di Parigi, il signore della terra con 14 Roland Garros, 11 Montecarlo, 10 Internazionali d’Italia. Ha vinto molto, tutto, avete l’inverno per rivedervi i suoi 22 Slam, le sue cinque Davis e i due ori olimpici. Ma l’ultimo ballo finisce qui, a 38 anni, anche se parteciperà alle finali di Davis a Malaga a novembre.

 

Non è da Nadal non poter più essere Nadal. Il suo è un addio alle armi. «Non sono stato in grado di giocare senza problemi. C’è voluto del tempo, però nella vita tutto ha un inizio e una fine e credo che sia il momento adeguato per mettere un punto a una carriera lunga e con tanti successi, più di quelli che avrei mai potuto immaginare».

 

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Stop, Nadal, stop. Se ne va il secondo dei Big Three. Un grande agonista, uno da ring. Ci ha dato il braccio (sinistro) tante volte per accompagnarci in quel rettangolo di gioco che lui trasformava in un quadrato con le misure della vita, felicità e dolori compresi. Ci ha fatto capire che si può sempre risalire se non si accetta il ruolo delle vittime, se un punto alla volta ci si rimbocca le maniche e ci si mette a spalare fango, come fece lui nell’alluvione del 2018 a Maiorca (e la gente a commentare: ma come, un campione con lo spazzolone in mano?).

 

E se lo diceva Rafa che aveva iniziato da «rozzo e scoordinato» tu ci credevi perché quando aveva 19 anni un dottore gli aveva tolto il futuro con la diagnosi: «Sindrome di Müller-Weiss, una malattia molto rara e degenerativa, caratterizzata dalla frammentazione e dalla necrosi dello scafoide tarsale. Lei non può più giocare a tennis». Figurarsi se un piccolo osso del piede poteva fermare Rafa. Lui che quando elencava i malanni e gli interventi subiti sembrava un corso di anatomia: ginocchio, coscia, anca, spalle, schiena, addominali, gomito, mano, polso. Come spiegava bene Mats Wilander: «Lui non ha un infortunio, lui è un giocatore infortunato».

 

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(...)

 

E, certo, anche con i suoi tic: le bottigliette in ordine millimetrico, gli asciugamani pure e se c’era un filo fuori posto lo staccava con un morso, la pulizia della riga di fondo con il piede, i colpi con il telaio della racchetta sotto la suola delle scarpe, la sistemazione dei pantaloncini, la maglia tirata su sulla spalla sinistra, poi su quella destra, il tocco al naso, quello per mettere a posto i capelli sull’orecchio sinistro, poi di nuovo al naso, poi sull’orecchio destro.

 

Tutto qui? Claro que no .C’era l’asciugarsi la fronte con il polsino, poi la guancia e finalmente la battuta. Erano intervenuti anche i neurologi a spiegare queste forme maniacali- ossessive. E lui Rafa, negli ultimi tempi, sempre più con la testa spelacchiata, con le dita della mano sinistra incerottate, con la sua forza arrugginita: «Non sono superstizioso né schiavo della routine, quelli che voi chiamate tic sono modi per riordinare la mia testa e silenziare le voci interiori, sia quella che mi dice che perderò, sia quella più pericolosa che mi assicura che vincerò».

 

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Tiè, serviti i luminari della scienza. E anche quelli che dicevano che il suo tennis brutale e dispendioso (Federer non sudava) gli avrebbe impedito una longevità sportiva. Per accontentarli ecco lo Slam n. 22 a 36 anni. Non bastasse: primo al mondo a riuscire nell’impresa di essere n. 1 Atp in tre decenni diversi.

 

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Sapeva raccontare sé stesso e spiegare cosa sia una rivalità. «Io ho un’ottima tecnica, molta, ma non è la stessa cosa dell’estetica. Federer da quel punto di vista era l’eleganza e io il guerriero. Lui aveva una capacità incredibile nel rendere le cose molto belle, tra di noi c’era un contrasto brutale, io sono stato il rivale che puniva il suo unico punto debole, anche perché sono mancino. Lui è quello che mi ha fatto più divertire, perché alla fine quello che ti attira nel tennis è l’emozione ». Rafa&Roger hanno avuto la capacità di scontrarsi in campo ed essere amici nella vita, entrambi sono ricchi e hanno investimenti in molti campi.

 

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Sinner dice che Nadal ha insegnato a tutti la forza della famiglia e infatti Rafa nel suo addio ringrazia genitori, sorella, amici, lo zio Toni, suo ex allenatore, la compagna di una vita, Maria Francisca Perello, sposata nel 2019, con cui ha un bimbo di due anni. Non è mai stato tipo da capricci, sempre il primo a salutare e a non sfarfalleggiare: «Ammiro la brava gente, quella che aiuta gli altri senza essere famosa».

 

Non se ne va un incompreso e nemmeno uno che non ha compreso: «Quando vincere è solo ciò che devi fare, non va bene, quando mi è successo, ho preso da parte il mio team e ho detto: liberiamoci di questo pensiero, lo sport non può essere un lavoro. Ci deve essere illusione, follia, fiamma». Adiós, Rafa. Non smetterai mai di giocare nel presente e (forse) neanche di ruggire nelle nostre vite.

 

RAFAEL NADAL - OLIMPIADI PARIGI 2024 RAFAEL NADAL - OLIMPIADI PARIGI 2024

 

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