LA CROSTA È SEMPRE IN AGGUATO - OPERE DI DE DOMINICIS FALSIFICATE: IL RIESAME CONVALIDA LE MISURE DEL GIP SULLE 23 PERSONE INDAGATE, TRA CUI SGARBI, DUCCIO TROMBADORI E L'EX ALLIEVA DELL'ARTISTA, MARTA MASSAIOLI, CHE SI DIFENDE PARLANDO DI ''RITOCCHI'' AGLI ORIGINALI. PER LA CONSULENTE TECNICA DEL PM INVECE SONO PROPRIO OPERE FALSE

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Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera - Edizione Roma”

 

Nè i celebri teschi con naso di cartone, né le altrettanto famose silhouette con colori a olio: la maggior parte delle opere contraffatte di Gino De Dominicis riguarderebbe soggetti come «Urvasi e Gilgamesh» più altri su pannelli laminati in oro, classici della produzione dell' autore anconetano del Novecento.

gino de dominicis gino de dominicis

 

Secondo i carabinieri del nucleo di Tutela del patrimonio artistico, coordinati dalla pm Laura Condemi e dall' aggiunto Angelantonio Racanelli, si tratta di una truffa del valore di circa 30 milioni per la quale sono indagate 23 persone fra cui Vittorio Sgarbi (avrebbe certificato i falsi consapevolmente), Duccio Trombadori e l' ex allieva dell' artista, Marta Massaioli.

 

Ora, nel confermare la validità delle misure disposte dal gip, le motivazioni dei giudici del Riesame, rivelano nuovi dettagli su una vicenda che rischia di travolgere la reputazione di storici, intellettuali e mercanti d' arte.

 

Ad esempio le indagini tecniche sul gallerista Pio Monti che avrebbe commercializzato falsi De Dominicis, «facevano emergere - scrivono i giudici del riesame - sospetti di altre condotte di ricettazione o falsificazione di opere di importanti artisti contemporanei quali, oltre De Dominicis, De Chirico, Capogrossi, Carlo Carrà, Lam, Balla, Lucio Fontana, Carla Accardi e altri». Il sospetto è che si sia diffuso un mercato parallelo di maestri del Novecento sostenuto da falsi expertise.

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Non solo De Dominicis insomma.

 

Quanto all' autore di Ancona, la contraffazione sarebbe stata abbastanza grossolana: quando uno dei compratori, per fugare dubbi, si rivolge alla ditta «Pavia restauro» trova che i suoi peggiori sospetti sono confermati e «che il restauratore, al momento di intervenire su tre opere, constatava che il colore bianco presente sui manufatti era databile a circa un anno fa». É lo stesso Alessandro Pavia, l' artigiano, a far mettere a verbale una serie di circostanze importanti e, fra tutte, il fatto che «in effetti le tre opere presentavano un forte odore di vernice fresca» incompatibile con «opere databili a 15 anni, 20 anni fa».

 

GINO DE DOMINICIS IL GUERRIERO GINO DE DOMINICIS IL GUERRIERO

La Massaioli si difende parlando di «ritocchi» all' originale, ma la consulente tecnica del pm «le valuta come (opere, ndr ) false ed esclude che siano state oggetto di un semplice restauro o di interventi di ritocco».

 

Altre risposte vengono, per gli investigatori, dall' individuazione di «un capannone a Cerreto d' Esi, in provincia d' Ancona» dove alcuni falsi De Dominicis venivano custoditi e realizzati. E dalla testimonianza di Sandro Mentuccia, factotum della Massaioli che si presta a trasportare i quadri al festival di Spoleto organizzato da Sgarbi come pure a «ravvivare» i colori delle opere: «Il retro di alcune opere che ho pitturato di nero - dice - le ho solo ravvivate nella densità del colore ma non so se fossero le stesse che avevo pitturato quando erano grezze o altre».

 

Mentuccia riferisce anche un altro dettaglio: «Mi ricordo che quando le rivedevo, magari mentre le trasportavo da qualche parte con Massaioli, sulle stesse opere c' era un' etichetta con le misure e il titolo dell' opera. Ricordo questo dettaglio per esempio anche nell' occasione delle opere che ho portato a Spoleto nel 2012 al Festival».

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