Francesco Persili per Dagospia
“Mourinho pare l’epigono calcistico di quel ministro, Rino Formica, che definì la politica sangue e merda. Guardiola, invece, è un ideologo, un costruttore di universi, una figura che presenta elementi veltroniani”. Il commentatore di Sky e columnist della Gazzetta, Paolo Condò, introduce così la sfida infinita tra lo Special One e il monaco guerriero catalano al termine della presentazione romana del suo libro “Duellanti” dedicato alla saga da fantascienza Mou-Pep. Una specie di “Guerre Stellari” dell’universo pallonaro.
“Mourinho è un perfetto Anakyn Skywalker che si trasforma in Darth Vader, Guardiola ricalca molto bene il profilo di Obi-Wan Kenobi”, annota l’unico giornalista italiano a votare per il Pallone d’Oro. Dopo gli anni spagnoli i duellanti tornano ad affrontarsi domani nel derby di Manchester. È il loro 17esimo incrocio, Pep è in vantaggio (8-3) ma Mourinho stavolta può contare sul fattore Ibra. Il City, che sul mercato ha speso più di tutti (213 milioni di euro per nove acquisti) si presenta ad Old Trafford senza lo squalificato Aguero. Siamo solo all’inizio della stagione ma quando ci sono lo Special One e Pep non è mai una partita normale.
“E’ la più grande rivalità alla quale abbia mai assistito nel mondo del calcio”, sottolinea Condò che paragona il duello tra i due tecnici all’epica degli scontri sul ring tra Ali-Foreman e alle battaglie alla scacchiera tra Karpov e Kasparov. Una guerra totale che coinvolge ogni aspetto: filosofico, psicologico, politico e culturale.
Basti pensare a quei 18 giorni del 2011 raccontati nel libro del commentatore di Sky quando il Real di Mou e il Barcellona di Guardiola si affrontarono per 4 volte e a tutti i mind games messi in campo dallo stregone di Setubal che cercò di convincere i suoi nazionali a interrompere i rapporti con quelli del Barcellona: “Conosco bene quell’ambiente, lo fanno per ragioni politiche, per la gloria della Catalogna, simulano di esservi amici per potervi colpire a tradimento, non lasciatevi ingannare”.
Mourinho, che 20 anni fa sbarcò a Barcellona come assistente di Bobby Robson, o come semplice traduttore secondo la vulgata antipatizzante, detesta i catalani perché non è riuscito ad allenarli? Una tesi suggestiva confermata anche nel suo libro da Ferran Soriano, dirigente del Barca allora e del Manchester City oggi, che racconta della visita nel 2008 di due emissari blaugrana a casa Mourinho.
E Condò rivela un gustoso retroscena risalente alla sera del 6 marzo 2006 quando al porto olimpico di Barcellona si trovò dopo cena ad origliare una conversazione tra lo Special One e i suoi assistenti. “Mourinho raccontò in quell’occasione dei suoi anni in Catalogna, indicò un punto del litorale, Sitges, dove aveva casa, parlò di quanto fosse bello il villaggio olimpico. Dalle sue parole traboccava “un evidentissimo amore per Barcellona”.
Un angelo caduto dal paradiso blaugrana, Josè, che ha elevato la praticità a forma d’arte. Un cavaliere senza macchia e senza paura, Pep, che porge la mano all’avversario prima e dopo la battaglia. I duellanti si ritrovano domani, ancora, uno contro l’altro. “Nessun pronostico, li sbaglio sempre”, aggiunge Condò che si sbilancia sulla Premier: “Con Pogba e Ibra Mourinho è pronto per vincere subito. Quest’anno dico United ma nel triennio vincerà di più il City”.
E in Italia? “La Juve duella con se stessa e con la sua ambizione di vincere la Champions League. Napoli e Roma possono inserirsi nella lotta al titolo solo se i bianconeri non vanno a pieno regime". Cercasi rivale della Juve disperatamente. Perché poi, come ci insegna l’eterna disfida Mourinho-Guardiola, “la vera ricchezza che trasforma vite e carriere è avere sempre un oppositore -avversario o nemico non importa - che ti costringa a dare il meglio, pena la sconfitta”. Insomma, chi trova un nemico, trova un tesoro.
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