Antonio Barillà per “la Stampa”
In un mondo di frasi fatte e diplomazie dozzinali, a Radja Nainggolan vanno riconosciuti coraggio e schiettezza. Il belga malsopporta la Juventus e non ha mai fatto nulla per nasconderlo: post social, video rubati e frammenti d' interviste lasciano tracce come Pollicino. Domani sarà a Torino con il Cagliari rivelazione, sesto in classifica e aggrappato al sogno europeo, orgoglioso di presentarsi allo Stadium con legittime ambizioni.
Se la squadra di Rolando Maran è lassù, molto deve qualità del Ninja, tornato a casa dopo le cavalcate illusorie di Roma e le promesse disattese dell' Inter: non è riuscito a interrompere il dominio bianconero con una grande, prova adesso a sgambettarla da provinciale ribelle, in linea con l' ultima dichiarazione: «Ho detto che odio la Juve, è vero, ma solo come simbolo della forza calcistica. Trovo intrigante sfidare e battere le squadre più forti». In passato, aveva usato toni più duri, parole taglienti.
Come quelle catturate da uno smartphone galeotto durante una chiacchierata con i tifosi: «Sono contro la Juve da quando sono nato... la odiavo prima di arrivare a Cagliari a prescindere perché hanno sempre vinto per un rigore, per una punizione... Sono venuto alla Roma perché volevo vincere contro la Juve che aveva sempre avuto questi aiuti».
Diretta Instagram Inevitabilmente, l' antipatia è ricambiata. E con il popolo juventino non sono mancate scintille. Clamorose quelle accese dalla finale di Champions con il Real Madrid, quando la Juventus sognava e Ninja ironizzò: «Il triplete ve lo fa Ronaldo».
Dopo la sconfitta, una diretta Instagram al veleno: «Sono in ritiro, alcuni sono in vacanza, altri fanno le gite a Cardiff. Mi hanno insultato, la prossima volta stanno zitti. Parlando prima non arrivano da nessuna parte. Era giusto per vedere se mi rispondevano quelli, invece non l' hanno fatto. Posso andare a dormire in pace, come faranno loro Non credo proprio. Volevo vedere se gli juventini rispondevano, ma la connessione gli costa troppo. Erano molto numerosi ma sono arrivati corti. Mi odiate? Che ci devo fare Pazienza».
Atri casi. A Boston, seppur con un sorriso, negò l' autografo a un ragazzo che porgeva una maglia bianconera(«Mi spiace, tifi per la squadra sbagliata»), e dopo una vittoria con una sua rete all' Olimpico disse a una radio: «Mi cantano "uomo di m.", beh questo uomo di m... gli ha fatto gol». In un' intervista ribadì con fermezza il suo pensiero («Non sono pentito, nasce tutto dai tempi del Cagliari quando vedevo certi atteggiamenti dei calciatori con gli arbitri, che mi sembravano un po' condizionati»), solo di recente ha ammorbidito.
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C' è chi insinua che tutto nasca dal fatto che la Juve non l' abbia mai cercato, ma lui racconta un' opposta verità: «Lo hanno fatto per cinque anni di fila: io ho sempre detto di no e forse è per quello che ce l' hanno con me». In realtà, il presidente Massimo Cellino, dopo l' espolsione di Cagliari dove fu lanciato da Allegri, aveva quasi chiuso con la Juve e c' è chi giura che in un' intervista il belga definì i bianconeri «il top». Zero conferme, comunque passato remoto: se c' è un simbolo dell' antijuventinità, è Nainggolan.
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