Giorgio Rondelli per la Gazzetta.it
LA PRIMA La maratona di New York nasce il 13 settembre del 1970 su un’idea di Fred Lebow e Vince Chiappetta cofondatori del New York Road Runners Club. Il percorso, durissimo, prevede sei giri del Central Park. Partono in 127 di cui solo in 55 arriveranno al traguardo. Vince il carneade Gary Muhrcke in 2 ore 31 e 38 secondi. I premi sono orologi di poco valore e trofei riciclati dal baseball e dal bowling. L’iscrizione costa un dollaro.
APERTURA ALLE DONNE Fred Lebow e Vince Chiappetta aprono subito la partecipazione alle donne nonostante il parere negativo della federazione di atletica americana. Nel 1971 è Beth Bonner la prima donna a vincere la maratona di New York. Il suo tempo è di 2 ore 55 minuti e 22 secondi. Nel 1972, le sei atlete iscritte, per protestare contro questa forma di discriminazione attuano addirittura un sit in prima di prendere il via.
IL TRACCIATO Nel 1976 il tracciato di gara diventa quello definitivo. La corsa attraversa tutti e cinque i distretti di New York. Si parte da Staten Island salendo subito sul ponte di Verrazzano. Si prosegue attraversando Brooklyn. Esattamente a metà gara si passa sul ponte Pulaski entrando nel distretto del Queens.
Poi il temuto ponte di Queensboro che porta la corsa a Manhattan passando per la First Avenue, attraversare brevemente il Bronx ritornando a Manhattan attraverso il ponte della Willis Avenue. Quindi la corsa procede per Harlem e quindi il tratto finale in Central Park sino all’arrivo appena fuori del ristorante Tavern on the Green.
IL POKER DI BILL RODGERS La maratona di New York comincia a uscire dalla fase embrionale nel 1976, proprio con il varo del nuovo percorso. A dare spettacolo è Bill Rodgers, un biondino americano che sembra nato per fare la maratona. Vincerà anche nei tre anni successivi e nello stesso periodo vincerà più volte anche la maratona di casa, quella di Boston. Tanto da essere soprannominato “Boston Bill”. Dopo Bill Rodgers ci saranno le tre vittorie consecutive di Alberto Salazar, il discusso coach di Mo Farah, demiurgo del Nike Oregon Project.
LE 9 SINFONIE DI WAITZ Viste le premesse iniziali, non poteva però che essere una donna ad aprire le porte del mondo alla maratona di New York. La norvegese Grete Waitz. Più che una fondista è una sorta di Bibbia della corsa di resistenza. Va forte dappertutto, sia nel cross, che nelle corse su strada, che in pista. A New York vincerà ben nove volte a partire dal 1978 al 1988 stabilendo anche due nuovi primati del mondo. Nel 1983 ad Helsinki, la fuoriclasse nordica sarà la prima campionessa mondiale di maratona.
ARRIVA L’AFRICA Dopo vittorie americane ed europee in serie irrompe anche l’Africa, in primis il Kenia, che poi dominerà la scena collezionando 23 successi sino ad oggi. I primi ad addentare il successo nelle Grande Mela sono gli uomini con il keniota Ibrahim Hussein che nell’edizione del 1987 precede sul traguardo con 2h11.02 l’ azzurro Gianni Demadonna già ottimo atleta e poi ancora più valente come manager con già trent’anni di attività alle spalle. Poi tocca anche alle donne con il peso piuma Tegla Loroupe, già primatista mondiale sulla distanza, che vincerà l’edizione del 1994 con 2h27’37.
I PRIMATI Vincere a New York non ha prezzo. Un successo nella gara della megalopoli americana vale come una vittoria ai campionati mondiali se non alle olimpiadi. Con il suo tracciato ricco di salite e discese la classica newyorchese non potrà mia essere teatro di un primato del mondo. I due migliori tempi di sempre sono in ordine cronologico il 2 ore 22 minuti e 31 secondi della keniota Margareth Okayo (2003) ed il 2 ore 5 minuti e sei secondi del suo connazionale Geoffrey Mutai nel 2011.
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