Estratto dell'articolo di Flavio Vanetti per il “Corriere della Sera”
Alberto Tomba, domani ricorrono i 25 anni dal suo ritiro e la Rai dedicherà un documentario al campione ma anche a un personaggio che nel 2016 è stato la prima «materia vivente» del Rischiatutto: era lei, nel remake di Fabio Fazio della trasmissione di Mike Bongiorno, a fare le domande sulla sua carriera.
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Aveva un fascino magnetico: come mai?
«Si può spiegare così: estroverso, bolognese, con la faccia diversa dai montanari che hanno le piste sotto casa. E poi: amore e odio, due opposti che hanno segnato la mia carriera».
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Quando le ricordano che il Festival di Sanremo si è fermato per il suo secondo oro di Calgary prova orgoglio o le viene da sorridere?
«Sarebbe da fermare il Festival di oggi. Invece hanno fermato quello degli anni belli».
È vera la storia che nella casupola dello start battè la spalla a Girardelli e gli disse «se non vai forte arrivo io e ti sorpasso»?
«No, è andata così. Si era ai Giochi di Albertville, eravamo io primo e lui secondo. Gli dissi: “Marc, qui c’è una ragazza; ti emozioni e non vai più bene”. E lui: “Vale pure per te”. Uno sketch prima della gara».
Quanti ne ha messi in soggezione psicologica?
«Tanti. Una volta alla prima porta sento “stop, stop, stop” e mi fermo. Stangassinger era in testa, ma alla fine ho vinto io, sotto la pioggia. A Lech commisi un errore, persi 2 secondi però rimontai e li battei tutti. Mi subivano? Forse sì».
Alberto era «Tomba la Bomba».
«Mi chiamò così Patrick Lang, figlio dell’inventore della Coppa del Mondo. Magari a suo tempo poteva starci, oggi con le bombe vere che riempiono le cronache di guerra è meglio lasciar perdere. Peraltro c’è sempre il resto del campionario di soprannomi: Albertone, Albert-One, la Albertite».
Diceva che quelli della Federazione Internazionale la osteggiavano: Tomba dava fastidio?
«Forse hanno preferito che vincessero Girardelli e Zurbriggen piuttosto che un bolognese cittadino. Io ho portato l’audience ed è cambiato tutto. Mi hanno fatto i complimenti, ma quando ho smesso molti erano contenti».
Lei e Bode Miller siete stati, e siete ancora, popolari come pochi. Come mai?
«Perché eravamo diversi. Bode più di me: lo vedevi in giro a ballare e a bere birra. Del resto uno che ha attaccato la medaglia d’oro allo sciacquone del gabinetto è come minimo originale».
Crede che il successo sia legato all’immagine da «macho italiano»?
«Sì: essere un sex symbol aiuta, ma poi devi anche essere vincente».
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Con Martina Colombari non era possibile fare pace?
«Mica abbiamo litigato... Eravamo entrambi giovani: è stata una storia ed è finita. Succede».
Una storia importante.
«Sì: Cristina prima, poi Martina, Janina che era Miss Finlandia... Tutte che finivano in “ina”.
Be’, ne ho nascoste tante: una volta non c’era, come oggi, la privacy a tutelare».
Tomba resterà single oppure no?
«Resto... simple» ( risata ).
Un «tombino» o una «tombina» un giorno arriveranno?
«Guardate, un tombino l’ho appena preso con il cerchione della macchina... Vabbé, ho capito che cosa volete dire: ci penserò su».
Qual è l’ultima volta che s’è innamorato?
«Dopo i 50 è dura: parliamo di anni fa».
Qualche ipercritico sostiene che lei è troppo legato alla mamma.
«È ovvio che sia così e comunque non è troppo. Già a 15 anni ero in giro per il mondo, lei era in pensiero: la chiamavo dalle cabine telefoniche o dalle stanze d’albergo. E quando partivo mi dava la pasta, l’olio, il parmigiano: ci teneva, invece mio padre era burbero e “selvaggio”».
Il famoso bacio a sua sorella dopo l’ultima vittoria, a Crans Montana: tanti rimasero colpiti dall’intensità di quel gesto.
«Ad Alessia ero molto legato. Oggi che ha un figlio ci vediamo un po’ di meno, ma faccio lo zio e rispolvero i bei ricordi».
Un’altra leggenda vuole che lei abbia quasi mancato una gara perché s’era intrattenuto a lungo con una ragazza.
«È una cavolata. Si era a Chamonix, non volevo fare la gara perché il giorno prima mi ero fatto male giocando a squash. Ero con Martina e le dissi: “Domani non corro”. Poi ci ho ripensato. Comunque ho dormito solo mezz’ora in più».
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C’è un aspetto del carattere che non è ancora emerso?
«La timidezza. Ma quando ho raggiunto il successo due cose le ho dovute dire: non potevo stare zitto come i montanari. Così sparavo la battutina o la cazzata».
La vicenda della coppa lanciata dal podio al fotografo Martinuzzi che aveva venduto immagini del Tomba nudo in sauna: lo rifarebbe?
«L’ho colpito a un dito. Non lo rifarei in pubblico, magari aspetterei Carnevale, mi metterei in maschera e andrei a casa sua. Mi spiace aver agito così, ma una vigliaccata del genere non me l’aspettavo e mi ha creato problemi. Lui poi si faceva sempre vedere: per quattro volte sono stato buono, alla quinta provocazione mi è cascata la catena».
I paparazzi li ha pure menati.
«Erano assillanti. E non sono stato l’unico che ha avuto duri screzi: chiedete alla gente dello spettacolo».
La vicenda della frode fiscale: l’hanno «spettacolarizzata» perché di mezzo c’era un personaggio popolare?
«Se sei sul gradino più alto è maggiore il vento. E sei sempre condannato. Ma nel 2002 mi hanno assolto. Non gestivo io, io pensavo solo a sciare».
Perché non ha convocato una conferenza stampa per annunciare il ritiro?
«Sarebbe stato un evento triste. Un saluto alla Totti, con magone e lacrime? Assolutamente no. I pianti li ho fatti per i cavoli miei, ecco il mio carattere riservato».
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Come vede i grandi dello sci di oggi?
«Marco Odermatt è una belva: mi ricorda Hermann Maier. È il nuovo Terminator: sciata elegante, aggressiva. Uno svizzero così mancava dai tempi di Zurbriggen».
Sul fronte italiano dobbiamo dire «le grandi»: Bassino, Brignone, Curtoni, Goggia, in ordine alfabetico.
«Dico brave a tutte: le voglio vedere fino ai Giochi 2026. Ciascuna ha caratteristiche diverse dalle altre».
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Teme che nel tempo ci si dimentichi di Alberto Tomba?
«C’è chi mi dice: ti ricorderemo sempre. Per ora è vero e mi commuovo per l’affetto che mi riservano: adesso capisco quanto ho combinato».
Tomba amava la ribalta o era la ribalta che andava da Tomba?
«Entrambe le cose. I 20 mila tifosi sugli spalti non mi davano pressione, semmai mi caricavano». Ha avuto più amici o nemici? «Dico 70% amici e 30% nemici».
Lei vinceva ridendo. Oggi accade di meno.
«Viviamo anche in tempi più difficili, il nuovo millennio è un disastro. Rimpiango gli anni 80 e 90». Si sta dedicando allo sci-alpinismo: come mai? «Perché servono due ore per salire e bastano due minuti per scendere. Affascinante».
Gioele Dix la imitava: le dava fastidio?
«Gioele è stato a casa mia. Lo sfottò lo accettavo, non mi andava invece il “bella gnocca”, perché io dicevo semmai “bella bimba”. Lo sapete che quando incontravo i ragazzini partiva proprio il “bella gnocca”? Diseducativo».
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