BIENNALE E DINTORNI VISTI DA ARBASINO - UN PO' WEIMAR UN PO' EROTISMI DELIRANTI, TRA FONDAZIONE PRADA E MARX, ANTICHE OPERE E POLLOCK, STATUE GRECHE E KENTRIDGE - ITALIA "SENZA TITOLO"

Show, sharing, sapori, graffiti, percorsi, cibo, lusso, mantra, agenda, andazzo, girare, made in Italy, più o meno… Devastanti conseguenze della guerra, proliferazione delle macchine, processi di industrializzazione, massicce migrazioni, nature morte e consumi di massa...

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Alberto Arbasino per “la Repubblica

 

«Sian sparati cento colpi! E’ arrivato il Conte Volpi!... Cento colpi! Più piccini! Sta sbarcando il Conte Cini!» cantava Mino Maccari, da «Strapaese », cioè non già Roma, bensì Orte. Attualmente, la Fondazione Giorgio Cini, sull’Isola di San Giorgio Maggiore, cura l’informatizzazione e la digitalizzazione della musica indiana e coreana e ottomana. E naturalmente il Gotico Milanese, il Vetro Finlandese, la giovinezza del Tintoretto, gli archivi digitali, The Shylock Project…

ricardo brey black box ricardo brey black box

 

E Tommaso Buzzi, sistemato nel suo salotto neorococò del Palazzo Cini a San Vio, accanto al Doppio ritratto di amici del Pontormo e ad insigni capolavori di Cosmè Tura ed Ercole de’ Roberti e di altri ferraresi e toscani illustri. Nonché madrigali, ricercari, affreschi ottocenteschi, studi veneziani e vivaldiani, edizioni critiche con saggi e profili…

 

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padiglione armeno, armenity, curato da adelina von furstenberg padiglione armeno, armenity, curato da adelina von furstenberg

Storia e/o Cronaca, Materia e/o Forma, il Bene e/o il Male, alla Biennale?... Mutazioni antropologiche? Denunce ineluttabili? Diversi, devianti, anomali, acefali… Sconosciuti, incogniti… Ma come si fa a distinguere, fra le gru semiaperte e i pezzi di vetro per terra? Sarà un allestimento, una installazione, una iniziativa? O non piuttosto qualche nuova identità sostenibile, fra miti e leggende e incubi più o meno autobiografici?

 

Fra tante realtà urbane, tanti isolamenti umani, tanti bisogni di consumismi e macchinari in nature più o meno morte… O forse ci si va confondendo, qui, con la «Nuova Oggettività» nella Germania di Weimar, al Museo Correr. Lì, sì, erotismi più o meno deliranti, rinvii e richiami più o meno dissennati… Oggettività più o meno soggettive… Liquide?

 

Le didascalie, soltanto in inglese.

Con «The End», siamo a posto. Ecco qui il deposito o muraglione di valigie mai tornate da Auschwitz. Già visto e rivisto, anche qui alla Biennale. E la nascita di quei bagagli forse in via San Primo 6. Lì abitavano Valentino Bompiani e la consorte Bregoli, a un primo piano dove m’invitavano alle cene illustri. E poco sopra, Silvana Mauri, sorella di Fabio Mauri autore di questo importante «Muro» (nonché di «Ebrea»), col marito Ottiero Ottieri, autore de L’irrealtàquotidiana. Andavo spesso a trovarli (ormai non ci sono più). E una volta, tornando in macchina da Basilea, Valentino lì sotto rifece tutta l’impaginazione del suo catalogo della mostra retrospettiva di Arnold Böcklin.

luis gomez, la rivoluzione luis gomez, la rivoluzione

 

Sono stato lì per tanti anni, nel cosiddetto «appartamento della nonna», sia perché ci aveva vissuto la madre di Valentino Bompiani, sia perché usandolo come pied-à-terre non sarebbe stato grave lasciarlo.

 

Fabio abitava con Elisabetta Catalano a Roma, su Piazza Navona, dove a un bar detto il Sodomiziano una sera Lilli Volpi (che ovviamente non ci andava mai) proruppe: «Et le voilà, l’imbécile! », giacché così chiamava un devoto servo, ora folleggiante in libera uscita.

 

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liu ruo wang liu ruo wang

 

Ma rientrando in questa Biennale, sarà più o meno “liquida” e interamente di “volontari” questa lettura integrale del Capitale di Marx, praticamente per nessuno, in un teatrino buio?

 

«All the World’s Futures», dice l’intestazione. Ma poi esistono oppure no certi problemi tipo «Nutrire il Pianeta», secondo i consumismi evocati come show o spot o metafora alla contemporanea Expo milanese?

 

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Insomma, «Energia per la vita » sarà un mantra, un percorso, uno scherzo? Oppure una video- installazione su tre canali, looped, 35’, surround sound, acoustic panels, coloured textiles, con wooden frames, stools, carpet, diverse media, French and Kikongo, subtitled in English, Situationist International mythology, cori di protesta ibrida e sperimentale, Courtesy the Artist… Vetri rotti, bende e fusciacche nere, vecchi sacchi usati…

 

Ecco la Svizzera, in abbandono, con un ramo secco che forse è un’installazione. E non un delicatissimo telo in finissime tinte, come per Ettore Spalletti al secondo piano del Palazzo Cini… Ecco i molti gradini o scalini del padiglione tedesco, per rimirare il tetto e chi vi opera, o forse la Laguna di lassù… Ecco la Scandinavia, che espone l’incapacità di adattare cornici e riquadri e mensole, dunque ecco tanti vetri rotti per terra… Ecco la Danimarca, tutta sola: con vecchi Cristi lignei e scatole usate non già monumentali. Sono poi qui le identità da ricomporre, con teschi e crani forse di antichi schiavi?

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In Spagna, come dovrebbe risapersi, Salvador Dalì gioca col mercato e ne sbeffeggia le regole. Un tono, un luogo nella storia, senza le varie incertezze di oggi. Comunque, ribellione, eversione, rivolta.

 

Per l’Italia, tutto o quasi «senza titolo». Bisogna andare là in fondo, con le macchinette di cortesia. Molto cortesi, certo. E laggiù, ecco Jannis Kounellis, William Kentridge, Vanessa Beecroft, Peter Greenaway, Jean-Marie Straub… Aby Warburg e la sua “Mnemosyne” vengono spesso menzionati, a tale proposito. Come fra non molto si citerà spesso L’idea del theatro di Giulio Camillo, ai primi del Cinquecento. Adesso, nelle parole del Presidente Paolo Baratta, alla Biennale sono stati chiamati 136 artisti, provenienti da 53 paesi, e presenti in 88 per la prima volta, sotto la direzione di Okwui Enwezor. Inoltre, 44 Eventi Collaterali. Ma dove bisognerà stare attenti a non confondersi?

jannis kounnellis jannis kounnellis

 

…Show, sharing, sapori, graffiti, percorsi, cibo, lusso, mantra, agenda, andazzo, girare, made in Italy, più o meno… Devastanti conseguenze della guerra, proliferazione delle macchine, processi di industrializzazione, massicce migrazioni, nature morte e consumi di massa… Ecco la Nuova Oggettività dell’Arte in Germania al tempo della Repubblica di Weimar? O non piuttosto le violenze con vittime voluttuarie in atmosfere sinistre fra le scene cittadine di strada a la borghesia rampante che trae profitto dalle privazioni, non si capisce come… Oggettività!

 

paolo baratta paolo baratta

Nuova o Nuovissima al Correr, fra i Post-Impressionismi e i Neo-Nautralismi e i Realismi o Verismi o Espressionismi più o meno Magici nell’Arte di quella Repubblica durata dal 1919 fino al 1933, e magari oltre? Includendo le magliette sudaticce di Christian Schad e i suoi studi calligrafici su fenomeni da circo quali la ragazza coi pitoni o il poveraccio con cassa toracica invertita, o la differenza di classe fra i bagnanti del Lido e il giovanotto che deve portare i mattoni.

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Professionisti sofisticati, mutilati, disoccupati, manovali, emarginati, stupratori, ubriachi, mendicanti fra dame impel-licciate, modelle, manichini, macellerie, miserie, passanti, pettegole, nudi, autoritratti, assassini, genitori, minorenni, carnevali, stivali, velette, scimmie, apostoli, caffè, metropoli… Gran borghesi superdecorati, con fattezze porcine, già pronti per Hitler… Bella roba, quella Repubblica di Weimar?

E in memoria: «Alto-là, che mi guarda la gente / nel vedermi appoggiato a un bastone… / Alto-là, sono un vecchio sergen- te / e so dirvi, qual voce ha il cannone… / Una volta s’andava a battaglia / come a un ballo cantando si va…. / Parea pioggia di fior la mitraglia / Rataplàn rataplàn rataplàn!...».

 

karo akpokiere nigerian visa mystic temple karo akpokiere nigerian visa mystic temple

«Una notte il cannone rimbomba / io mi levo dal suolo ove giaccio, / fate largo, qua arriva una bomba! / Maledetta, mi porta via un braccio!»… Dunque, ecco nature morte «senza titolo». Qualche dentifricio, qualche strofinaccio, uno spazzolone, un secchio… «Senza titolo», come tante opere alla Biennale?... Fibrillazioni, coalizioni, occupazioni, condizioni trasversali, caos, il futuro, linea dura, coinvolgimenti, magari «una vivacità disturbante »…

Alla Collezione di Peggy Guggenheim, ecco non solo il drip painting, con la marcata energia espositiva che porta la pennellata violenta per terra, per la marcata energia di esecuzione che porta e esprimere più direttamente il subconscio ereditario degli astrattisti americani.

 

robert smithson dead tree robert smithson dead tree

Quando Peggy stessa vendeva biglietti all’ingresso, mi par di ricordare una «Pastorella delle Sfingi» di Léonor Fini, a fianco del letto. Ma non sarà stata una «Vestizione della sposa», di Max Ernst, fra tanti ricercati rosari?

 

Si ramazza un po’, sul fondo?... Ma se il fondale della Peggy Guggenheim Collection si ferma al dripping di un fratello meno inventivo di Jackson Pollock, Charles Pollock, fra mescolanze di colori e ricette di cucina, varrà ancora la pena o lo sforzo di rivalutare i parenti? E gli amici?...

 

qiu zhijie jinling chronicle theater project qiu zhijie jinling chronicle theater project

…Senza ovviamente dimenticare i soggiorni della leggendaria Marchesa Casati, quando abitò quelle stanze dilapidate… Farfalla crepuscolare, Cavallerizza, Capanna verde, Letto di tutti, Felina, Euterpe, Coré, Gelosia, Bautta… Ma la Collezione appare strepitosa. E molto internazionale. Picasso, Braque, Léger, Delaunay, Duchamp, Picabia, Klee, Kandinsky, Chagall, Severini, Boccioni, Brancusi, de Chirico, Malevich, Mondrian, Ernst, Dalì, Magritte, Mirò, Calder, Bacon, Rotnko, Marini…

 

melvin edwards dakar melvin edwards dakar

A Cà Pesaro, in saloni sconfinati, ecco gli italiani delle Biennali. Internazionalissimi. Cagnaccio di San Pietro… E lì accanto, al Palazzo Corner della Regina, ecco la Regina vedova di Cipro. Con signoria feudale ad Asolo. E raffinatissimi dialoghi. Gli Asolani di Pietro Bembo. «Questo poco, Madonna, che io v’ho fin qui detto, sarebbe alle nostre donne potuto per avventura bastare per dimostramento»… Non quindi «Potere e Pathos» nei bronzi ellenistici al Palazzo Strozzi Fiorentino.

 

marlene dumas justice marlene dumas justice

Bensì, a cura di Salvatore Settis per la Fondazione Prada, una meravigliosa cascata di Ercoli Farnese nel vestibolo, sempre più piccoli e «portatili». Sempre più minuscoli capolavori dell’antichità classica. Imitando l’arte antica nel Rinascimento. Collezionisti con l’Antico in casa, o in bottega. Patrizi coltissimi, e anche nuovi ricchi. Dioscuri, Satiri, Atleti, Fauni, Spinari, Antinoi, Veneri, Penelopi, Laocoonti, Discoboli, Centauri, Cupidi, rifacimenti dei bronzi di Riace in gesso o porcellana…

 

marcel broodthaers un jardin d'hiver marcel broodthaers un jardin d'hiver

…Raffinati biscuits, manifatture di Doccia e Capodimonte, eruditi ritratti in contemplazione, o con le varie famiglie, iterazioni reinventate, esemplari, studioli… Capolavori, come nel caso del cosiddetto «Antico», mantovano, donato dalla marchesa Isabella d’Este a suo fratello Alfonso I, duca di Ferrara. E poi Guglielmo Fiammingo, su commissione del condottiero Niccolò Orsini, conte di Pitigliano, e destinato a Filippo II di Spagna. Nientemeno. Ma vi fu la caduta della cittadina fortificata. Sotto i Medici. E il mobile venne a loro trasferito come dono del padre di Niccolò, Gianfrancesco. Lì ci sono tutte le notizie. Mostra bellissima!

 

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«A Weimar non voglio andare, è troppo vicina a Buchenwald dove è morta nostra madre », diceva Enrico d’Assia. «Che gran signora, sua nonna la Regina!», ricordava la vecchia corniciaia, in via Margutta. Ho ancora il catalogo «Im Lichte Venedig », ove Enrico augura la speranza di vederci presto alla “Fasanerie”, un Museum Schloss nell’Assia.

 

 

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