CHE CAIO STA SUCCEDENDO? - IERI SAIPEM HA PERSO IL 30% IN BORSA DOPO IL TERZO PROFIT WARNING DELLA SUA STORIA: IL COLOSSO DELL'INGEGNERIA PETROLIFERA NEL 2021 STIMA UNA PERDITA SUPERIORE A UN TERZO DEL CAPITALE SOCIALE. ERA TUTTO NELL’ARIA, MA NON SI PENSAVA CHE LA SITUAZIONE FOSSE COSÌ GRAVE. SARÀ SOLO COLPA DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA? - L'AD FRANCESCO CAIO RISCHIA GROSSO, E SERVONO 1,5 MILIARDI FRESCHI: CHE FARANNO ENI E CDP, CHE INSIEME CONTROLLANO IL 43%?

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1 - SAIPEM: ATTUTISCE CALO IN BORSA, LO DIMEZZA AL 5,6%

(ANSA) - Saipem, dopo un avvio in tensione e con il titolo che è arrivato a cedere fino al 13%, attutisce la caduta e dimezza il calo in Borsa ad un -5,6 per cento. Il gruppo è sotto la lente per il profit warning sui conti 2021.

 

Al colosso dell'ingegneria petrolifera servirà un aumento di capitale, che secondo le stime dovrebbe essere di circa 1-1,5 miliardi, per far fronte alle perdite che superano la soglia di un terzo del capitale sociale.

 

2 - SAIPEM, CONTI IN PROFONDO ROSSO ENI E CDP A CACCIA DI 1,5 MILIARDI

Rosario Dimito e Michele Di Branco per "il Messaggero"

 

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Allarme rosso per Saipem che ieri ha lanciato il terzo profit warning della sua storia, chiudendo il suo lunedì nero a 1,35 euro (-30%), in netta controtendenza rispetto al rialzo (+ 0,9%) dell'indice per la conferma di Sergio Mattarella al Quirinale.

 

Il colosso dell'ingegneria petrolifera stima una perdita del 2021 superiore al terzo del capitale sociale, che fa scattare la necessità di un aumento subito secondo il dettato del Codice.

 

CINTURA DI INTESA E UNICREDIT

L'andamento negativo del gruppo era nell'aria, anche se non si pensava di tale gravità. Sicché una manovra articolata che comprenda anche la ristrutturazione del debito appare necessaria. E non si escludono cambi al vertice visto che sarebbero stati commessi anche errori di gestione.

 

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Le risorse fresche necessarie potrebbero arrivare a 1,5 miliardi. Saipem è controllata al 30,54% dall'Eni e al 12,55% da Cdp Industria. I due soci, che hanno sindacato il 25%, hanno diffuso una nota nella quale informano il mercato che stanno «monitorando con attenzione la situazione per svolgere ogni propria valutazione rispetto alle tematiche e agli scenari che verranno presentati dalla società».

 

Domani a Borsa chiusa è convocato un cda straordinario di Cdp per assumere in tempi breve una decisione. Va detto che la nuova linea strategica di Cassa è di ridurre gli interventi in equity. Non è la prima volta che Saipem attraversa brutti momenti. Nel 2013 la singola azione dimezzò il valore da 30 a 14 euro a seguito di due allarmi sui conti, uno in gennaio e uno in luglio.

 

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Ieri ha pesato la decisione del cda guidato da Francesco Caio di rivedere il portafoglio ordini, da sempre un punto di forza del gruppo anche in momenti difficili, che allo scorso 30 settembre era pari a 24,5 miliardi. Ritirate anche le stime annunciate lo scorso 28 ottobre con il Piano Strategico 2022-2025, dove venivano evidenziati ricavi in crescita ad un tasso medio del 15%.

 

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«Nel bilancio civilistico 2021 - si legge nella nota diffusa ieri prima dell'apertura della Borsa - è prevista una perdita per oltre un terzo del capitale sociale». Da qui i «contatti preliminari» avviati con «controparti bancarie oltre che con gli azionisti Eni e Cdp Industria per verificare la loro disponibilità a supportare un'adeguata manovra finanziaria», ossia un aumento di capitale.

 

Attorno all'ora di pranzo si sarebbe svolta una call con Intesa Sanpaolo e Unicredit, le due banche principali che di recente hanno concesso un finanziamento di 1 miliardo che è la parte di rischio più preoccupante.

 

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Da Unicredit trapela prudenza. Secondo la centrale rischi di Bankitalia, a novembre 2021 risulta che Saipem aveva utilizzato un totale di 4,5 miliardi, di cui 3,5 miliardi riferiti a garanzie commerciali e finanziarie. Alle banche verrebbe chiesto di partecipare alla manovra complessiva imperniata sulla ricapitalizzazione. La vicenda ha preallertato la Consob, che segue gli sviluppi con «grande attenzione».

 

Dopo aver ritrovato a fatica l'utile 2019, con un attivo di 12 milioni, penultimo bilancio firmato dall'ad Stefano Cao, per Saipem è iniziata una lunga serie di trimestri in rosso principalmente a causa del Covid, che hanno generato un calo e un rallentamento delle commesse, chiudendo il 2020 con un rosso di 1,13 miliardi. Una tendenza che si è accentuata nel 2021 con il blocco registrato in Mozambico, progetto del valore di 4 miliardi.

 

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3 - LE RINNOVABILI AFFONDANO DAVVERO SAIPEM?

Marco Dell’Aguzzo per www.startmag.it

 

Che cosa succede a Saipem?

 

Lo scorso 28 ottobre Saipem aveva approvato un nuovo piano strategico quadriennale, dal 2022 al 2025, intitolato Verso una nuova Saipem e contenente investimenti per 1,5 miliardi di euro circa.

 

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L’amministratore delegato Francesco Caio, in carica dal 2021, ne aveva descritto gli indirizzi generali parlando di “sviluppo nel settore delle energie tradizionali, nella transizione energetica e nelle infrastrutture sostenibili”. L’obiettivo, disse, era fare dell’azienda un “abilitatore tecnologico di strategie low-carbon“, ovvero a basse emissioni di carbonio.

 

LE PERDITE NEL BILANCIO CIVILISTICO 2021

Ieri però Saipem ha annunciato il ritiro degli outlook comunicati il 28 ottobre, facendo sapere che il bilancio civilistico del 2021 è previsto chiudersi con perdite superiori al terzo del capitale sociale. Rispetto alla cifra diffusa a ottobre, i ricavi sono inferiori di 1 miliardo di euro, da 4,5 a 3,5. Anche l’EBITDA è calato di 1 miliardo.

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L’azienda ha giustificato le perdite con l’aumento dei prezzi delle materie prime e della logistica, e con i ritardi riscontrati in particolare nei progetti di eolico offshore (in mare); il tutto frutto di una revisione contabili degli ordini del passato. Si tratta però di problematiche riscontrate da praticamente tutte le società di ingegneria.

 

COSA FA SAIPEM

Saipem è una società di servizi, infrastrutture e tecnologie per il settore dell’energia. È controllata da Eni e da CDP Industria (parte del gruppo Cassa depositi e prestiti), con quote rispettivamente del 30,5 e del 12,5 per cento.

 

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LA TRANSIZIONE ENERGETICA

Storicamente (e attualmente) Saipem si è concentrata sugli idrocarburi, come il petrolio e il gas. La transizione energetica intrapresa da molti governi per ridurre in maniera sostanziale le emissioni di gas serra, però, prevede un distacco via via più netto dai combustibili fossili.

 

Non significa che spariranno dall’oggi al domani, ma le tendenze di lungo periodo li vedono confinati a ruoli più marginali di quelli attuali: il mix elettrico sarà dominato dalle fonti rinnovabili; i veicoli saranno alimentati a batterie; l’idrogeno potrebbe diventare il combustibile più utilizzato dalle industrie energivore.

 

La tendenza internazionale alla decarbonizzazione è uno dei fattori principali dietro al calo degli investimenti nella produzione di idrocarburi e nelle strutture necessarie alla loro commercializzazione (ad esempio i terminal per il gas liquefatto). Gli investitori, inoltre, hanno iniziato a pretendere dalle società petrolifere maggiore disciplina fiscale e più attenzione alla ripartizione dei dividendi, piuttosto che al prelievo di risorse dal sottosuolo.

 

SAIPEM E LE RINNOVABILI

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Saipem è coinvolta in un grande progetto sulle rinnovabili in Italia, a Ravenna: è il progetto Agnes, in mare, che consiste in due parchi eolici e uno di solare fotovoltaico, ai quali si affiancheranno degli impianti per la produzione di idrogeno “verde” (cioè ricavato dall’elettricità rinnovabile). Agnes farà affidamento sulle infrastrutture per l’estrazione di gas già esistenti nell’Adriatico, che non verranno smantellate ma riconvertite per il nuovo scopo. I lavori di costruzione dovrebbero iniziare nel 2024.

 

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Un altro importante progetto di eolico offshore di Saipem è Hywind, in Scozia, che utilizza tecnologie galleggianti.

 

In generale, l’eolico offshore sta risentendo degli alti prezzi dei materiali di base come il rame, necessario per le turbine e per i cavi elettrici che devono collegare gli impianti in mare alla rete, sulla terraferma.

 

SAIPEM E IL GAS

Il vero focus di Saipem è però sul gas, e in particolare su quello liquefatto (GNL) di cui c’è limitata disponibilità a livello globale. Il gas vale oltre l’80 per cento del portafoglio della società, attraverso progetti di GNL e impianti di trattamento.

 

L’anno scorso Saipem è stata penalizzata dallo stop per problemi di sicurezza del progetto LNG Mozambique, in Mozambico, portato avanti assieme alla francese TotalEnergies.

 

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L’azienda aveva detto di voler giocare un ruolo importante, di lungo termine, nell’Africa sub-sahariana per lo sviluppo di infrastrutture per il GNL. Oltre al Mozambico, l’altro paese prediletto è la Nigeria, dove si è aggiudicata un progetto per un nuovo treno di liquefazione assieme a Daewoo: il nome del progetto è Bonny Train 7.

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Saipem è presente anche nel (complicato, vista la posizione remota) progetto di GNL di Tangguh, in Indonesia: prevede la costruzione a terra di un impianto con capacità di liquefazione di 3,8 milioni di tonnellate all’anno, più un molo attrezzato per la liquefazione e il trasporto marittimo con relative infrastrutture. Il progetto ha subito ritardi per via della pandemia. La stessa sorte vissuta dal progetto Arctic LNG 2, in Russia, sviluppato assieme a Novatek: il primo treno dovrebbe entrare in funzione nel 2023.

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