1 - UN NUOVO PRESIDENTE E IL PIANO DI ASPI DOPPIA MOSSA DEI BENETTON PER L'INTESA
Teodoro Chiarelli per “La Stampa”
Doppia mossa della famiglia Benetton nel tentativo di sistemare definitivamente il complesso contenzioso con lo Stato per le vicende legate al crollo del ponte Morandi. Gli imprenditori di Ponzano Veneto, che attraverso Edizione controllano Atlantia e quindi Autostrade per l' Italia, hanno deciso di nominare una figura di garanzia, ben introdotta e gradita al governo, come presidente della holding: il professor Enrico Laghi.
Cinquantun anni, romano, non è un manager, ma un giurista esperto di diritto e finanza, già commissario di Alitalia e Ilva. Il suo nome sarebbe stato suggerito ai quattro rami della famiglia Benetton da Sergio Erede per gestire la partita Aspi. Un indubbio cambio di passo. La sua figura, però, è anche utile per avviare una nuova governance nel gruppo.
«Si tratta di una scelta di chiara matrice tecnica - recita una nota di Edizione - a favore di un professionista con uno spiccato approccio istituzionale, che gode della piena fiducia di tutti i componenti della famiglia e del Cda, anche funzionale alla futura individuazione di una figura manageriale che possa accompagnare la società in un cammino di lungo periodo».
Laghi, che prende il posto di Gianni Mion, storico manager dei Benetton, avrà il compito di ricucire i rapporti, ormai completamente sfilacciati, fra la famiglia veneta e il governo, con l' obiettivo di uscire quanto prima dall' avventura nelle autostrade italiane, che pure tante (troppe) soddisfazioni economiche ha procurato fino al crollo del viadotto di Genova.
Il cda di Edizione ha attribuito a Laghi le deleghe di supervisione e coordinamento strategico di tutti i dossier e progetti strategici del gruppo Benetton, ma anche «del processo funzionale al percorso di rinnovamento e rafforzamento della strategia sociale».
La seconda mossa riguarda, invece, proprio Aspi. Con una missiva inviata sabato alle 20 al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, Autostrade ha comunicato al Mit di accettare anche l' Atto aggiuntivo - in pratica, il contratto che serve a recepire il nuovo Piano economico finanziario (Pef) nella Concessione vigente - nei termini proposti dal governo il 2 settembre scorso.
ENRICO LAGHI LUIGI GUTIBOSI STEFANO PALEARI
Due giorni prima, Aspi aveva approvato la nuova versione del Pef, a seguito dei rilievi dell' Autorità regolatoria dei trasporti (Art), inviandola sempre al governo. Questo perché il Mit il 22 ottobre aveva chiesto ad Aspi di adattare il Pef al parere che era stato formulato dall' Art il 14 ottobre. Se si aggiunge il sì all' atto transattivo per la chiusura della procedura di revoca, Aspi sostiene quindi di aver accettato formalmente tutti gli atti proposti dal governo, e nella formulazione voluta dall' esecutivo.
luciano giuliana gilberto benetton
Fra l' altro, nel nuovo Pef di Aspi vengono mantenuti 14,5 miliardi di investimento e 7 miliardi di manutenzioni al 2038, di cui fanno parte 1,2 miliardi di manutenzioni aggiuntive. Secondo Aspi, l' importo medio delle manutenzioni prima del 2018 era di 280-300 milioni l' anno.
Nel 2019 è diventato di 400 milioni, nel 2020 655 milioni, nel 2021 sono programmati 600 milioni. Capitolo occupazione. L' indice di recupero di produttività sull' automazione resta quello voluto dall' Art, ossia il 2,2%, ma verrebbe applicato in 10 anni invece che in 5. Ciò consentirebbe di evitare un migliaio di licenziamenti, utilizzando incentivi e scivoli verso la pensione.
La parola ora passa al governo. Quali decisioni assumerà sull' approvazione finale del Pef? Cdp, che in cordata con i fondi Macquarie e Blackstone ha fatto una proposta non esclusiva per rilevare Aspi, ha dichiarato che per un' offerta vincolante serve un Pef definitivo. La scadenza è il 30 novembre. Ma proprio qui sta il nodo da sciogliere. Le intercettazioni alla base dei provvedimenti che hanno spedito ai domiciliari l' ex amministratore delegato di Aspi, Giovanni Castellucci, hanno ridato fiato ai falchi della revoca della concessione.
Se la Procura, alla chiusura delle indagini preliminari, sosterrà che all' origine del crollo del ponte Morandi, con le sue 43 vittime, ci si stato un oliato e fraudolento sistema di "risparmio" sulle manutenzioni, allora - sostiene una parte dell' esecutivo e, pare, lo stesso premier Giuseppe Conte - la revoca della concessione potrebbe essere giuridicamente fattibile senza dover corrispondere un salatissimo indennizzo agli azionisti di Autostrade e, quindi, i Benetton. La Procura di Genova si esprimerà, pare, entro fine gennaio. Il Pef e la trattativa? Aspetterebbero. Anche per questo serve Laghi.
2 - BENETTON TENTA LA SVOLTA
Estratto dell'articolo di Francesco Manacorda per “la Repubblica”
(…) Due mosse che hanno come obiettivo comune quello di sbloccare proprio l' impasse di Autostrade nella lunga trattativa che i Benetton stanno conducendo con un governo che li considera di fatto radioattivi: chi venisse considerato responsabile di una scelta anche in parte a loro favorevole, rischierebbe di essere politicamente incenerito.
Questa consapevolezza pare essersi fatta strada, anche se in ritardo e a fatica, in quella che era un tempo una delle grandi famiglie del capitalismo italiano e la cui credibilità - dopo il crollo del Ponte Morandi, le inchieste e le intercettazioni - appare adesso gravemente compromessa.
Ecco dunque la doppia mossa. La prima è quella che sabato ha visto Autostrade comunicare al governo l' accettazione del Piano economico finanziario della società, comprese le modifiche apportate dopo le osservazioni dell' Autorità dei Trasporti.
A questo punto tocca appunto al governo muoversi, approvando il Piano e dando così un elemento di sicurezza in più alla trattativa che Atlantia sta conducendo con Cdp e alcuni fondi per cedere il suo 88% di Autostrade.
Ma la mossa più forte dal punto di vista simbolico e forse anche politico è la scelta - anticipata da Repubblica e annunciata ieri sera - di sostituire Gianni Mion con Enrico Laghi come presidente di Edizione Holding. Edizione è la cassaforte e il "cervello" finanziario dei Benetton.
Mion è stato per un trentennio - salvo un breve intervallo - l' uomo di fiducia della famiglia, accomunato fin dall' onomastica, in un comune sentire del Nord-Est che in passato non ha impedito ai Benetton e ai loro emissari di muoversi benissimo anche nelle nebbie romane delle concessioni.
Laghi è invece un nome che ai non addetti ai lavori dice poco, ma nella comunità finanziaria è considerato una sorta di Mr Wolf alla Quentin Tarantino che per l' appunto "risolve problemi", prendendo in mano da commissario straordinario società in situazione spesso disperata e trovando per loro soluzioni all' insegna della mediazione con la politica e le istituzioni.
Non certo un fautore del darwinismo applicato alle imprese; piuttosto un luminare che decide di intervenire anche quando i suoi colleghi vedono poche o nessuna speranza. Un uomo di mediazione al vertice del gruppo, una proposta di mediazione al governo, così i Benetton hanno fatto il loro gioco. Adesso tocca alla controparte istituzionale dare una risposta.