"L'ITALIA? UN DISASTRO" – RONCONE PREDE A RONCOLATE GLI AZZURRI: "NON SI CAPISCE SE APPAGATI DAI COMPLIMENTI RICEVUTI DOPO LE ULTIME PARTITE, O SE SOLTANTO STANCHI (IL CT NON SE NE ERA ACCORTO?), CONTRO LA FRANCIA ABBIAMO GIOCATO UN CALCIO LENTO. LOCATELLI FUORI RUOLO, BARELLA NON ESISTE. RETEGUI MOLTO SOLO. VICARIO? UN PORTIERE NON DOVREBBE MAI BECCARE GOL NELL’AREA PICCOLA" – "LUCIANONE AVREBBE DOVUTO FARE PIU’ TURNOVER, URLA UN CRONISTA. MA LA SCONFITTA PUÒ ESSERE UN AIUTO A CAPIRE I NOSTRI LIMITI (UNO A CASO, TROPPI GOL DA CALCIO DA FERMO). QUESTA NAZIONALE SENZA FUORICLASSE DEVE VIVERE DI FURIA E FEROCIA” – PS: “I TIFOSI CHE HANNO FISCHIATO LA MARSIGLIESE? POVERI DISGRAZIATI CHE CI HANNO FATTO VERGOGNARE…”

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Fabrizio Roncone per il "Corriere della Sera" - Estratti

 

luciano spalletti luciano spalletti

Tanto per inquadrare la partita: un disastro. Qui, in tribuna stampa, stanno decidendo che voti dare agli azzurri. Tenetevi bassi. Hanno giocato male.

 

(...) I francesi hanno segnato dopo nemmeno un paio di minuti. Rabiot, di testa, nell’area piccola. Gli azzurri sembravano avere i tacchetti inchiodati. E comunque un portiere non dovrebbe mai beccare gol in quella piccola porzione di campo. Quella è casa sua. Anche se Vicario l’ha presa in prestito da Donnarumma, che ha avuto una botta di influenza intestinale. Un gol stupido. Ma, lentamente, poi meritato.

 

La Francia ci mette aggressività e forza, hanno più fisico, più gamba, chiaramente anche una certa voglia di non farsi strapazzare come a Parigi. È un pericolo che gli azzurri non gli fanno correre.

 

Non si capisce se un po’ appagati dai complimenti ricevuti dopo le ultime partite, o se soltanto stanchi (il c.t. non se ne era accorto?), giochiamo un calcio lento, cerchiamo un palleggio complicato: siamo imprecisi, non chiudiamo triangolazioni elementari. Male Locatelli. Nel giropalla si fa trovare quasi sempre al posto sbagliato. E poi gioca a quattro, cinque tocchi. Va detto che il ruoto del play, del volante, non è il suo. Non ha proprio i tempi. Locatelli è una mezzala.

italia francia italia francia

 

Così succede che Barella arretri al punto di trovarsi ad impostare: non esiste. Retegui molto solo: ancora non l’ha mai strusciata. Maluccio pure Frattesi e Tonali. Certo, devono vedersela con un centrocampo importante: c’è Koné in mezzo, e Rabiot e Guendouzi che gli stanno ai lati.

 

Il raddoppio della Francia arriva su punizione. Anche in questa circostanza, Vicario non sembra esente da responsabilità. Sistema una strana barriera, con solo tre compagni, più uno appena slacciato. Digne batte con grande precisione e cerca l’incrocio: lo trova, il pallone rimpalla, e Vicario se la trova sulla nuca. Autogol? Un altro gol fesso, diciamo. La Francia sta giocando meglio, ci domina, ma finora grandi pericoli non ne ha creati.

 

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Spalletti sta con la testa incassata e le mani in tasca. Lancia qualche urlaccio a Locatelli, chiede a Dimarco di non starsene lontano, sulla fascia. Deve salire. Di più. E meglio. Ecco, appunto: la prima volta che l’interista va a chiudere un triangolo sulla linea di fondo e rimette in mezzo, piomba Cambiaso: colpisce preciso, e forte. È un gol che rimette gli azzurri dentro la partita. Questo deve dirglielo anche il c.t., negli spogliatoi, all’intervallo. E forse gli dice pure che hanno giocato il peggior primo tempo dell’intera Nations League (dove, se continua così, arriveremo secondi in classifica).

 

Cosa sta succedendo? È probabile che la squadra si sia rilassata mentalmente. La qualificazione già ottenuta, una serie di belle prestazioni, qualche chiacchiera onirica sul nostro calcio «tridimensionale», e quella certa, diffusa euforia. È molto umano, rilassarsi, ma rischioso. Anche perché questa Nazionale, così com’è, senza mezzo fuoriclasse, deve vivere di furia e ferocia, deve tenersi addosso la rabbia di chi è costretto ad aiutarsi, a sporcarsi, a lottare sempre anche per prendersi un centimetro di campo.

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La Francia ci sta aiutando a capire i nostri limiti. Che c’erano, ovviamente, e ci sono. Tra l’altro, ne abbiamo uno che, con la classe, con il talento, non c’entra nulla: perché anche il terzo gol lo prendiamo su calcio da fermo. Ed è ancora Rabiot, e sempre di testa. Non si può: quando il pallone scende nell’area è necessario che la squadra sia più reattiva, tesa, e non possono star lì a chiedersi chi va su chi, chi se lo prende Rabiot?

 

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Spalletti sa tutto, vede tutto. Procede come da manuale: toglie Retegui, Locatelli (qualche sberleffo, dalle tribune) e Frattesi, e inserisce Kean, Rovella e Raspadori. Dopo poco, fa entrare Maldini per Cambiaso. «Lucianone, avresti dovuto fare più turnover dall’inizio!» urla un cronista come preso da una specie di raptus, con la testa china mentre batte sul computer, lo zuccotto calato sulla fronte, difficile capire chi sia, due file più dietro. Ma la partita ha ormai una sua inerzia, una storia.

 

Non c’è altro da aggiungere.

 

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Anzi, no. C’è da raccontarvi che lassù, nell’ultimo anello del Meazza, i tifosi francesi hanno iniziato a cantare la Marsigliese, fischiata all’inizio, durante l’esecuzione degli inni, da migliaia di tifosi italiani: i peggiori, poveri disgraziati che ci hanno fatto vergognare.

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