Luca Taidelli per gazzetta.it
L'Inter non fallisce la prova del nove e, dopo l'impresa contro il Napoli, viene a capo anche della maledizione Shakhtar. Decide una doppietta di Dzeko nel secondo tempo, quando lo spettro del quarto 0-0 consecutivo tra le due squadre (nei tre precedenti, 66 tiri totali, di cui 43 nerazzurri) faceva ormai pensare a un surreale racconto di Osvaldo Soriano. Dal rigore più lungo del mondo all'astinenza più incredibile.
Perché nel primo tempo la squadra di Inzaghi aveva di nuovo sprecato l'impossibile. Invece l'Inter vince e convince e per centrare gli ottavi di Champions - che mancano da dieci anni - basterà che il Real (fischio d'inizio alle 21) non perda in casa dello Sheriff. Dzeko è l'eroe, ma una menzione va a Perisic, ancora devastante sulla sinistra e decisivo in entrambe le reti.
PRIMO TEMPO
Inzaghi conferma l'undici che ha battuto il Napoli, con l'eccezione di Dzeko che prende il posto di Correa. De Zerbi risponde con un 4-2-3-1 in cui Fernando è il terminale offensivo. Alle sue spalle agiscono Tetè, Pedrinho e Solomon. L'Inter parte carica. Anche troppo, con Skriniar, Ranocchia e Perisic che sbagliano passaggi facili per troppa foga, Dzeko che svirgola un buon sinistro e Barella che manda alto un rigore in movimento. C'è voglia di togliersi la scimmia del gol, dopo tre 0-0 consecutivi e tonnellate di occasioni mancate sui 270' precedenti nelle ultime due stagioni.
E quando, dopo un salvataggio di Handanovic su Fernando (che però era in fuorigioco), Maycon al 22' in tackle fa il miracolo su Lautaro si capisce che una notte senza soffrire l'Inter non riesce a regalarsela proprio per Dna. La sequenza è imbarazzante, perché Ranocchia sfiora il gol di testa, Perisic lo trova ma Darmian era in offside e Dzeko si fa murare in modo incredibile per due volte da Trubin.
A fronte di cotanto spreco, di buono c'è che De Zerbi non chiede a Pedrinho di inaridire la fonte di gioco Brozovic e che le ripartenze nerazzurre sono sempre pulite. Trubin para anche su Perisic, ma quando sbaglia il rinvio Dzeko lo grazia con un sinistro in curva e subito dopo Lautaro controlla male una gran palla di Barella e non trova l'angolino. Siamo a 14 occasioni, con 5 tiri nello specchio. E buon per Inzaghi che quando i piccoletti in bianco riescono finalmente a ripartire arrivi sempre la chiusura provvidenziale di un interista o un errore avversario. La cosa più impressionante, al duplice fischio di Hategan, è che malgrado il dominio nerazzurro il possesso palla premia gli ospiti: 58% contro 42%. Dato però inquinato dai tanti passaggi orizzontali degli ucraini quando riprendono il gioco dal portiere.
SECONDO TEMPO
Dopo l'intervallo De Zerbi sostituisce uno dei due mediani, Stepanenko, con un altro brasiliano: Marcos Antonio. Il copione però non cambia, l'Inter si pianta nella metà campo avversaria e lo Shakhtar costruisce dal basso ma non esce quasi mai. Lautaro sente la sfida contro i brasiliani e carica a testa bassa. Segnerebbe anche, il Toro, ma prima sposta irregolarmente Matviyenko e mentre San Siro impazzisce di gioia (anche perché lo speaker incita la folla), l'arbitro annulla. Inizi davvero a pensare ai racconti di Soriano, quando al 61' succede l'incredibile: Perisic sfonda a sinistra per Darmian, tiro murato ma Dzeko dal limite stavolta trova l'angolino. Tutto valido e Inter in vantaggio.
Preso atto che sulla linea di porta di Trubin non c'è il plexiglass, l'Inter azzanna la qualificazione con il solito devastante Perisic che si sorseggia Dodò e pennella per la testa di Dzeko, appostato sul secondo palo e capace in 6 minuti di passare da peggiore dei suoi ad eroe. Inzaghi a questo punto inserisce Correa per Lautaro, mentre Pedrinho lascia il posto a Marlos. Lo Shakhtar, che per tenere viva la speranza dovrebbe addirittura vincere, però sembra alle corde. Anche perché, stufa di sgonfiarsi nei finali, l'Inter resta sul pezzo ed è ben contenta di concedere uno sterile e orizzontale possesso palla ai bianchi. Per la verità, prima delle ovazioni a Barella e Darmian (dentro Vidal e D'Ambrosio) la solita amnesia produce un palo interno di Dodò. Ma mai come stanotte contano solo i tre punti.