Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”
Donnarumma ricorda più Zoff di Buffon nei gesti. Opinione personale. Buffon è sempre stato straripante, il vero spettacolo del portiere. Zoff e Donnarumma si muovono il minimo, giudicano prima, trovano con la calma quello che Buffon trovava nello slancio. Va da sé che il paragone non regge sul piano fisico. Donnarumma ha 14 centimetri e quindici chili in più di Zoff. Ma la voglia di non farsi notare tra i pali è la stessa, quasi fosse un modo di disorientare gli avversari. La vera differenza di Donnarumma è la sua massa, la grandezza del corpo, delle gambe, delle braccia. Copre lo spazio della porta come pochissimi altri.
Questo gli permette di essere sul pallone anche quando lascia qualcosa alla tecnica. Non ha i grammi di follia di Buffon che è toscano di Carrara, terra di anarchici. È un napoletano entusiasta ma freddo. Si è davvero spaventato tre anni fa quando San Siro lo contestò perché non firmava il contratto. Un giocatore esperto, deciso a raccogliere altre grandi offerte, avrebbe reagito in silenzio, avrebbe incassato. Il fine giustificava i mezzi. Donnarumma si sentì improvvisamente fuori dalla sua favola e crollò. Gli dettero anche bei soldi, 6 milioni, ma molto contò il rifiuto della gente. E senza gente non c' è più l' eroe.
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Donnarumma aveva allora 17 anni, aveva solo il presente, il futuro era già arrivato. Oggi siamo di nuovo a quel punto, scadenza di contratto.
È già tardi per prendere il massimo, ma c' è ancora forse un po' di spazio per trattare con chi vuole acquistarlo. Raiola dice che il valore di Donnarumma con un solo anno di contratto è meno di trenta milioni. C' è dentro la vecchia avidità di Raiola, ma anche un lungo segno dei tempi. Sono crollati i riferimenti, nessuno sa più il prezzo di nessuno. I siti specializzati in valutazioni dicono che Donnarumma ha raggiunto il suo tetto il 6 giugno del 2019, quando l' Italia era ad Atene e in porta giocò Sirigu. Al tetto del valore contribuirono alcune grosse offerte contemporanee.
Comunque quel tetto era di 55 milioni, 25 meno di quanto il Liverpool abbia pagato Alisson alla Roma. Sono cifre indicative, niente di più, ma arrivano da un tempo molto diverso e da situazioni contrattuali più forti per chi doveva vendere. Il Milan non vuole oggi vendere, ma ha tre considerazioni davanti: Donnarumma ha l' ingaggio più alto della squadra, ingaggio che dovrebbe crescere per trattenerlo; non ha più tempo per trattare un rinnovo alle proprie condizioni. Ma trenta milioni sono una beffa, sia pure nel tempo del virus.
Donnarumma non sembra più disposto allo spavento degli addii.
Si è abituato a vivere sotto traccia.
C' è sempre ma non lo senti. E il pubblico adesso non c' è più. Sa che dal suo trasferimento sarà lui a prendere il banco. La squadra che lo acquisterà, chiunque sia, dovrà pagargli qualunque ingaggio perché avrà tutto il tempo di ammortizzarlo. Prendere Donnarumma significa risolvere il problema del portiere ad alto livello per quasi vent' anni. Non pensarci più. Per questo lo vorranno in molti, lo vogliono già. E il Milan non ha più stoppino nella candela.
Il paradosso di Donnarumma è che non ha storia. Non trovi niente alle sue spalle, troppo giovane. Una sola Coppa, con Montella, quando il Milan battè la Juve ai rigori e lui parò quello di Dybala. Un solo strano record: è stato il giocatore più giovane ad aver disputato il derby. Ha debuttato in Nazionale il primo settembre del 2016 a 17 anni e mezzo. Subentrò a Buffon contro la Francia, prendemmo tre gol.
Anche quando Mihajlovic lo mise per la prima volta in campo il 25 ottobre 2015, a 16 anni e 8 mesi esatti, non fu un record. Giuseppe Sacchi aveva debuttato ai suoi tempi 13 giorni prima. Questo piccolo deserto di partenza forse è un vantaggio. Forse vale per lui quello che Ronald Reagan disse degli Stati Uniti quando diventò presidente: abbiamo troppo poco passato per non meritarci un grande futuro. Su Donnarumma penso abbia ragione Reagan.
donnarumma donnarumma in lacrime