Federico Capurso per "La Stampa"
Gli stadi di Serie A, da oggi, si preparano a riaccogliere i loro tifosi: massimo mille spettatori, sempre prevedendo il distanziamento, le mascherine e il controllo della temperatura all'ingresso. Vietate invece le bandiere e gli striscioni. Così ha deciso ieri sera il governo in accordo con le Regioni.
O forse, sarebbe meglio dire che così hanno deciso le Regioni, sentito il governo. Perché di fronte al silenzio del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, i governatori avevano iniziato a muoversi in autonomia e a colpi di ordinanze si preparavano a riaprire, uno dopo l'altro, gli impianti sportivi. Prima l'Emilia-Romagna del dem Stefano Bonaccini, poi a ruota il Veneto, la Lombardia, il Piemonte, la Sicilia. Tanto che nel tardo pomeriggio il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia è costretto a convocare un vertice d'urgenza con i presidenti di Regione.
vincenzo spadafora con la mascherina foto di bacco
Ma il ritardo è tale da obbligare Spadafora, in videoconferenza, a confermare il via libera dato da alcune regioni estendendo a tutta Italia decisioni prese altrove. «Una sperimentazione», la chiama il ministro dello Sport, «per evitare disparità tra le squadre». Ma l'obiettivo resta quello di «consentire la partecipazione del pubblico per tutti gli sport e per tutte le categorie, definendo un protocollo unico, che preveda una percentuale di spettatori in base alla capienza reale degli impianti». Restano però i timori legati all'evoluzione dell'epidemia in autunno. Il ministro Roberto Speranza avrebbe voluto gestire la vicenda in un altro modo, senza correre dietro alle ordinanze delle Regioni.
Adesso, invece, è preoccupato e lo ha fatto intendere chiaramente nel corso della videoconferenza con i governatori, avvertendoli che si dovrà monitorare la curva dei contagi. Non si esclude, quindi, di poter tornare sui propri passi, come accaduto per le discoteche, se si registreranno impennate preoccupanti. «Sarà uno stress test», mette in guardia il virologo dell'Università degli studi di Milano Fabrizio Pregliasco. E invoca un «atteggiamento prudenziale» anche Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità.
Plaudono invece gli uomini di Italia viva e del M5S. In aperto dissenso con la decisione presa dall'esecutivo il segretario del Pd Nicola Zingaretti. Forte perplessità che traspare in un tweet: «Sugli stadi ci adeguiamo, ma per noi la priorità è difendere la scuola e l'università». Un messaggio con una nota di veleno indirizzata anche al capofila dei governatori "aperturisti", Bonaccini, il cui nome ronza da settimane intorno all'ipotesi di un cambio alla guida del partito. Si resta in attesa delle nuove linee guida, dunque, che dovrebbero arrivare dopo l'8 ottobre, quando scadrà il Dpcm che ha permesso alle regioni di riaprire gli stadi.
giovanni malagò foto mezzelani gmt001
vincenzo spadafora foto di bacco
«Qualcuno però poteva decidere prima», fa notare un membro del governo puntando il dito contro Spadafora. Stessa accusa che viene mossa dal presidente della Lega Serie A Dal Pino: «Serve rispetto e condivisione. Speriamo che il Cts sia attento a questo tema, perché questa è un'industria che se non ha attenzione da parte del ministero che dovrebbe governarla, rischia di andare in difficoltà». Il ministro dello Sport ribatte, si dice «sorpreso» e sottolinea che «tutte le decisioni prese finora sono state condivise», ma sulla questione stadi interviene anche il presidente del Coni Giovanni Malagò, che accusa: «Si naviga completamente a vista».
Così, un minuto dopo, riparte il pressing delle Regioni. «Non c'è solo il calcio. Si devono riaprire anche gli altri impianti sportivi», tuonano i governatori del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, e del Piemonte, Alberto Cirio. E si unisce alla protesta anche la Lega di Serie B: «Perché solo la Serie A? La decisione del governo è irrazionale».
2. MAROTTA
Stefano Scacchi per "La Stampa"
La prima reazione di Beppe Marotta è all'insegna della prudenza: «Aspettiamo il decreto della presidenza del Consiglio», dice in omaggio alla sua proverbiale diplomazia commentando l'apertura di ieri del governo sulla possibilità di riportare un massimo di 1.000 spettatori negli stadi italiani. Gli ultimi mesi sono stati scanditi da un'altalena di tensioni e mediazioni tra Serie A ed esecutivo.
Prima sulla ripresa del campionato, poi sul protocollo medico e nelle ultime settimane sul ritorno del pubblico. Il passo avanti di ieri segna un altro punto a favore del calcio sulla via di una progressiva normalità. Messa da parte la prima reazione di cautela, l'amministratore delegato dell'Inter e consigliere federale, per otto anni ai vertici della Juventus pluriscudettata, accoglie con soddisfazione la concessione del ministro dello sport, Vincenzo Spadafora.
Proprio ieri pomeriggio l'Inter ha effettuato una sorta di prova generale, riaprendo San Siro a mille tifosi per l'amichevole con il Pisa. Marotta risponde al termine della partita con la squadra toscana, vinta per 7-0 da Lukaku e compagni.
Marotta, questa volta il governo ha accolto le vostre richieste.
«Sì, è un ottimo segnale. Lo salutiamo con grande senso di responsabilità. Le società saranno sicuramente in grado di garantire la sicurezza e la tutela della salute all'interno degli stadi. Abbiamo già dimostrato di riuscire a mettere in pratica protocolli efficaci».
È un ottimo segnale. Adesso, però, sperate che il limite salga rapidamente nei prossimi mesi?
giovanni malagò foto mezzelani gmt002
«Sì, chiaro. Questo è un buon inizio. Capiamo la prudenza del governo di fronte all'emergenza della pandemia. Ma è comprensibile che le società di calcio spingano per arrivare a una capienza più elevata.
Nello studio della Lega Serie A, preparato nei mesi scorsi, si parla di un riempimento pari al 40% del totale degli stadi italiani. Non so se si potrà arrivare in breve tempo a quel livello, ma noi speriamo di poter andare oltre mille già nel corso dei prossimi mesi. Ci auguriamo di migliorare presto. Ma, ripeto, comprendiamo perfettamente la severità del governo su questo tema».
Quindi lei non è tra quei dirigenti calcistici convinti che il governo sia ostile al calcio?
«No. Bisogna capire che ci troviamo di fronte a un'emergenza. E dobbiamo dire grazie per questa apertura incoraggiante. Il calcio è stato riabilitato. Però è chiaro che il pubblico ci manca. Si avverte l'assenza del suo calore e della spinta ai giocatori durante le partite. Ma ci manca anche a livello economico. I ricavi da botteghino sono una componente importante dei nostri bilanci».
Da questo punto di vista mille spettatori sono una cifra poco più che simbolica.
«Sì, non rappresentano una voce significativa per gli incassi di una società di calcio. Questa prolungata rinuncia agli introiti da biglietti e abbonamenti crea notevoli problemi ai club italiani».
Nell'amichevole con il Pisa l'Inter ha fatto una prova generale. Proseguirete su questa strada?
«Sì. Abbiamo fatto entrare mille spettatori al primo anello rosso dopo aver provato la temperatura a tutti all'ingresso. Tutti con la mascherina e distanziati di 4-5 seggiolini, seguendo le indicazioni. Possiamo ripetere questo schema per le partite di campionato».
beppe marotta foto mezzelani gmt antonio conte marotta gravina spadafora dal pino dal pino spadafora gravina