Fabrizio Dragosei per il Corriere della Sera
Gli eventi politici degli ultimi giorni, con la nuova apertura verso la Russia di Donald Trump e di alcuni alleati (soprattutto l' Italia), hanno ridato smalto al Mondiale di calcio che sembrava dover essere un quasi fallimento per Vladimir Putin. Nessuno statista occidentale all' inaugurazione (almeno per ora); il Paese ancora sotto sanzioni, messo all' indice come «avvelenatore» di oppositori, manipolatore di elezioni altrui e al centro del più grosso scandalo di doping degli ultimi anni.
Ma alla cerimonia di giovedì il presidente russo potrà invece essere abbastanza soddisfatto del colossale investimento di 10 miliardi di euro. Il suo omologo americano ha proposto di riammettere la Russia nel G7. Il nostro Giuseppe Conte ha detto subito di sì ma anche gli altri europei, assai più freddi, hanno comunque accettato il principio che bisognerà fare di tutto per far tornare Mosca nell' assise dei «buoni». Magari convincendola a comportarsi come si deve in Ucraina.
Così i capi di Stato e di governo che non assisteranno a Russia-Arabia Saudita saranno probabilmente costretti a rivedere la loro posizione se le rispettive Nazionali andranno avanti nella competizione. Come potrebbero, ad esempio, non presenziare Angela Merkel ed Emmanuel Macron che hanno avuto recentissimi colloqui a quattr' occhi con Putin?
E poi, non si è sempre detto che lo sport è un' altra cosa?
Certo, non più di tre mesi fa il ministro degli Esteri britannico è arrivato a paragonare questo Mondiale all' Olimpiade di propaganda organizzata da Adolf Hitler a Berlino nel 1936.
Ma Boris Johnson, si sa, è un personaggio particolarmente istrionico. Tutti gli altri stanno ben attenti a non usare toni eccessivi nei confronti di un Paese che è pur sempre l' unica altra superpotenza oltre agli Stati Uniti. Tanto che all' apertura di Washington sul ritorno nel G7 (trasformandolo di nuovo in G8), il Cremlino si è potuto addirittura permettere di rispondere con freddezza, dicendo che è molto più utile far parte del G20, quello che comprende la Cina, l' India e altri possibili alleati di Mosca.
Quando riuscì ad aggiudicarsi il campionato nel 2010, la Russia era in tutt' altra posizione. E quattro anni dopo si tennero le Olimpiadi invernali di Sochi, un grande successo anche internazionale. Solo che in quello stesso 2014 lo scoppio della guerra civile in Ucraina convinse il Cremlino a entrare pesantemente nella partita.
Prima con l' annessione della Crimea e poi con il sostanziale appoggio agli indipendentisti del Donbass. Anche Sochi, a posteriori, si rivelò un boomerang clamoroso con le accuse di doping di Stato e l' esclusione degli atleti da una serie di competizioni internazionali.
Per questo Mondiale l' intera struttura dello Stato e tutti gli oligarchi vicini a Vladimir Vladimirovich si sono impegnati a fondo, soprattutto nelle undici città che ospiteranno le partite. La cifra di 10 miliardi è forse addirittura ottimistica. E questo anche se la Russia non può contare su vertiginose entrate petrolifere, come una volta.
Poi si è deciso di puntare sull' evento per far vedere che questo è un Paese aperto, dove vale la pena di fare un viaggio di turismo. In via del tutto eccezionale, è stata cancellata la necessità del visto per i tifosi: basta un passaporto e un biglietto d' ingresso allo stadio (oltre allo speciale fan ID). In più, anche i trasporti tra le varie città sono gratuiti. E tra Ekaterinburg e Kaliningrad, le due più lontane, ci sono più di tre ore di volo.
Il comitato organizzatore ha annunciato di aver venduto quasi 2 milioni e mezzo di biglietti e di attendersi un milione e mezzo di visitatori. Ma le cose, pare, non andranno così.
I prezzi gonfiati e le oggettive difficoltà logistiche hanno dissuaso molti. I tour operator dicono che non arriveranno più di 400 mila turisti dall' estero. Una miseria, se si pensa che in Brasile quattro anni fa i tifosi internazionali furono più di un milione.
Comunque, come ha detto Putin nel messaggio diffuso dal Cremlino, i russi aprono il loro Paese e il loro cuore: «Welcome to Russia».
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