Marcello Zacché per “il Giornale”
Dire che da ieri c' è una banca che regala i soldi non si può. Ma certo Intesa Sanpaolo rompe gli indugi, anticipa tutti in Italia e in Europa, concorrenti e governi, ed eroga le prime risorse a fondo perduto. E lo fa non a caso a Bergamo, il territorio simbolo della pandemia in Italia, per le sue microimprese. La cifra è contenuta: 10 milioni. Ma il Progetto Rinascimento ne vale in tutto 30, di cui altri 20 milioni destinati ai prestiti d' impatto: crediti pensati per artigiani o esercenti finiti in difficoltà ma con caratteristiche patrimoniali e reddituali non del tutto rispondenti ai normali criteri di valutazione. Crediti senza istruttoria, quindi, erogati per l' impatto socio-economico che possono generare, a tassi molto bassi (0,4%) e per periodi flessibili, anche 10 anni.
L' operazione, lanciata dall' ad di Intesa Carlo Messina insieme con il sindaco di Bergamo Giorgio Gori, punta a sostenere bar, parrucchieri, negozietti che da inizio marzo hanno avuto solo spese e che da giugno a fine anno, sulla strada della riapertura, avranno più spese che ricavi. «È un esperimento unico in Europa. Ed esportabile», ha detto Messina, che con questa mossa consolida il posizionamento di Intesa nella prima linea dell' emergenza sociale, oltre che economica.
Nello specifico, il programma prevede per microimprese 3 milioni a fondo perduto per coprire le spese del lockdown, accompagnati da prestiti d' impatto per 20 milioni, a loro volta abbinabili a contributi a fondo perduto per ulteriori 7 milioni.
Il totale dei 10 milioni a fondo perduto verranno versati nel Fondo di Mutuo Soccorso istituito dal Comune di Bergamo per sostenere il rilancio della città dopo l' emergenza Coronavirus. L' accordo prevede anche servizi di affiancamento delle imprese, la cui gestione, oltre all' erogazione dei fondi, al monitoraggio e alla rendicontazione, sono affidati a CESVI Fondazione Onlus, con cui il Comune di Bergamo ha definito una convenzione.
Per Messina questo modello potrà essere esteso anche ad altri territori. E l' operazione assume anche un valore politico per Intesa, che lo stesso Messina non nasconde quando dice che «oltre ad essere una delle più grandi banche e assicurazioni d' Europa, noi siamo l' Italia, l' istituzione simbolo, la bandiera italiana all' estero». Un ruolo che parte dai territori e dalle loro imprese, di cui Intesa intende essere il partner della ricostruzione. E del rilancio di filiere e distretti.
In questa chiave, Bergamo non è solo il simbolo della rinascita, ma anche il fulcro di una vasta zona industriale del Nord-Est in cui Intesa, con l' offerta in corso per acquisire il controllo di Ubi Banca (l' istituto di Bergamo e Brescia, partecipato da decine e decine di imprenditori di queste zone) intende diventare il punto di riferimento.
Estendendo questo modello magari a partire da Brescia: «Siamo impegnati su tutti i territori. Questa operazione è a prescindere dall' offerta su Ubi», dice Messina, ma coglie l' occasione per lanciare «un appello a imprenditori bergamaschi e bresciani: io credo ci sia l' interesse di tutti, la possibilità insieme di immaginare progetti sulle filiere. Noi oggi siamo in grado, se gli imprenditori di questi territori lo vorranno, di attivare altri progetti che possono garantire prestiti d' impatto anche all' interno delle filiere».
L' idea è quella di esportare al livello macro dei distretti l' esperimento micro sulle piccole attività del comune di Bergamo.
Per questo Messina ha annunciato di aver destinato una «task force della banca» composta dal capo della divisione crediti Raffaello Ruggieri e da quello dellla banca d' affari, Mauro Micillo, a cui affiancare l' opera del presidente di Banca Imi Gaetano Micciché. «Credo - ha concluso Micciché - che lavorando con gli imprenditori ci sia la possibilità di portare benefici ulteriori su tutte le filiere, non soltanto lavorando su progetti finalizzati all' interno del mondo pubblico. Siamo pronti a farlo con tutti gli imprenditori italiani e in particolare con quelli che operano in questi territori».