Stefano Righi per il “CorrierEconomia - il Corriere della Sera”
Due liste, due probabili vicepresidenti, due posti in meno nel consiglio di amministrazione. Dopodomani, mercoledì 13, l’assemblea di Unicredit voterà un importante cambiamento nella governance della principale banca italiana.
Se i due massimi esponenti, l’amministratore delegato Federico Ghizzoni per la parte operativa e il presidente Giuseppe Vita per la rappresentanza degli azionisti, sono destinati a una facile riconferma nei rispettivi incarichi, l’Unicredit che uscirà dall’assemblea romana sarà una società affatto diversa da quella di oggi. Il nuovo profilo che si intravede alla vigilia del voto dei soci lascia trasparire una banca dove il riequilibrio dei poteri e delle funzioni non sarà banale, né di facciata.
Meno fondazioni
Le due poltrone in meno, ad esempio, dimezzeranno il numero dei vicepresidenti, con un effetto diretto sulla rappresentatività delle fondazioni di origine bancaria. Un taglio netto con il passato e soprattutto con la Fondazione Cariverona rappresentata da Paolo Biasi. L’ente scaligero, che è stata una delle pietre angolari nella costruzione del gruppo bancario, esce dalla stanza dei bottoni. La battaglia condotta nei mesi scorsi ha portato a un esito infelice: Cariverona oggi è rappresentata da un vicepresidente, Candido Fois, dopodomani non avrà neppure un consigliere.
La lista 1, che presenta 17 candidati, è stata presentata da Allianz, Aabar, Fondazione CtTorino, Carimonte holding, Fincal (Caltagirone) e Cofimar (Maramotti) e mette assieme circa il 15 per cento del capitale non includendo la quota del 3,449 per cento oggi in portafoglio a Cariverona.
Né i veronesi hanno dato corpo all’ipotesi di una lista propria, da soli o coalizzando altri azionisti, visto che l’unica alternativa presentata è la lista 2, sostenuta dai fondi comuni di investimento, che ha come unica candidata Lucrezia Reichlin, già oggi componente il consiglio di amministrazione di Unicredit. Con Reichlin avviata alla riconferma, entreranno in consiglio 16 dei 17 candidati della lista 1. Sicuri Vita e Ghizzoni, come pure Mohamed Badawy Al-Husseiny in rappresentanza di Aabar (primo azionista del gruppo), Manfred Bischoff, Fabrizio Palenzona, Luca Cordero di Montezemolo e Alessandro Caltagirone.
Molte le donne, anche in ossequio alla nuova normativa: non è ricandidata Marianna Li Calzi, mentre sono confermate Henryka Bochniarz e Helga Jung e nella lista 1 trovano posto anche Clara Streit, Paola Vezzani, Elena Zambon e Benedetta Navarra, mentre l’attuale vicepresidente Vincenzo Calandra Buonaura corre per un posto da consigliere e si fa da parte Lorenzo Sassoli de Bianchi.
Un ruolo chiave avranno Palenzona e Montezemolo: con ogni probabilità saranno infatti loro i due vicepresidenti. Ricorrendo a una semplificazione, Palenzona potrebbe essere chiamato a rappresentare gli interessi degli azionisti italiani — le fondazioni ma anche la coppia Caltagirone-Maramotti — mentre Montezemolo è già stato e potrebbe essere ancora il collettore delle istanze che provengono dagli azionisti internazionali.
Formazione
Oltre alla importantissima formazione della squadra di amministratori, l’assemblea di dopodomani, con il rinnovo delle cariche, darà anche il via ad alcune rilevanti modifiche organizzative che, nella sostanza, cambieranno il modo di agire della banca di piazza Gae Aulenti. Nei mesi scorsi infatti è stato svolto un lavoro approfondito di recepimento delle indicazioni della Banca d’Italia su alcuni aspetti della corporate governance , che diverranno operative in anticipo rispetto alle scadenze fissate da via Nazionale.
«Unicredit si è caratterizzata per una particolare attenzione verso le aspettative degli investitori internazionali — dice Andrea Di Segni, capo del corporate advisory di Sodali, società tra i leader internazionali nella consulenza sulla governance societaria —.
Sul fronte delle remunerazioni, ad esempio, Unicredit è stata una delle prime società a fare engagement con il mercato, fin dal 2010. Con molta proattività. Oggi ci riferiamo in particolare al fatto che tutti i presidenti dei comitati del board dovranno essere indipendenti.
È il caso di Giuseppe Vita, che è un membro non esecutivo del consiglio di amministrazione e che quindi, secondo anche gli auspici della banca, potrà partecipare al comitato remunerazioni, ma non potrà presiederlo».
mohammed bin zayed al nahyan e luca di montezemolo
Diverse le cose che restano da fare. Se il nuovo board rispetterà le indicazioni sulle quote di genere, rimane una formazione ancora troppo numerosa. I due posti in meno nel consiglio di amministrazione (da 19 a 17) sono un segnale, ma le indicazioni di Banca d’Italia sono più stringenti.
È però stato avviato un meccanismo che, con i futuri rinnovi, porterà ad asciugare il board della banca, su cui adesso ancora si riflettono gli effetti delle molteplici operazioni di fusione e acquisizione che hanno portato alla costituzione di Unicredit, così come appare oggi. L’allineamento verso le aspettative della comunità finanziaria internazionale è però costantemente tenuto presente. Le professionalità presenti nel nuovo board lo andranno a confermare.