MIART! DALLA TORTA DI CATTELAN AL MOSAICO DI SIRONI, E’ INIZATA LA FIERA DELL’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA DI MILANO: 169 GALLERIE DA 27 PAESI - IL TEMA DI QUEST’ANNO È “CRESCENDO”, PER INDICARE L’AUMENTO DEI PARTECIPANTI E DEGLI ESPOSITORI ALLA FIERA NEI DUE ANNI IN CUI È STATA GUIDATA DA NICOLA RICCIARDI - CI SONO I GRANDI COLLEZIONISTI MA LA SENSAZIONE È CHE MOLTE GALLERIE ABBIANO LASCIATO IN MAGAZZINO I PEZZI SENSAZIONALI RISERVATI AD ALTRE FIERE

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Estratto dall'articolo di Michela Moro per ilgiornaledellarte.com

 

miart 2023 torta cattelan miart 2023 torta cattelan

Tutti carichi e pronti, il direttore Nicola Ricciardi e le 169 gallerie di Miart, quando si sono aperte le porte per l’edizione 2023. I visitatori hanno affollato in gran numero gli stand in un’inaugurazione durata un’intera giornata. Questa ventisettesima edizione si presenta come la prima consolidata del «dopo»: dopo il Covid e dopo i cambiamenti che si stanno ormai assettando in un nuovo ordine.

 

Sono cresciute le gallerie, venti in più della passata edizione, di cui molte straniere; molti anche i ritorni, segno dell’interesse per Milano, sempre più attraente internazionalmente. All’ingresso si viene accolti dalla torta di compleanno ideata da Maurizio Cattelan per il ventesimo anniversario della Fondazione Trussardi, ieri con tanto di banda al seguito. La Fondazione, nomade per scelta, ha portato a scoprire e rivalutare luoghi sconosciuti o dimenticati della città con artisti di prima grandezza e mostre certamente sempre di grande impatto e rilevanza, anche quando controverse.

 

 

Nel gran numero di gallerie il percorso è compatto e si snoda su tre lunghi corridoi, i galleristi sono freschi e disponibili a raccontare gli artisti presentati. Presto per riportare le vendite, tanta l’aspettativa e la curiosità.

edizione 2023 del miart edizione 2023 del miart

 

Di impatto e sostanza cattura l’attenzione lo stand di Kaufmann Repetto, un grande cielo su cui si posano le farfalle di Anthea Hamilton, le sculture di Simone Fattal, e poi i lavori di Katherine Bradford, Pierpaolo Campanini e Latifa Echakhch tra gli altri.

 

Tommaso Corvi-Mora, da Londra, ha scelto di partecipare solo a due fiere all’anno, Frieze e Miart, e presenta come sempre uno stand quasi monografico, in cui si possa ben capire il lavoro degli artisti: in questo caso Des Ferris e John Lindell, consolidati e complessi artisti mid career, pittrice l’una e scultore l’altro. Vincitore la scorsa edizione del Premio Herno per il migliore allestimento, mantiene prezzi contenuti tra i 5mila e i 12mila euro.

 

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Vistamare, oltre a una gigantesca e ironica scultura, per fortuna di polistirolo, di Scotto di Luzio, propone un classico dittico di Ettore Spalletti e un’interessante scultura cinetica da parete di Rosa Barba, osservata con attenzione anche da Patrizia Sandretto Re Rebaudengo. La collezionista era presente fin dall’apertura e già un’ora dopo aveva trovato spunti di acquisto interessanti: «Specialmente tra i giovani, ha detto. Vengo alle fiere proprio per questo, e per imparare sempre qualcosa di nuovo».

 

 

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Giò Marconi ospita tre generazioni, Trisha Baga, Will Benedict e John Bock, con una nuova serie di collage. «Per ora molto interesse su Baga che avrà una retrospettiva a Ginevra», dice il gallerista, prezzi da 10mila a 150mila euro.

 

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Benjamin Trigano di M+B, Los Angeles, è felice di essere tornato qui, tanto che ha appena aperto uno spazio in un appartamento milanese d’epoca: «Siamo elettrizzati da questo nuovo progetto, che sta convogliando in città i nostri collezionisti. Miart è la fiera dove i mei artisti vogliono sempre venire, qui proponiamo artisti europei come Eva Beresin, già molto apprezzata».

 

Monica Bottani, Ribot Gallery, propone Bénédicte Peyrat, francese, e Andrei Pokrovski, russo, «utilizzano entrambi tecniche classiche con letture contemporanee, racconta,  le nostre cifre sono sempre contenute , 3mila-5mila euro, Miart dev’essere una bella occasione per i collezionisti attenti, ma anche per i curiosi che vogliono comprarsi un’opera con serenità».

 

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Poi c’è la potenza del moderno della galleria Cardi: «Ci siamo basati sull’identità dalle galleria, dice Nicolò Cardi, quindi Minimalismo americano e Arte povera, Spazialismo e Arte concettuale. Pensiamo sì al pubblico milanese, ma questa mattina sono passati personaggi che solitamente si vedono solo a Basilea e i quaranta più importanti collezionisti italiani: abbiamo in corso molte trattative; si vede lo sforzo fatto dalla fiera, quindi bene». In vendita un museale Kounellis, un importante Merz, più Paladino e altri, fino a due milioni di euro le richieste.

 

 

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Elegante come sempre lo stand di Matteo Lampertico, dove una madre collezionista esorta la figlia giovane donna all’acquisto di una carta di Fontana, piccola «Fine di Dio» da 90mila euro.

 

Il moderno è sempre stata la punta di forza di Milano, ma quest’anno la sensazione è che molte gallerie abbiano scelta sì la via delle buone proposte e dei nomi classici, lasciando però in magazzino i pezzi sensazionali riservati a fiere più ghiotte. Corridoi affollatissimi con clou verso le 19.00, quando la mappa della fiera, primo premio per essere quasi illeggibile nella grafica cool, non serviva più: tutti guardavano e salutavano tutti, ma è sempre così, è anche questo parte del successo

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