"IL CAGLIARI SARÀ L’ULTIMA SQUADRA CHE ALLENERÒ" - "SOR" CLAUDIO RANIERI ANNUNCIA LA SUA "LAST DANCE" IN PANCHINA: "QUI È COMINCIATA LA MIA CARRIERA 35 ANNI FA.QUANDO MI HANNO RICHIAMATO HO ESITATO PERCHE' AVEVO PAURA DI ROVINARE I RICORDI FELICI. MA SONO TORNATO PER GIGI RIVA" - LA ROMA, LA PREMIER LEAGUE VINTA CON IL LEICESTER CITY, QUANDO HA ZITTITO I TIFOSI DEL CAGLIARI E LA COSTRUZIONE DAL BASSO: "NON LA CAPIRO' MAI. PER ME L’AZIONE PIÙ BELLA È RINVIO DEL PORTIERE, TIRO, GOL…"

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Estratto dell'articolo di Emanuele Gamba per “la Repubblica”

 

Claudio Ranieri ha un sorriso che gli eterna il volto e una luce negli occhi che non invecchia. […]

 

Non è stanco, o stufo?

«Finché lavoro sono pimpante. Allenare mi tiene al passo con i tempi».

 

[…]

Ma non può durare in eterno, no?

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«Infatti ho deciso che il Cagliari sarà l’ultima squadra che allenerò. Farei un’eccezione soltanto per una nazionale intrigante, e preciso che non mi sto candidando alla panchina azzurra».

 

Quindi il prossimo campionato sarà la sua last dance?

«Calma. Ho detto che il Cagliari sarà la mia ultima squadra, ma non per quanto lo sarà. Magari resisto vent’anni…. Scherzi a parte, mi sento di chiudere finalmente un cerchio».

 

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Perché ha scelto di finire proprio a Cagliari?

«Perché qui è cominciata la mia carriera, perché quando il Cagliari mi chiamò 35 anni fa, era la scommessa della mia vita. Potevo bruciarmi, neanche sapevo se avrei fatto l’allenatore. Cominciammo con l’idea di provare a tornare in B nel giro di un paio d’anni, invece in quei due anni passammo dalla C alla A. Da allora ho Cagliari dentro».

 

Eppure quando l’hanno richiamata, a dicembre, ha esitato. Perché?

«Perché questa era l’isola dei miei ricordi felici e avevo paura di rovinarli, oltre che di tradire la passione e l’amore di questa gente. Ma hanno insistito, Riva ha detto delle cose, suo figlio ha continuato a mandarmi messaggi, così ho pensato che non dovevo essere egoista, non pensare a me stesso ma a un popolo che in quel momento era in difficoltà. E allora mi sono buttato a capofitto».

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Riva cosa ha detto?

«Prima che tornassi, una sola cosa: Ranieri è uno di noi».

 

[…]

Chi segue la Serie A è felicissimo di ritrovarci lei: si è mai chiesto perché tutti le vogliono bene?

«Credo che sia perché do rispetto e di conseguenza ne ricevo. Eppure sono chiuso, non espansivo, pur essendo romano. Sono uno di quei pochi romani che si tengono tutto dentro, anche se qualche volta mi avete visto emozionarmi in pubblico».

 

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Non si sente un personaggio diverso dalla norma?

«Ma no. Però è vero che sono stato apprezzato anche quando non ho vinto, forse perché non mi sono mai tirato indietro. E poi forse conta che mi sono sempre comportato bene, che se perdo perché gli altri hanno giocato meglio lo riconosco, che non cerco scuse, che non corro dietro all’arbitro per dare la colpa a lui o magari alla pioggia».

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[…] Perché alla fine dello spareggio rimproverò i suoi tifosi che stavano sbeffeggiando quelli del Bari?

«Perché non c’era motivo di sfotterli. Il Bari era stato un avversario leale, andava rispettato. Capisco i cagliaritani, da decenni in tutta Italia gli urlano pecore, pastori, banditi. Ne ho sentite di cotte e di crude. Ma che importa: facciamo il tifo per noi, spendiamo energie per sostenere i nostri, degli altri non ci deve interessare».

 

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Lei ha realizzato una delle imprese più incredibili della storia del calcio, vincere la Premier con il Leicester. Perché non si è fermato lì e ha preferito ripartire dal basso?

«Perché io dimentico. Quell’impresa l’ho messa da parte, magari me la godrò da vecchio. Per me il campionato vinto a Leicester vale quanto la promozione con il Cagliari o il secondo posto con la Roma. Sono molto pragmatico, non vivo di ricordi. Vivo di domani».

 

[…] Ci sarà una cosa che non le piace, del calcio di oggi?

 «Non sopporto che per forza di cose si debba iniziare l’azione dal basso. Non lo capirò mai. Tanto poi tutti studiamo come impostano gli altri e cerchiamo subito di rubare palla. All’oratorio giocavo a basket e il gioco era prendere e tirare: perché devo tenere per ore la palla invece di farla arrivare il prima possibile a quelli che negli ultimi 20 metri fanno la differenza? L’azione più bella è rinvio del portiere, tiro, gol. Rapido e indolore».

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