Mario Sconcerti per il Corriere della Sera
Non è un'intervista. È stata una chiacchierata tra compagni di strada, Allegri e il vecchio giornalista, nata quasi da sola per chiudere incomprensioni passate che un giorno qualunque avremmo dovuto pur risolvere. C'è stata calma, riflessione, chiarezza, con in più il piccolo piacere ormai strano di parlare di calcio e di Juve. Non ho preso appunti, la riassumo per temi così come la ricordo. Ecco la verità di Max.
Gli errori Nelle ultime partite abbiamo preso sei gol con la difesa schierata. A Parigi Mbappè ha fatto due prodezze, ma noi gli abbiamo lasciato lo spazio per farle. Col Benfica abbiamo giocato i venticinque minuti migliori della stagione, con insistenza. Potevamo andare sul due a zero, la partita era finita. Poi c'è stato un errore di marcatura sul rigore, ma non di Miretti, che ha comunque 19 anni e non si può chiedergli tutto.
Quella era la zona di Paredes, toccava a lui.
Paredes non gioca praticamente da sei mesi, questo conta. Dobbiamo aspettarlo ed è già una fortuna che ci sia. Gli errori sono in tante parti del campo. Sbagliamo passaggi, commettiamo troppi errori tecnici, non contrastiamo, perdiamo il controllo fisico degli avversari. Mi sono rivisto Bayern-Barcellona. Alla fine del primo tempo il Barcellona doveva aver segnato due gol. Era bello, leggero, con due mezzeali davanti a Busquets eleganti come Gavi e Pedri. Nel secondo tempo è venuta fuori la forza fisica del Bayern e la partita è finita. Il calcio oggi è qualità e forza. Non una cosa sola.
La Juve titolare Sono molto dispiaciuto per questa situazione e mi chiedo spesso se ho commesso errori. La prima risposta che mi viene in mente è che la Juve era stata pensata in un altro modo. Con Rabiot-Paredes-Pogba a centrocampo più Locatelli a fare il primo che subentra. Di Maria e Chiesa sulle fasce, Vlahovic nel mezzo. La Juve di adesso è virtuale. Lo so che manca chi sappia inventare negli ultimi trenta metri, ma avevamo preso Pogba e Di Maria per questo. E stiamo valorizzando Miretti, il più adatto in quel ruolo tra quelli che ci sono. Ma non è Pogba. È un 2003. Abbiamo problemi di spinta sulle fasce laterali. Non posso più chiedere a giocatori che hanno corso per tutta la vita di continuare a fare l'intera fascia. Se a Cuadrado chiedo di fare l'ala, sa farla ancora benissimo.
Ma non posso più chiedergli di fare sempre due ruoli.
Personalità Qualcosa manca. Ci fermiamo presto. Questo è compito mio, stiamo lavorandoci ogni giorno.
Molti errori però sono tecnici.
Mercato e ritorni Potremo contare a gennaio su Chiesa e Pogba, poi vedremo cosa potergli chiedere subito.
Non sono biciclette. Quanto tempo dovranno avere per tornare alla loro altezza? Ci sono difficoltà oggettive, le conosco, non alleno da un giorno e ho sempre sbagliato poco.
Ma ripeto, questa di adesso è una Juventus virtuale. Sono contento del progetto di mercato, mi è piaciuto. Ma i giocatori in campo non ci sono. Provate a togliere all'Inter o al Milan cinque titolari, poi vediamo se vanno in difficoltà.
Il gioco Ho visto con interesse su Sky l'intervista di Carlo Ancelotti a Paolo Condò. Ha detto che dopo aver perso le prime due partite, ha chiesto alla squadra di abbassarsi venti metri e aspettare lo Shakhtar. Il Real, capite? Hanno vinto 5-0. Il Psg perdeva 1-0 in Israele, poi hanno segnato Messi, Mbappè e Neymar, non tre chiunque. La qualità sta sempre nei giocatori, non negli schemi. Un buon allenatore deve prima di tutto pensare ai giocatori. Io adesso ho mezza squadra titolare fuori. Mezza squadra esatta. Dopo il Benfica mi sono fermato a parlare con Rui Costa, non avrei smesso più.
Mi diceva che oggi il calcio è rovesciato, se un giocatore fa un buon passaggio è già un fenomeno. Se fa un lancio di quaranta metri, doppio fenomeno. Me nel calcio deve essere normale passare bene la palla, saperla lanciare.
Oggi si scambia la regola per l'eccezione. Non può essere così. Io adoro la qualità dei miei giocatori, li ho cercati e voluti. Non ho schemi prestabiliti, adatto il gioco alle loro qualità.
Non sono un fenomeno per questo, è mestiere. Il giocatore è fatto di particolari che vanno sempre considerati. Non esiste per esempio un modo di stoppare la palla. Ce ne sono due.
Se la stoppi all'indietro è uno stop difensivo, se lo sai fare in avanti, comincia un'azione di attacco. Questo è calcio vero, applicato. Come i passaggi: non basta dare il pallone a un compagno in area, devi darglielo con i giri contati altrimenti quello non tira in porta, deve prima girarsi. Oggi i giocatori non pensano, ubbidiscono. Non interpretano. È la soluzione più facile. Mentre il calcio è una somma di singole fantasie. Col Benfica Di Maria è entrato pochi minuti e ha messo uno davanti al portiere da trenta metri. Posso dire che era uno schema?
No, era Di Maria. Io li ho questi giocatori, se siamo tutti, siamo forti. Oggi non so nemmeno con quale squadra andremo a Monza, partita solo da vincere. Ma ho altri due acciaccati e non ho più sostituzioni. Guardo con felicità alla sosta, dopo potrò almeno recuperare tre giocatori.
I rimpianti Quello vero è il 2-0 annullato a Locatelli contro la Roma. Non penso alla Salernitana, mi bastavano quei due punti in più. Li meritavamo.
Avremmo avuto una classifica diversa, vicinissimi alle altre anche con tutti i problemi.
Le sorprese Posso dire che Bremer è fortissimo. Mi aspettavo molto da Milik e molto sta arrivando. Sai perché? Perché Milik gioca comunque bene a calcio, sbaglia sempre il minimo. Sa muoversi.
A me oggi manca molto Rabiot. Lo discutono in tanti, ma Rabiot fa 13-14 cose buone a partita e sul campo pesa sempre. Torniamo al punto di prima: Rabiot ha tecnica e fisico.
Il futuro Dobbiamo vincere a Lisbona, battere due volte l'Haifa e vedere se basta. In campionato l'Inter è la più forte, anche se gli manca la fascia di Perisic. Si è rinforzata molto a centrocampo con Mkhitaryan e Asllani, che è bravo. Il Milan ha due giocatori eccezionali e molto moderni, Theo Hernandez e Leao. Si ritorna all'importanza della fisicità. Non c'è nel mondo un altro che salta l'uomo con la potenza e la leggerezza di Leao. Quando siamo tutti, siamo molto forti anche noi. Ma ne riparleremo, spero presto.