Massimo Calandri per “la Repubblica”
Giura che la storia è chiusa. Che si ricomincia da zero. «Più o meno». Basta: guardiamo al futuro. «Sì, però». Niente vendette, le questioni personali resteranno lontano dalla pista. «Promesso. Anche se...».
Valentino, ritratto di un campione immenso e tormentato. Sincero, orgoglioso. Giovane, vecchio. Infinito. Solo. Due mesi dopo l’amarezza di Valencia, il tempo per il pesarese sembra essersi fermato. Rossi ancora contro gli spagnoli: «Per battermi si sono dovuti alleare, altrimenti non ce l’avrebbero fatta». Rossi che non dimentica: «Mi hanno mancato di rispetto».
Rossi e i trucchi di Marquez: «Ha perso il mondiale ma non voleva ammettere d’aver sbagliato, così mi ha usato come capro espiatorio». Rossi alla vigilia di quella che potrebbe essere l’ultima stagione: «Ci vorranno 3-4 gare, guarderò dentro di me e saprò se davvero sono ancora competitivo: ne riparliamo a maggio». Rossi, il sogno del decimo titolo: «Ci proverò. Fino alla fine, sempre».
È tirato, però non come l’anno scorso di questi tempi. «Fisicamente la preparazione è stata la stessa: ginnastica, molta corsa, lavoro “cardio” perché tra due settimane ai primi test in Malesia farà caldo. Sono stato tanto sulla moto. Facendo cose diverse dal solito: per migliorare le mie qualità, il controllo». A 37 anni e 9 titoli iridati. «A novembre dopo la fine del campionato è stato difficile.
Dovevo aspettare che il dolore finisse. Ritirarmi? Semplice, la prima cosa che ti viene in mente. Ma in realtà no, l’idea l’ho subito rifiutata. Non sarebbe stato giusto chiudere così». Due settimane barricato in casa, poi il rally di Monza. «Sono tornato a correre, a divertirmi. A vincere. P
oco per volta le cose hanno cominciato ad andare meglio. Ho ripreso a pensare al futuro. Con più voglia di prima». Il 20 marzo sarà di nuovo al via, in Qatar. «Vorrei ripartire come nel 2015, con una vittoria. Sarà dura, bisognerà adattarsi alle gomme Michelin e alla centralina unica: in fretta, perché la Honda è già più avanti di noi».
Usa il plurale: a Barcellona ha presentato insieme a Lorenzo la Yamaha M1 del 2016. I due si sono pure stretti la mano, ma che freddezza. «Jorge è mio compagno di squadra da tanti anni. Bisogna essere abbastanza forti da lasciarsi certe cose alle spalle: sono un professionista, o no?».
Prova a sorridere, a resistere. Ma gliela leggi negli occhi, la sofferenza per una storia che non se ne è ancora andata. Che non se ne andrà mai. «È stato difficile accettarlo. Non doveva finire così. Sono stato sempre giusto con quei due, e loro lo sanno: ma il rispetto deve essere reciproco». Marquez sostiene che se Valentino avesse tenuto la bocca chiusa, in Malesia...
«Eh no, questa cosa proprio non mi va giù: sembra che lui abbia reagito ad una mia provocazione, invece aveva già deciso di farmi perdere il mondiale».
Era l’ultima occasione, Rossi? «Dicono sempre così, con me: l’ultima spiaggia. Doveva esserlo anche due stagioni fa, poi quello che è successo lo scorso anno lo sapete. Lasciate che ci riprovi».
Lorenzo ostenta serenità, ma chissà perché mette subito le mani avanti: «Io non ho mai avuto problemi con nessuno. Non c’entro con quello che è successo a Sepang: che la sbrighino loro due. Stringo la mano a Valentino e rispetto tutti, da sempre: che siano veloci o lenti».
Rossi è come Michael Jordan, spiega: amato da milioni di persone. «Però tanta passione rischia di degenerare. Di far diventare la MotoGp come il calcio. Ho ricevuto valanghe di insulti sui social network. La colpa è anche di certa stampa, troppo schierata».
Ecco: la tranquillità di Jorge è già evaporata. «Si sono fate tante parole, ma alla fine l’unica cosa che conta sono i numeri. E quelli dicono: Lorenzo. Non vedo l’ora di ricominciare». No, quella storia non si è chiusa. Non si chiuderà mai.