L’ITALIA CHIAMÒ – L’EUROPA TIFA PER GLI AZZURRI: DALLA NOSTRA LA SPAGNA DELL'INCANTEVOLE LUIS ENRIQUE, LA VENDICATIVA VON DER LEYEN, PERSINO LA FRANCIA COMMOSSA DALLA NOSTRA MUTAZIONE GENETICA – RONCONE: “FERRUCCIO VALCAREGGI, L'ALLENATORE CHE VINSE GLI EUROPEI NEL '68, AVEVA RIVA (GIGGIRRIVA, PORCA MISERIA) E ANASTASI. BEARZOT, NEL MUNDIAL DI SPAGNA, SI RITROVÒ QUEL PAZZESCO PAOLO ROSSI E CON BRUNO CONTI. STAVOLTA CI AFFIDIAMO A IMMOBILE E BELOTTI. È A LORO DUE CHE CONSEGNIAMO IN CUSTODIA LE NOSTRE SPERANZE DI FARE GOL...”

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Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”

 

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Sono arrivati cantando. Donnarumma aveva attaccato il suo i-Phone alla cassa portatile di Florenzi. L'autista inglese del pullman, mezzo ghigno: «They are all crazy». No, amico: non sono matti. Bella vigilia, invece. I nostri non hanno paura. Chiesa ora cerca la porta con una rabona (ma il pallone va alto). Bernardeschi centra invece la testa di Barella. Che si volta e se la prende con Verratti. Locatelli e Berardi, ridendo, si infilano le pettorine verdi.

 

ROBERTO MANCINI ROBERTO MANCINI

Chicco Evani, il nostro vice-allenatore, ordina dieci minuti di «torello» per tutti. Ha smesso di piovere. Il vento porta profumo di hot dog. Gli azzurri sono ospiti del Tottenham (centro sportivo superbo). Inizia l'ultimo allenamento. Dentro ci sono pure gli ultimi pensieri per Roberto Mancini, che sta entrando, con passi lenti, sul prato rasato di fresco.

 

In questo mese abbiamo tutti imparato a conoscerlo un po' meglio. Ha quel suo equilibrio, quel controllo della scena. Anche adesso: le mani in tasca, il ciuffo sulla fronte, e appena una smorfia, nulla di più d'un paio di grinze sul viso porcellanato. Cosa starà pensando? C'è sempre la convinzione che un allenatore sia chiuso in chissà quali ragionamenti. Sì, certo: spesso è così. Del resto ci sarà un motivo per cui Mancini fa il ct, e ci ha condotto in finale, mentre 60 milioni di italiani staranno invece a casa, davanti alla tivù. Però - magari per una volta - anche lui pensa banalmente quello che pensiamo noi. Sono tipo flash back. Sono perfidie della memoria. Sono figurine di attaccanti.

la nazionale contro la svizzera la nazionale contro la svizzera

 

Ecco, per dire: Ferruccio Valcareggi, l'allenatore della Nazionale azzurra che vinse gli Europei a Roma nel 1968, aveva Riva (giggirriva, porca miseria) e Anastasi, e teneva Pierino Prati in panchina, e lasciamo stare Rivera e Mazzola. Enzo Bearzot, nel Mundial di Spagna, in quella mitica estate del 1982, si ritrovò con quel pazzesco Paolo Rossi, che la toccava e la metteva dentro, e con Bruno Conti: anche lì, nemmeno a dover ricordare Ciccio Graziani e Spillo Altobelli (con Roberto Pruzzo lasciato addirittura a Roma). Marcello Lippi, in Germania, poteva scegliere invece tra Totti e Del Piero, poi in area spediva Luca Toni, Pippo Inzaghi (che lusso, no?) partiva dalla panchina. Stavolta ci affidiamo a Immobile e Belotti. È a loro due che consegniamo in custodia le nostre speranze di fare gol.

 

gigi riva gigi riva

Certo, possono provvedere anche altri: Insigne ha segnato una rete meravigliosa contro il Belgio, ai quarti, e magari gli riesce un'altra volta quel suo tiro a giro, a cercare il palo più lontano. A ripensarci fu spettacolare, una delle azioni più belle viste nell'intero torneo, pure la triangolazione tra Locatelli e Berardi, contro la Svizzera (si era all'Olimpico di Roma, eravamo alla seconda partita, ed era dura immaginare che saremmo finiti a Wembley, a giocarcela contro l'Inghilterra). Però, ricordate: Locatelli - al volo - apre sulla destra per Berardi, che la mette giù, e parte. Sessanta metri e, quando arriva sulla linea di fondo, alza gli occhi e pensa: secondo me, a rimorchio, dovrebbe essere arrivato il mio amico Manuel (che, in effetti, è lì). Tutto vero.

CHIESA CHIESA

 

Sappiamo segnare in molti modi, Chiesa è un altro capace di lampi notevoli. Ma sono quei due che hanno l'incarico ufficiale: Immobile e Belotti. Dobbiamo affidarci a loro. Anche se non hanno esattamente le caratteristiche giuste per il progetto di gioco che Mancini ha dato a questa Nazionale. Immobile ha bisogno di campo aperto, decide lui dove andare (Simone Inzaghi, alla Lazio, gli aveva disegnato la squadra su misura: nel campionato 2019/2020 Scarpa d'oro con 36 gol). In questo Europeo, invece, ha segnato fin qui solo due gol.

 

paolo rossi 1 paolo rossi 1

Certo s' è battuto, ogni volta, senza esitazioni: però sempre incalzato dalla voce del ct, un po' playstation, si capisce proprio che il ct certe volte vorrebbe spostarlo di peso e infatti gli urla vai su, sali, sali, adesso invece torna e resta largo, girati e dagliela, gliela dai e incroci senza aspettare Ciro, senza aspettare. Così pure Belotti: quando entra tutto ingobbito pensi sempre che una simile furia sia meglio averla con i tuoi; e, contro la Spagna, il suo rigore è stato una cannonata come si deve. Ma anche lui, ecco: con le grida di Mancini addosso. E Raspadori? Chissà, magari un'altra volta. Sono chiacchiere di calcio, sono riflessioni anche un po' per perdere tempo. È una sera molto londinese, umida, piove smette e ricomincia, con i pub pieni e i tifosi inglesi che, per portarsi avanti, già vagano barcollanti, senza mascherine e gonfi di birra. Sono tutti sicuri di vincere (ma proprio sicuri, eh).

the national mette in copertina mancini the national mette in copertina mancini

 

2. EUROPA TIFA ITALIA

Giulia Zonca per “La Stampa”

Una finale che definisce la redenzione è difficile da giocare. Italia-Inghilterra a Wembley è questione di identità, di storia e sì, certo, di pallone ma stavolta entrambe le squadre, per motivi diversi, sembrano incarnare il meglio dei Paesi che rappresentano e soprattutto superare il peggio. Lo stadio che, fino a qui, ha più racconti che ricordi sembra una torta a strati e l'arco è uno svolazzo di zucchero, è il dolce che aspetta di accendere le candeline, i fuochi d'artificio, per chi dei due completerà il viaggio e potrà concedersi altri desideri. La perdente ne uscirà benissimo, ma a questo punto è il trofeo che stabilisce la svolta. Come se l'immagine costruita a partire da umiliazioni, errori, sviste, fraintesi avesse bisogno di un'altra foto per ancorare il momento e mostrarsi definitivamente.

nazionale italia nazionale italia

 

A ritroso: tra crisi e fuga Questa Italia-Inghilterra si gioca tra gli scatti di Chiesa e le folate di Sterling, tra i piedi Jorginho e gli spazi creati da Kane, però è iniziata cinque anni fa. Siamo nel 2016, un altro evo in pratica, siamo al precedente Europeo quando in 10 giorni le due finaliste di oggi perdono ogni certezza. Il 23 giugno 2016 la Brexit passa al referendum e l'Inghilterra del calcio si sveglia in Francia senza sapere che faccia fare. Loro, i padroni dell'adorata, straguardata, strapagata Premier alle prese con le carte di uscita, gli extracomunitari che cambiano confini, la paura di tornare agli Anni Ottanta e senza la stessa musica.

vialli mancini vialli mancini

 

Il 27 giugno l'Inghilterra lascia pure l'Europeo, una batosta epocale contro la debuttante Islanda. Il 2 luglio l'Italia perde dagli undici metri contro la Germania e non ci sarebbe proprio nulla di svilente, tanto più che siamo ai quarti però si saluta con una vena ridicola, con i rigori clowneschi di Pellè e Zaza a cui resta appiccicata un'ombra di inaffidabilità. Il profilo diventerà tristemente reale nei due anni successivi, per la prima volta dal 1958 gli azzurri mancano i Mondiali e gira tutto storto. Non siamo credibili, non siamo concreti calcisticamente e politicamente, non siamo neanche divertenti.

 

Dopo il collasso del 2016 la nazionale inglese si scolla dalla nazione e fa un percorso contrario, riemerge e pure con una dignità che non ha nulla a che fare con la retorica tradizionale. Niente «noi siamo un'isola chiusa nel nostro splendore», ma noi siamo aperti e ci interessa la ricchezza delle differenze. Si riprendono, arrivano alle semifinali Mondiali, con questo tecnico, lo stesso Southgate che dopo l'ultimo allenamento dice ai suoi: «Avete già creato un'eredità, avete guadagnato il rispetto, ora dovete decidere per che cosa sarete ricordati». Se per essere i primi ad arrivare al massimo dal 1966 o per essere quelli che ci sono andati tanto vicino. L'Italia nel 2018 stava davanti alla tv a ruminare fastidio e in questa competizione è riemersa issandosi su due punti fermi che non appartengono al nostro Dna.

il daily star sfotte gli italiani 3 il daily star sfotte gli italiani 3

 

 I numeri di una solidità assoluta, 33 partite senza sconfitte e la forza di chi ha equilibrio. I ragazzi di Mancini si divertono, fanno yoga, mangiano le brioche alla crema quando rientrano in ritiro di notte dopo la partita, giocano per piacere, senza freno a mano. A un minuto dai rigori contro la Spagna, quando di solito la tensione squadra le facce, Chiellini mette in campo un gag con l'inconsapevole Jordi Alba sul sorteggio dei rigori. Quanto convinto di quello che fai devi essere per ridere, proprio ridere di gusto, mentre sta per partire una riffa che ti può togliere tutto. E Jorginho, anzi Giorgio, come lo chiamano in azzurro si prende la palla che scotta, il passaggio del turno, e non pensa neanche un secondo al rischio di bruciarsi. Centra il rigore con tutta la serenità che ha portato l'Italia fino a qui. Non è solo una squadra ricostruita è un atteggiamento che non siamo abituati a vedere.

 

 Lo stesso con cui Matteo Berrettini si presenta da italiano contemporaneo alla finale di Wimbledon e forse non ce ne è mai stata una prima perché non c'era questa generazione capace di prendersela. La spigliata consapevolezza che porta ammirazione: sta dalla nostra la Spagna dello sconfitto e incantevole Luis Enrique, la vendicativa Von der Leyden che da presidente della commissione Ue alza il conto dei fuoriusciti ogni volta che può e aggiungerebbe volentieri anche questa pena, persino la Francia commossa dalla nostra mutazione genetica.

 

esultanza della nazionale esultanza della nazionale

Basta notti magiche Eravamo quelli dei gesti epici e teatrali, quelli che si difendono perché tanto prima o poi un contropiede arriva, un condono capita, una manovra passa, perché comunque siamo il posto più bello del mondo e che cosa vuoi che ci succeda. Invece no, non più, perché la rosa di Mancini è giovane come ha ricordato Barella davanti a improbabili suggestioni da Italia '90. Sono già cresciuti in piena crisi economica e anche se loro, grazie al talento, di sicuro non ne soffrono, hanno comunque respirato l'aria dello spread, della fuga di cervelli, del lavoro fluido, della mancanza di fiducia.

 

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Così non danno nulla per scontato, hanno imparato a godersi le serate buone, a meritarsi gli applausi, il sostegno. Non potevano certo darlo per scontato, non c'era. L'hanno ricostruito grazie a Mancini che abbraccia l'amico Vialli e lo chiama «fratellino» nel giorno del compleanno, grazie a legami che non diventano lacci. La squadra ha cantato «Notti magiche» però le ha anche archiviate. Vogliono altro, vogliono una notte da campioni e anche il ct lascia la sua frase motivazionale nella buca degli Europei: «È il vostro momento».

 

Lui li ha accompagnati fino a qui, ha riabilitato la stima, liberato le individualità. È l'Italia che non sa se inginocchiarsi o no e ha perso l'occasione di spiegarci come la pensa, però è pure l'Italia disgustata dai vandali che approfittano delle feste in strada per disarcionare rider, spaventare, brutalizzare. Non sono perfetti, però sono freschi, tentano di essere sinceri e a Immobile capita di rotolarsi nei giorni sbagliati però pure a Sterling di amplificare la caduta quando l'opportunità si presenta. Il calcio mantiene le sue furbizie anche se si è fatto più brillante. God save the Queen L'Inghilterra ha deciso di inginocchiarsi perché la sua gente si sentisse parte di questa avventura e ha trascinato chi si era tenuto ai margini del tifo, chi ne disprezzava i simboli. In ginocchio contro il razzismo e sugli unicorni arcobaleno dentro la piscina dell'hotel.

 

roberto mancini roberto mancini

Hanno compattato con un Europeo una nazione disorientata dall'Europa, costretto Boris Johnson a sostenere quelli che lo criticano con disinvoltura e spinto la regina Elisabetta a scrivere all'allenatore per ringraziarlo: «Il vostro spirito coinvolge e rende fieri. Il tempo non registrerà solo i successi che vi auguro, ma pure il vostro carattere». Lei, vestita di giallo, ha passato il trofeo a Bobby Moore nel 1966, dentro al l vecchio Wembley e suo nipote vorrebbe fare lo stesso con Kane in quello nuovo. Solo che qui è tutto nuovo. Southgate chiede di non fischiare l'inno italiano: «Tanto non li intimidite», Mancini scarta ogni alibi: «Lo stadio pieno è solo una buona notizia».

tifoso italiano tifoso italiano

 

Pieno di Inghilterra, la maglia ufficiale è esaurita, ieri sera una xxxl senza numero costava 400 sterline e devono averla venduta perché in vetrina è comparso il cartello «out of England shirt». Ce l'hanno tutti addosso mentre noi ci portiamo a spasso l'azzurro intenso con cui ricominciare. Senza nostalgie e luoghi comuni, si spera finalmente pronti a lasciare strada a chi se la merita. A chi sa andare a tirare un rigore, guardare in faccia il portiere, spiazzarlo e metterla dall'altra parte. Comunque vada stasera la leva calcistica è cambiata.

paolo rossi 2 paolo rossi 2

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