Enrico Currò per “la Repubblica” - Estratti
«Quando in poco tempo perdi tre leggende della tua infanzia come Bobby Charlton, Franz Beckenbauer e Gigi Riva, ti rendi conto che la vita passa troppo veloce».
Davanti alla vetrata vista lago, Aleksander Ceferin, 56 anni, presidente dell’Uefa dal settembre 2016, riflette sulla caducità della vita e sul periodo più difficile del suo terzo mandato, dopo la rielezione del 2023, con l’ultima accusa di volersi garantire per via giuridica la ricandidatura nel 2027: un’accusa mossa anche da Zvonimir Boban, l’ex campione da lui stesso scelto nel 2021 come capo del settore calcio, che mercoledì ha clamorosamente deciso di dimettersi.
Presidente Ceferin, lo strappo di Boban è lacerante per l’Uefa?
«Lui non merita il mio commento. Chi conosce lui e me arriverà naturalmente alle proprie conclusioni. Il Congresso, e non un singolo individuo, detiene l’autorità per determinare l’adeguatezza di qualsiasi cambiamento. Confidiamo nel nostro processo decisionale collettivo e democratico, per guidarci efficacemente verso il futuro».
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Ma lei intende ricandidarsi nel 2027?
«Lo dirò quando arriverà il momento».
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Da avvocato, ammetterà che la sentenza della Corte di giustizia europea su Superlega e monopolio Uefa è stata una sconfitta per voi.
«Nient’affatto. Ripeto che il press officer ha confezionato un comunicato diverso dalle parole della sentenza: un pacco ben infiocchettato per i nostri oppositori, ma dentro non c’era nulla. La Superlega è contro ogni logica del calcio. E se nessuno la vuole, nessuno la fa».
Non teme che altri seguano Real e Barça?
«No, la stabilità dei club è garantita dalle competizioni Uefa. Il 100% dei club tedeschi, inglesi e francesi, il 90% degli spagnoli, anzi tutti tranne 2, e l’80 % di quelli italiani si sono pronunciati pubblicamente contro la Superlega: è difficile organizzare una competizione senza tutti questi club».
Il rapporto con i club italiani e in particolare con la Juventus?
«Solo 2 club in Serie A non ci hanno appoggiato, e tra questi non c’è la Juventus. I dirigenti del calcio italiano stanno facendo del loro meglio».
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Come può esserci ancora spazio per favole come l’Atalanta in Champions?
«Col nuovo fair-play finanziario.Quando spuntò fuori il progetto Superlega, dissi che l’Atalanta era un esempio virtuoso. Il nuovo FFP, col limite del 70% degli introiti reinvestiti in stipendi, agenti e mercato, è la strada corretta. Infatti chi ha speso il 200% ora è nei guai».
boban maldini PAOLO MALDINI ZVONIMIR BOBAN