VE LO RICORDATE? E’ STATO UNO DEI PROTAGONISTI DEL CALCIO MONDIALE NEGLI ANNI ’90: HA GIOCATO ANCHE COL REAL E COL BARCELLONA, OGGI FA L’ALLENATORE - "GUARDIOLA E’ IL TOP. L’ITALIA FUORI DAL MONDIALE? INSIGNE È BUON GIOCATORE, MA PRIMA C'ERANO BAGGIO, DEL PIERO E TOTTI. UN' ALTRA CATEGORIA…"

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Francesco Fontana per "Gazza-Mondo- La Gazzetta dello Sport"

hagi hagi

 

Cara Italia, non ti ho dimenticato. Parola di Gheorghe Hagi, 53 anni, il Maradona dei Carpazi, che ha fatto innamorare milioni di tifosi, compresi quelli di Barcellona e Real: «Forse perché sono stato furbo!», dice ridendo. In Romania con la Steaua è diventato leggenda: «Ma il meglio lo avete visto in nazionale».

 

Simbolo in patria, come a Istanbul, al Galatasaray, dove ha vinto in campo e in panchina: «Club che porto nel cuore, misi a disposizione la mia esperienza». Il presente è il Viitorul, di cui è allenatore e proprietario: «Cedere le quote? No, cerco soci. Sono sempre pronto per nuove sfide». E chissà dove lo porterà il futuro. Che sogna ad alti livelli: «Una nazionale o una big europea per vincere».

 

Italia fuori dal Mondiale.

«La mancata qualificazione è pesante, ma i problemi partono da lontano. Pensate troppo alla tattica, molto meno alla crescita dei giovani e alle loro qualità. Valorizzate i talenti, date spazio alla loro fantasia».

 

Basterà?

«Sarebbe un primo passo in avanti. I giovani vanno formati, sono pochissimi quelli che nascono già fenomeni. Prima si crea il giocatore, poi la squadra attorno. Altrimenti sarà impossibile raccogliere risultati».

 

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Chi i top player italiani?

«Insigne è buon giocatore, ma prima c' erano Baggio, Del Piero e Totti. Un' altra categoria.

Storicamente, l' Italia arriva sempre in fondo. Avete rabbia agonistica, carattere e non mollate mai, ma sono i campioni a far la differenza. Oggi non avete un vero n. 10 e nemmeno un grande 9».

 

Mancini è l' uomo giusto?

«Un grande fantasista non è mai una scelta sbagliata».

E lei ci pensa alla Serie A.

«Ovvio, nonostante tutto resta uno dei tornei più importanti.

In Italia ho imparato tanto, dallo studio dell' avversario alla cura maniacale del dettaglio.

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Poi si vive benissimo e Roma è la miglior capitale del mondo. Quindi vorrei tornare. E lo stesso vale per la Spagna».

 

Che allenatore è Hagi?

«Molto simile al calciatore: personalità unita a qualità e fantasia. Punto al dominio, al gioco aggressivo. Voglio un possesso finalizzato a far male ai rivali».

 

Oggi chi è il numero 1 al mondo?

«Tanti bravi. Mourinho mi piace, ma il top è Guardiola. Amo il suo stile e il modo in cui propone gioco. Di Francesco: la Roma ha fatto una gran stagione».

 

Intanto il Viitorul cresce.

«Titolo conquistato un anno fa e quest' anno quarti e in Europa League. La squadra ha una media di 21-22 anni, con tanti giovani già in nazionale. I risultati stanno arrivando e il target non cambia: possesso, gioco e aggressività. Vogliamo far divertire la gente».

Pure la Romania vive un periodo non facile.

«Problemi simili, anche noi non abbiamo investito nei giovani. Dopo la mia generazione e quella dei Chivu e dei Mutu non c' è stato ricambio all' altezza. Se non si costruisce il talento in casa non si va da nessuna parte. Ora speriamo di ripartire con Contra: ottimo c.t. e con una carriera alle spalle».

 

Ha citato Mutu, da poco tecnico del Voluntari.

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«Gli faccio un grosso "in bocca al lupo". Ma non posso dire molto, è solo all' inizio». Tornando a lei, c' è in agenda un viaggio in Italia? Magari per cedere suo figlio Ianis.

«Non lo escludo. Torno spesso.Ianis aveva solo bisogno di giocare. Al Viitorul ha questa possibilità e ora è un leader (6 gol), uno dei nostri migliori talenti. Ha carattere ed è bravo con entrambi i piedi. Peccato per come sia andata a Firenze: lo stimavano tutti, purtroppo non ha avuto spazio. Ma un giorno potrebbe tornare in Serie A».

 

Barça e Real: per chi tifa?

«A metà. Club leggendari che mi hanno permesso di fare il salto di qualità, come calciatore e uomo. Mi vogliono bene entrambi, forse perché sono stato furbo con il "ponte": prima di Barcellona sono passato da Brescia, magari si erano dimenticati degli anni al Real».

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Con la Steaua perse la Coppa dei Campioni contro il Milan nell' 89.

«La Steaua arrivò stanca e con qualche defezione, i rossoneri erano di un altro livello. Nessun rammarico per quel 4-0, vinse la squadra più forte».

 

E in Russia?

«Amo la Spagna, come gioca. Il loro movimento è avanti, sono capaci di rinnovarsi sempre.Poi Germania giovane ma con esperienza; l' Argentina ha campioni, nel Brasile c' è Neymar, fenomeno che fa la differenza.Ma attenti a Francia e Inghilterra».

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