Antonio D’Orrico per “Sette” pubblicato da “il Foglio del lunedì”
Gian Paolo Ormezzano ha una bella teoria su giornalismo e sport. La espone nel libro I cantaglorie. All’inizio, il rapporto tra giornalismo e sport fu un rapporto d’amore. I cronisti cantavano la bellezza delle imprese atletiche e dei campioni. Una specie di stilnovismo applicato alla pedalata, alla pedata, ai guantoni, ecc. L’epoca dell’amore finì con la morte di Coppi (2 gennaio 1960) e una nuova generazione di giornalisti cominciò a studiare lo sport, ne fece accademia di tecnica e scrittura.
Nasceva l’epoca dell’erotismo sportivo e Gianni Brera ne fu il principale interprete e fece scuola pur restando inimitabile. Un altro erotista fu Mario Fossati. Secondo Ormezzano, Fossati è stato «il massimo giornalista sportivo conosciuto, enorme ancorché inespresso, enorme perché pudicamente inespresso».
Non bisogna dimenticare Vladimiro Caminiti, maestro del barocco siculo-sabaudo. Di lui Ormezzano dice: «Era nato giornalista come un altro nasce cinese». E aggiunge: «Io credo che nel nostro giornalismo sportivo mai nessuno abbia saputo scrivere così velocemente come lui, e scrivere in italiano sempre buono, talora ottimo, spesso lirico».
Quando racconta di Mario Fossati, Ormezzano ricorda che odiava con ferocia, nell’ultimo periodo della sua vita, il giornalismo sportivo televisivo. Quell’odio era quasi profetico. Forse fu Fossati il primo a intuire che dopo l’amore, dopo l’erotismo sarebbe arrivata la pornografia e il suo teatrino (teatrone) è stata proprio la televisione.
Il primo pornografo fu Aldo Biscardi con Il Processo del lunedì, la trasmissione di enorme successo dove si cercava ossessivamente il pettegolezzo, la polemica, l’oscenità sportiva.
Il pubblico veniva trattato come una folla di voyeur di cui soddisfare le voglie pruriginose attraverso la moviola, strumento diabolico, sex toy che esplora ogni anfratto, fa vedere tutto. Però Biscardi, è stato un gigante rispetto a quelli venuti dopo. «Penosi quasi tutti i suoi epigoni, patetici intanto che gaglioffi quasi tutti i tentativi di imitazione».
La tv non è sempre il diavolo. Ormezzano fa gli esempi di Mario Sconcerti e di Giorgio Tosatti, capaci di mantenere il loro stile sia sulla carta (il Corriere per entrambi) che sul video (Sky per il primo e la Rai per il secondo). Ma ha un debole per Gianni Clerici (col suo «elegantissimo italiano ad alto tasso culturale») e Rino Tommasi (col suo «perfetto italiano ad alto tasso tecnicostatistico»), che nella trasmissione anni 90 Fair Play di Telepiù riuscirono a essere sia cantori (per il loro amore per lo sport), che erotisti (per la conoscenza dello sport), che pornografi (per l’assoluto godimento dato agli spettatori). Clerici e Tommasi hanno saputo riunificare le tre epoche del giornalismo sportivo.
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