Massimiliano Nerozzi per la Stampa
Tra il 2003 e il 2015 il Manchester United ha vinto 6 Premier, una FA Cup, una Champions e un Mondiale per club, tutto il menù insomma, ma non aveva mai fatto bingo come in quest’ultima, sportivamente discutibile, stagione: 689 milioni di euro di ricavi, il club più ricco del pianeta.
Più che una squadra di calcio, una multinazionale: il Paese dei Balocchi del marketing. Sconfitte a parte, il modello per Juve (unica italiana nella Top 10) e Inter, che ora si sfidano sul mercato globale.
Con «zero tituli», eccetto una miracolosa e fortunosa FA Cup, l’anno scorso lo United ha fatto meglio di tutti: del Barcellona dei marziani e del Real Madrid campione d’Europa. Eppure, a Manchester hanno rottamato il secondo allenatore consecutivo, sono arrivati quinti in campionato, a 15 punti dal Leicester (che aveva un quarto del fatturato).
La proprietà americana, business is business, è salita in cima alla classifica più importante, quella della Deloitte, che mette in fila i ricavi dei club di tutta Europa.
Tra cinque club inglesi, due spagnoli, uno tedesco e uno francese, della serie A spunta solo la Juve, che dopo aver fatturato scudetti (sul campo) vuol passare all’incasso (sul bilancio). Il nuovo logo ha lanciato la sfida, anche all’Inter di Suning, che pure ora ha la metà del fatturato: da mercato (giocatori) a mercato (commerciale). Sempre e comunque: dai prati di San Siro e dello Stadium alle metropoli di Cina, Estremo Oriente e Stati Uniti, tra marketing e e-commerce. Tifosi e clienti.
Del resto, ormai da tempo i club hanno la condanna del calcio (vincere) e la ragione sociale di una ditta (incassare). Non sempre in quest’ordine, come dimostra lo United. Ai cui tifosi resta però una domanda: chiedimi se sono felice.
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Giulia Zonca per la Stampa
C' è un motivo per cui lo stadio del Manchester si chiama teatro dei sogni e siamo oltre il romantico battesimo di Bobby Charlton.
Old Trafford è quel posto che trasforma i pessimi risultati in trionfi economici, è un progetto che regge gli urti del presente e guarda sempre avanti, è la casa di una squadra che fatica a tornare grande, cambia allenatore e programma, ricompra a 100 milioni un campione scappato a parametro zero e diventa la più ricca in circolazione.
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Lo United torna al comando della «Money League» firmata da Deloitte dopo 11 anni e lo fa con la forza del marchio, non con quella del campo. Il costo di Pogba non è ancora nel conto che si ferma alla fine di giugno e quindi non registra neanche il passivo dato dall' assenza in Champions, ma la società ha gestito gli anni bui espandendosi e anche se il prossimo bilancio non sarà brillante come questo si tratta comunque di un giro di affari sorprendente. E se Mourinho trova la nuova formula del successo, dal 2018 l' unico rivale sarà la Brexit.
Il Real Madrid che ha vinto la Champions è sceso al terzo posto e il Manchester in fase di ricostruzione ha superato tutti. È il calcio globale ed è anche il potere di una lega che ragiona in modo ben diverso dalla nostra: la Premier piazza 8 squadre tra le prime 20, compreso il Leicester che con un singolo titolo, per quanto storico, scala la gerarchia dei potenti. Lì la redistribuzione dei diritti sconvolge subito il fatturato e il pienone allo stadio traina sponsor e contratti.
Il Manchester parte dal campionato più pagato però si muove in un mondo suo. Sono stati i primi a scoprire le tournée, hanno canali tematici in 56 Paesi (in Cina una tv che trasmette 24 ore su 24), hanno inventato il testimonial ideale. David Beckham è per il calcio quello che Jackie Kennedy è stata per la Casa Bianca. Ha dettato uno stile, stabilito un parametro e i Red Devils lo hanno trasformato in brand. Parola di plastica che rende l' idea.
Per questo Pogba vale 100 milioni soprattutto per loro: vale il carissimo prezzo di un ritorno a casa. Vale perché da una settimana esiste un emoji con i suoi capelli che convincerà migliaia di ragazzini a comprare la sua maglia. Il Manchester ha siglato 14 nuovi accordi commerciali nel 2016. La formula del successo prevede investimenti per sedurre l' estero e pure per coccolare i residenti. Notizie dedicate via smartphone e più sei fedele, più diventi intimo, e la partnership con Uber che preleva i tifosi a casa e li scarica di fronte alla curva. Se fai fruttare un parcheggio milioni, puoi concederti un anno senza Champions e restare il migliore.