Roberto Mania per “la Repubblica”
Aumentano i candidati alla successione di Giorgio Squinzi alla guida di Confindustria. Ieri ha sciolto la riserva Alberto Vacchi, presidente degli industriali di Bologna.
Nei prossimi giorni sarà Fabio Storchi, leader di Federmeccanica, a decidere cosa fare dopo che sempre ieri gli organi direttivi della sua federazione gli hanno chiesto di scendere in campo.
Scelta delicata visto che anche Vacchi è un industriale metalmeccanico ed entrambi sono imprenditori dell’Emilia Romagna, bolognese il primo, reggiano il secondo. Sarebbe una doppia sfida tra emiliani e tra metalmeccanici.
Perché Vacchi e Storchi interpretano due modelli di relazioni sindacali diverse: Vacchi è l’uomo del dialogo con la Fiom (ieri è arrivato anche l’endorsement da parte degli uomini di Landini), Storchi sta conducendo, invece, una battaglia durissima sul rinnovo del contratto. «Non so cosa farò — ha detto Storchi — ora sono impegnato nel “rinnovamento” del contratto». Entro la metà di febbraio dovrà comunque pronunciarsi.
Per ora si prospetta un duello per la corsa alla presidenza: Vacchi, appunto, e Aurelio Regina, già presidente degli industriali di Roma e del Lazio, che da tempo ha annunciato la sua disponibilità all’insegna della discontinuità.
Formalmente le candidature saranno presentate ai tre saggi che si insedieranno il 28 gennaio. Dopo la consultazione della base i saggi porteranno al voto del consiglio generale i candidati che avranno ottenuto almeno il 20 per cento dei voti assembleari.
Per adesso, sia Regina sia Vacchi sembrano in grado di superare agevolmente quella soglia. Si vedrà poi, dopo la campagna elettorale, chi prevarrà al consiglio generale straordinario già convocato per il 17 marzo. Il 26 maggio, infine, l’elezione da parte dell’assemblea generale.
Questa è la prima volta che si procede all’elezione del presidente della Confindustria con le nuove regole introdotte dalla “riforma Pesenti” che dovrebbe far saltare il vecchio sistema della cooptazione, per quanto le vecchie cordate confindustriali siano in azione da tempo.
D’altra parte dietro la candidatura di Vacchi ci sarebbe il sostegno di Gianfelice Rocca, presidente della potentissima Assolombarda. E della partita sarebbe anche Luca di Montezemolo che dietro le quinte ha spinto molto perché emergesse una candidatura emiliana.
aurelio regina con la moglie carla
Un appoggio a Vacchi dovrebbe pervenire anche da alcuni settori del Veneto che, come da tradizione, si presenta diviso all’appuntamento con la scelta del presidente nazionale. Certo è che proprio dal Veneto, con il vicentino Stefano Dolcetta, vicepresidente di Squinzi, era venuta la richiesta di un “metalmeccanico”.
Regina e Vacchi, se rimarranno i due candidati, sono espressione di almeno due diverse anime della Confindustria. Vacchi, considerato un prodiano, è a guida di un gruppo di packaging (Ima), quotato, fortemente internazionalizzato (91 per cento del fatturato viene dall’estero);
Regina, presidente e azionista di Manifattura Sigaro Toscano, è anche consulente di Egon Zehnder, multinazionale per la ricerca del personale di altissimo profilo, è stato per un biennio vice di Squinzi con cui ha poi clamorosamente rotto, è uomo con una rete fittissima di relazioni.
Regina sarebbe forte anche di un patto con Vincenzo Boccia, imprenditore salernitano, già presidente della Piccola industria e ora nella squadra di Squinzi con la responsabilità del settore del credito. Un patto che, tra l’altro, consentirebbe a Regina di raccogliere consenso in alcune aree del Nord dove all’imprenditore foggiano di nascita ma romano di adozione si rimprovera proprio l’eccessiva “romanità”.
Restano da capire quali saranno le mosse di Emma Marcegaglia, ex presidente, ma anche presidente di Eni e ad dell’azienda di famiglia. Tre ruoli che nella corsa al settimo piano di Viale dell’Astronomia potrebbero incidere non poco nell’influenzare il voto di una parte degli associati.