IL NEW DEAL DELLA SERIE A: TUTTI PAZZI PER IL TORO GIOVANE E ITALIANO DI VENTURA E PER LA FIORENTINA DEL “DEGOBBIZZATO” PAULO SOUSA - LA MALEDIZIONE VIOLA: QUANDO LOTTA PER LO SCUDETTO, I SUOI FUORICLASSE (VEDI ANTOGNONI E BATISTUTA) SI FANNO MALE SUL PIU’ BELLO

Il tecnico del Torino crede negli italiani (9 in campo contro il Palermo), Paulo Sousa fa volare la Viola con pressing e gioco verticale - Firenze sogna il tricolore, il sindaco Nardella euforico a “Tiki Taka”: "Primato e Juve a -10, la soddisfazione è doppia” - Ma attenzione: la storia della Viola è una “trama di sfighe al cui confronto i romanzi della Mazzantini sono allegri e comici musical”

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1. SOUSA E VENTURA: TUTTO PRESSING E SANGUE ITALIANO

sousa sousa

Filippo Grassia per “il Giornale”

 

Se Andrea Della Valle custodisce nel telefonino l' immagine del tabellone di San Siro con il risultato della goleada viola sull' Inter, Urbano Cairo ha addirittura fotografato la classifica che vede il suo Torino a due passi dalla vetta. In calce al "new deal" della Serie A le firme di Sousa e Ventura, i due allenatori, e di chi l'ha voluti.
 

A Firenze il popolo del web ha scomodato perfino il David di Donatello in edizione profana con la mano destra che ha lasciato da qualche parte la spada per ricordare i 4 gol di Milano. Bisogna risalire al 14 febbraio 1999 per trovare la Fiorentina prima in classifica con il Trap in panchina. Questa volta c' è il 45enne Paulo Sousa a dirigere le operazioni. Il suo approdo nella città dei Medici aveva sollevato molte rimostranze per via delle due stagioni trascorse nella Juventus.
 

VENTURA VENTURA

La solita vecchia storia. L' accoglienza sarebbe stata diversa se i tifosi si fossero ricordati che l' anno successivo il portoghese, passato al Borussia Dortmund, aveva strappato la Champions League proprio alla Signora. Quanto meno pari e patta. Adesso che ha guidato la Viola al sacco del Meazza, è candidato alla poltrona di sindaco. Eppure qualche sua scelta aveva destato perplessità, specie dopo la sudata vittoria sul Carpi a Modena e la sconfitta in casa con il Basilea in Europa League. Sotto accusa il suo modo di far giocare alcuni uomini fuori ruolo: Alonso centrale, Roncaglia terzino destro, Bernardeschi accanto al guardalinee, Borça Valero quasi di punta. Poi s' è ravveduto. Lo spogliatoio ha cominciato a metabolizzare le sue idee. E la Fiorentina ha spazzato via prima il piccolo Bologna e poi l' Inter a punteggio pieno, fra l' altro con un solo gol al passivo. Pronti via, e al 23' la pratica con i nerazzurri era risolta grazie in particolare a Kalinic, croato di 27 anni, pagato 5 milioni e mezzo, un sesto di Bacca, fortissimamente voluto dal tecnico.

baselli baselli

 

Straordinario lui, già emulo di Batistuta, da incorniciare le prove di Borça Valero, Ilicic, Vecino, Alonso, Rodriguez. Una sinfonia, figlia d' uno spartito desueto in Italia, fatto di accelerazioni pazzesche, possesso palla a oltranza, pressing altissimo e copertura mirabile del campo. Per molti versi questa Fiorentina ha ricordato il Milan di Sacchi con la differenza che i viola attaccano con un modulo e difendono con un altro. L' Inter, mal disposta da Mancini con la difesa a 3, inesistente sulle fasce, non ci ha capito nulla. È la filosofia di Sousa: «A me piace far crescere le persone. E non mi stanco di ricordare quanto è bello giocare al calcio. Io che ho avuto la fortuna di fare il più bel mestiere del mondo, non lo dimentico mai». E ancora: «Al di là delle tattiche, quel che conta è la velocità di pensiero, l' intensità di attaccare ogni zona del campo». All' Inter non sarebbe servita neanche la bombola a ossigeno. Lui che ha vinto gli ultimi due campionati in Israele e Svizzera, sogna il tris. Una utopia, chissà...
 

KALINIC KALINIC

Da un filosofo a un papà, il passo non è poi così lungo. Il «papà» è Giampiero Ventura, al quinto anno sulla panchina granata, all' insegna d' una continuità irreale in Italia. Il suo Torino piace per tanti motivi, innanzi tutto per il gioco e i risultati, ma anche per la presenza di tanti italiani (ben 9 nella formazione iniziale dell' altro giorno contro il solo Astori della Fiorentina) e di tanti giovani: dai 24 anni di Jansson, Obi e Maksimovic, ai 23 di Baselli, Zappacosta e Acquah, i 22 di Belotti e Martinez, i 21 di Benassi. Dietro l' angolo s' affacciano il 19enne Mantovani e il 18enne Morello, entrambi difensori. Insomma una squadra destinata a durare e migliorare nel tempo. Oggi siamo solo al prologo. E lui Ventura a esaltare le caratteristiche di tutti i suoi ragazzi alla faccia dei moduli. Se non ci credete, chiedete notizie a Immobile, Cerci, Darmian, D' Ambrosio. Cairo dovrebbe fare un monumento a questo signore di 67 anni, maestro di vita, non solo di pallone.

PAULO SOUSA PAULO SOUSA

 

2. DAGLI INSULTI ALLE OVAZIONI: LA “DEGOBBIZZAZIONE” DI PAULO SOUSA - IL SINDACO DI FIRENZE NARDELLA EUFORICO A “TIKI TAKA” - MA OCCHIO ALLA MALEDIZIONE VIOLA...

 

Francesco Persili per “Dagospia”

 

A Firenze adesso dicono che “Paulo Sousa si è degobbizzato”. Dopo 16 anni la Viola torna al primo posto in classifica e i tifosi, in estasi per la lezione di calcio inflitta all’Inter, sono ora schierati come un sol uomo col tecnico portoghese. Dagli insulti (“Gobbo di merda”) alle ovazioni, il pallone rotola tra estremismi sentimentali ma i risultati fanno dimenticare il passato. Sempre.

 

SOUSA GOBBO DI MERDA SOUSA GOBBO DI MERDA

Era già successo con altri ex juventini: Trapattoni, Di Livio, Torricelli e Prandelli accolti con berci e diffidenza in riva all’Arno prima di conquistare un posto d’onore fra i padri della patria viola. Paulo Sousa non è più “il gobbo” esonerato due volte in Premier (Leicester e QPR) che fa lavorare poco i suoi calciatori. O il "professore di calcio" che ama Pessoa ma che ha messo in fuga dopo pochi minuti di colloquio Viperetta Ferrero.

 

Nossignori, Paulo Sousa, ora che la Viola guarda tutti da lassù, è un tecnico all’avanguardia, vincente (ha trionfato col Maccabi in Israele e col Basilea in Svizzera) e duttile. Una via di mezzo tra Sven Goran Eriksson, Hitzfeld e Bobby Robson. O, se preferite, il Carlo Cracco della panchina, da quando ha detto: «Faremo le omelette con le uova che abbiamo».

dario nardella allo stadio dario nardella allo stadio

 

Il suo gioco in verticale è puro godimento per gli esteti del Gioco e per il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che a “Tiki Taka” difende i Della Valle («criticati ingiustamente») e intona il peana per il tecnico portoghese: «Si è fatto conoscere e apprezzare dalla città. A San Siro ha messo in campo una squadra ben organizzata e sta valorizzando tutti i giocatori della rosa». La “degobbizzazione” sta funzionando: «In città si respira grande euforia per il primato e per la Juve a meno dieci. La soddisfazione è doppia».

 

Sognare lo scudetto ora non è vietato: «Non penso che queste prime giornate siano una parentesi isolata». Kalinic, il “nuovo nueve” già etichettato banalmente come il “nuovo Bati?” «Un calciatore straordinario, come Borja Valero e Alonso». Poi ci sarebbero anche un certo Pepito Rossi e il talentino Brunelleschi-Bernardeschi…

 

antognoni martina antognoni martina

Ma sarà vera gloria quella della Fiorentina inseguita sempre dall'ombra di magnifica incompiuta? Senza scomodare la finale Coppa Campioni (la prima di una squadra italiana) persa contro il grande Real di Gento e Di Stefano o quella Coppa delle Coppe svanita alla ripetizione contro l’Atletico Madrid o ancora quella Coppa Uefa finita alla tanto detestata Juve, l’album di famiglia della Fiorentina è un romanzo in cui - come ricordano le penne viola Andrea Bianchi e Stefano Cappellini nel libello “#Finché vivrò. Il manuale di chi tifa Fiorentina” - «gli errori si mischiano agli scippi e si intrecciano alla malasorte in una trama di sfighe al cui confronto i romanzi di Margaret Mazzantini sono allegri e comici musical».

 

batistuta crac batistuta crac

Negli ultimi campionati in cui la Viola è stata in lotta per lo scudetto, i fuoriclasse si sono infortunati sul più bello. Nella stagione 1981-1982, l’apollineo Giancarlo Antognoni, l’uomo che giocava guardando le stelle, rischiò la vita dopo uno scontro con il portiere del Genoa, Silvano Martina. Nel 1999 si fermò Batistuta che con i suoi gol aveva trascinato la Fiorentina al titolo di campione d’inverno.

 

Dopo il crac del “re Leone”, Trapattoni inseguì fin sotto la scaletta dell’aereo Edmundo per scongiurare la sua partenza per il Brasile ma l’attaccante brasiliano aveva un appuntamento non negoziabile: il Carnevale di Rio. Anche in quella circostanza una stagione che poteva finire in gloria si trasformò nel solito festival di rimpianti e occasioni perdute. Meglio volare bassi, allora. Sarà per questo che il ds viola Pradé oggi dice che firmerebbe per il terzo posto?

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