"LA GOMITATA DI TASSOTTI? MI HA MIGLIORATO IL NASO. NON CERCO RIVINCITE SUL CALCIO ITALIANO, SONO ANDATO VIA PER MIA DECISIONE, LA ROMA VOLEVA CHE RIMANESSI" – LUIS ENRIQUE CARICA LA SPAGNA: “SONO UN LEADER FUORI DAL CAMPO. SE AVREMO LA FORTUNA DI ANDARE IN FINALE, SARÀ MERITO DEI GIOCATORI - LA PRIMA BATTAGLIA DA VINCERE CONTRO L’ITALIA È IL POSSESSO PALLA. BISOGNA LIMARE I NOSTRI DIFETTI, NASCONDERLI SE POSSIBILE. SIAMO GIOVANI MA NON VUOLE DIRE CHE NON ABBIAMO ESPERIENZA INTERNAZIONALE” – VIDEO

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Emanuele Gamba per repubblica.it

 

Luis Enrique parla nella tarda serata della vigilia della semifinale con l'Italia. E dice che se perderà, si consolerà facendo il tifo per noi in finale, "perché in Italia sono stato benissimo e dell'Italia mi piace tutto. Ho solo buoni ricordi".

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Luis Enrique, avete smaltito la stanchezza per due tempi supplementari consecutivi?

"Quando arrivano le semifinali, la fatica se ne va. Stanno tutti bene, a parte Sarabia".

 

Ha pensato a cosa potrebbe succedere se l'Italia vi toglierà il possesso palla, visto che la tenete più di tutti?

"Questo è un argomento fondamentale, visto che noi e gli azzurri siamo i leader in questo fondamentale. Anche l'Italia vuole dominare il gioco, quindi questa è la prima battaglia da vincere. Però loro sono bravi anche in fase di non possesso. Siamo a nostro agio con la palla, sapremmo adattarci ma preferirei che la tenessimo noi".

 

La fame può sopperire alla carenza di esperienza?

"Non ho visto per forza fame, ma piuttosto un gruppo di ragazzi che fin dall'inizio hanno voluto essere squadra. Non so se è fame, ma è di sicuro un buon approccio. Bisogna limare i nostri difetti, nasconderli se possibile, e creare spirito di gruppo. La fame è voglia di vincere qualcosa di importante, ma quello vale per tutti".

 

La sua Spagna debuttò proprio a Wembley nel settembre del 2018: quanto si sente cresciuto da allora?

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"Spetta agli altri giudicare il mio operato, io da parte mia  sono tranquillo, cerco di dare il 100 per cento, sono circondato da ottimi professionisti, i miei collaboratori danno un grande contributo. Io posso dire che sono me stesso e cerco sempre di migliorare. C'è stato grande ricambio di giocatori da allora, ma ho sempre detto che sarebbe stato così".

 

È lei l'elemento più importante di questa squadra?

"Che sono un leader l'ho sempre detto, ma lo sono fuori dal campo. Quelli che contano sono quelli che giocano, la difficoltà è segnare gol, pressare bene, stare attenti ai movimenti degli avversari: abbiamo tanti giocatori che sanno fare bene queste cose. Se avremo la fortuna di andare in finale, sarà merito dei giocatori".

 

luis enrique de rossi luis enrique de rossi

 

Perché non avete fatto la rifinitura a Wembley?

"Perché la Uefa ha voluto proteggere il manto erboso. È un peccato, sarebbe stato bello lavorare qui, ma capiamo che la priorità dev'essere la protezione del campo".

 

Chiellini dovrebbe giocare: quanto la preoccupa questo?

"Bonucci e Chiellini sono importanti ma non scelgo l'undici di partenza in base a queste informazioni. Sono concentrato su quello che faremo noi. Mi piacerebbe piuttosto che ci fosse Spinazzola, sono convinto che più giocatori bravi ci sono in campo e meglio è".

 

A livello mentale, quale sarà il vostro approccio?

"Abbiamo Joaquin Valdes, il nostro psicologo, con cui insistiamo sull'importanza della motivazione. A volte si tende a esagerare, quindi vorremmo evitare l'eccesso di entusiasmo e approcciare la semifinale come abbiamo fatto con la gara con la Slovacchia, che era da dentro o fuori.

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Ai giocatori dico sempre di concentrarsi su ciò che possono fare con e senza palla, ma senza pensare troppo a tutto il resto. Siamo giovani ma non vuole dire che non abbiamo esperienza internazionale".

 

E' una sorta di rivincita verso il calcio italiano, la sua?

"Non ho questa impressione, io sono andato via per mia decisione, la Roma voleva che rimanessi. Sono contento di giocare contro l'Italia, che è un Paese che mi piace moltissimo e che cerco di visitare ogni volta che ho tempo. Sono felice di incontrarvi domani e poi anche a ottobre in Nations League. Per me è sempre un piacere".

 

E rivedere De Rossi?

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"Come me no, sarà un grandissimo piacere ritrovarmi con Daniele. Abbiamo parlato al telefono due o tre settimane fa, sarò molto contento di salutarlo di nuovo. Dieci anni fa eravamo più giovani ma ho la stessa idea di calcio di allora, lo stesso calcio propositivo che facevo a Roma cerco di farlo sempre, migliorandolo. Se vinceremo sarà una grande cosa per noi, ma se vincerà l'Italia tiferò per voi in finale".

 

La famosa gomitata di Tassotti non è un conto pendente?

"No, no per favore. È passato tanto tempo e ho parlato tante volte in questi con lui, che è una persona onesta e corretta. Quello che è successo fa parte del passato. Tutte e due avremmo preferito che non fosse capitato, ma io dell'Italia e della gente italiana ho solo buoni ricordi".

 

Perché i giocatori parlano così bene di lei?

"Ho sempre avuto avere un buon feeling coi giocatori, è uno degli aspetti preferiti del mio lavoro, mi piace anche la giovinezza di questi ragazzi, fa sentire giovane anche me. Ma di me chiedetegli quando non sarò più il loro allenatore e non sarò più io quello che li deve far giocare: saranno più sinceri".

 

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Teme il centrocampo dell'Italia?

"Tutte le squadre hanno la loro forza a centrocampo e questo fa sì che ci sia tanto spazio sulle corsie laterali: cercheremo di sfruttare il nostro gioco collettivo per avere più ampiezza possibile. Detto ciò, il corridoio centrale è il modo più immediato per arrivare in porta. È  fondamentale avere la palla e cercare di far stancare gli avversari".

 

Ha preparato un piano B, se fosse l'Italia ha controllare il gioco?

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"Sono sicuro che ci saranno dei momenti in cui dovremo difenderci di più. Spero non sia il caso, ma dovremo adattarci a tutte le circostanze pur rimanendo fedeli alla nostra filosofia di gioco. È chiaro che abbiamo un piano B ed è chiaro che non scenderò nel merito in conferenza stampa."

 

 

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