Alessandro Bocci per il Corriere della Sera
La Sampdoria nella scorsa stagione ha vinto sia all' andata che al ritorno, decretando l' esonero di De Boer e complicando parecchio la vita a Pioli che avrebbe subìto la stessa sorte. E anche stavolta Marco Giampaolo, tifoso nerazzurro, va vicino a rovinare la notte della neo capolista.
L' Inter vola via leggera sino al 3-0: tre gol, due pali e una traversa in un' ora scintillante di gioco. Basta un errore però, una valutazione sbagliata di Handanovic sul cross dalla destra di Quagliarella, a favorire la rete di Kownacki e a cambiare lo spartito di una gara segnata. L' Inter prima domina, poi s' addormenta e quando lo stesso Quagliarella, sempre a segno nelle ultime quattro ai nerazzurri, buca Handa di testa, si spaventa. Il recupero è lento, la sofferenza assicurata.
Ma questa Inter è diversa da quella del passato. Anche quando sbaglia, cade in piedi e non è questione di fortuna.
Il lieto fine è assicurato. La paura servirà da lezione per il futuro. Il calo di tensione, dopo aver chiuso i giochi, è la nota negativa per gli spallettiani, dopo un' ora di grande calcio. L' Inter vince la quinta partita su cinque a San Siro e almeno per una notte dorme in testa alla classifica in attesa della risposta del Napoli a Genova.
E al netto dei patimenti finali, meglio di così non potrebbe andare. I nuvoloni neri, che hanno accompagnato la tormentata estate del mercato, sono stati spazzati via. E anche la Samp, una delle realtà più belle della serie A, sconfitta solo a Udine, è costretta a piegarsi. Anzi all' inizio è quasi travolta dal ciclone nerazzurro. L' ex Skriniar, ex pupillo di Giampaolo, lesto a sfuggire al disorientato Silvestre e a approfittare dell' indecisione di Puggioni, sblocca il risultato a accende la festa della neo capolista dopo meno di venti minuti. Il resto lo fa Maurito Icardi, semplicemente portentoso. Dopo la tripletta al Milan, firma una doppietta, cinque gol in due partite a San Siro, 11 sino adesso e tra i due sigilli colpisce anche un palo. Un centravanti così è mezza squadra e autorizza qualsiasi sogno, anche lo scudetto.
Ma la vera buona notizia per gli interisti è che la vittoria, l' ottava in queste prime dieci partite senza sconfitte, è che al risultato i nerazzurri accompagnano una prestazione densa di significati. Borja Valero detta i tempi, Candreva è il padrone della fascia destra, Vecino allunga i doriani con una serie di strappi in mezzo al campo e le giocate di Perisic lasciano il segno. Ritmo, velocità, intensità. L' Inter, sino adesso, non aveva mai incantato. Una squadra tosta, cinica, fondata su una difesa di ferro. Stavolta, invece, trova anche il gioco, come forse aveva fatto solo all' esordio, favorita però da una Fiorentina inconsistente. Tre gol conditi da altrettanti pali (oltre a quello di Icardi ce ne sono due di Perisic, il primo, un pallonetto da 40 metri, strappa un' ovazione a San Siro).
Per un' ora non c' è storia, non c' è partita. L' Inter ha due marce in più, brucia energie e costruisce un' occasione dietro l' altra. Una specie di tiro al bersaglio. Il calo, complice la stanchezza dopo la battaglia di Napoli, è però un segnale ai naviganti. E non basta che l' Inter sia di nuovo prima, come era successo il 16 settembre dopo la sofferta vittoria di Crotone, a far sorridere Spalletti. C' è ancora tanto lavoro da fare per restare lassù.