TANTO RUMORE PER NULLA - LAUREL HUBBARD, LA PESISTA TRANS NEOZELANDESE CHE HANNO SCATENATO LE POLEMICHE PER LA SUA PRESENZA AI GIOCHI SDOGANATA DAL CIO, È STATA ELIMINATA IN 30 MINUTI: PER MOLTI, GRAZIE AL SUO PASSATO DA UOMO, AVREBBE VINTO A MANI BASSE NELLA CATEGORIA “OVER 87 CHILI” E INVECE LA SUA PRESTAZIONE È STATA UN FIASCO TOTALE – “LE POLEMICHE SUL MIO CONTO? LO SPORT È INCLUSIVO. ESSERE QUI È SERVITO…”

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Flavio Vanetti per "www.corriere.it"

 

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Tanto rumore per nulla. Laurel Hubbard, 43 anni, la pesista neozelandese transgender dal 2008 che tanto ha fatto parlare per la sua presenza ai Giochi sdoganata dal Cio, avrebbe vinto a mani basse nella categoria “over 87 chili” in virtù del passato da uomo? E quali sarebbero state, nel caso, le reazioni delle avversarie? L’avrebbero messa sulla concorrenza sleale? Bene, non è accaduto nulla di tutto questo e ha provveduto proprio Laurel Hubbard, nata Gavin, a tacitare ogni possibile polemica sul suo risultato fallendo malamente la chance a cinque cerchi.

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Il film è stato infatti un altro, nella sala che si arrampica verso il cielo al Tokyo International Forum: la neozelandese è stata eliminata in meno di mezz’ora perché non è riuscita a concludere la prova di strappo con un’alzata valida. Un fiasco totale, per dirla in modo sintetico, causato dall’emozione che l’ha tradita nel presentarsi in pedana. Aveva dovuto subito alzare la posta per pareggiare la dichiarazione dell’americana Robles (120 kg) e per restare in scia alla cinese Li Wenwen, partita addirittura da 130 kg e poi autrice, a quota 140 kg, del nuovo primato olimpico di questa fase della gara.

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Ma si è capito che buttava male: un nullo al primo tentativo (con il bilanciere scivolato dietro alle spalle), mentre la yankee andava al rialzo e, soprattutto, quei pesi tremendi li domava. Laurel ha dovuto passare ai 125 kg ed è lì che ha scoperto il confine invalicabile della frontiera che ha provato a superare: nullo il secondo strappo, nullo il terzo. I giudici hanno discusso sulla seconda alzata, però a maggioranza l’hanno bocciata. Sulla terza, invece, non c’è nemmeno stato bisogno del consulto: l’errore della Hubbard è stato analogo a quello iniziale.

 

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La via del podio è così diventata quella di una doccia prematura e triste. Le altre, invece, hanno potuto passare alla fase dello slancio dove Li Wenwen, una vera forza della natura, ha fatto polpette delle rivali con un’alzata da 173 kg (pure questa è un nuovo record olimpico) che ha portato il totale complessivo a 313 kg. Prima di uscire dalla sala, Laurel si è congedata mettendo la mano destra sul cuore in segno di saluto ai presenti. Quindi, lei che in questi giorni si era trincerata nel silenzio, salvo elogiare il Comitato Olimpico Internazionale per la decisione a lei favorevole, ha accettato di rilasciare una breve dichiarazione: «Ringrazio prima di tutto il Giappone per aver ospitato questi Giochi in circostanze davvero difficili e tutte le organizzazioni che hanno reso possibile questa avventura olimpica.

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Quanto a me, sono totalmente consapevole delle controversie sulla mia presenza a Tokyo. Ma colgo questa occasione per ringraziare di nuovo il Cio: ha dimostrato di essere in piena sintonia con i principi dell’Olimpismo e, soprattutto, ha stabilito che lo sport è per tutti, inclusivo e accessibile. Un grazie, infine, anche alla Federazione internazionale: è stata straordinaria».

 

Laurel Hubbard non se ne va via a mani vuote. Ha fatto riscrivere la storia – scusate se è poco – e la sua medaglia è lo scritto di Richard Budgett, capo dello staff medico del Cio: «È una donna e competerà secondo le regole della sua federazione. Noi dobbiamo rendere onore al suo coraggio e alla sua tenacia che l’hanno portata a qualificarsi per i Giochi olimpici».

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