Andrea Giacobino per “Avvenire”
Fra una settimana, il prossimo 10 marzo, Mediaset e Tim presenteranno i loro conti relativi al 2019: se il gruppo media controllato dalla Fininvest dei Berlusconi nell' ultimo anno ha perso in borsa oltre il 25%, meglio ha fatto l' ex monopolista pubblico delle telecomunicazioni guidato da Luigi Gubitosi con un ribasso inferiore al 10%.
I due gruppi si trovano ora davanti a snodi importanti ma, soprattutto, vedono presente in forza nell' azionariato lo stesso soggetto, il gigante francese dell' entertainment Vivendi del finanziere bretone Vincent Bollorè. E proprio quest' ultimo dovrà risolvere presto i nodi che lo vedono socio dei due gruppi italiani, rispettivamente col 30% circa in Mediaset e col 25% in Tim.
Ma mentre nel gruppo di Cologno Monzese il rapporto coi Berlusconi è contraddistinto da una guerra che dura da tre anni e che s' è acuita dopo la mossa della Fininvest di varare la nuova holding olandese MediaForEurope (Mfe), in Tim i rapporti di Vivendi con gli altri soci importanti ma minoritari, il fondo speculativo Elliott e la Cassa Depositi e Prestiti sembrano tornati più distesi dopo gli scontri passati.
Tutto merito, in questo caso, del lavoro di Gubitosi per aprire un tavolo con Open Fiber, la jointventure della banda larga fra Enel, con l' obiettivo di dar vita a quel gigante italiano dell' industria auspicato dal governo. «L' Italia - ha detto recentemente il ministro dell' economia Roberto Gualtieri - deve accelerare sul fronte dell' innovazione tecnologica, assicurando a cittadini e imprese una infrastruttura nazionale di comunicazione in banda ultra larga. Il governo incoraggia un costruttivo confronto tra le parti per delineare le condizioni per integrare le infrastrutture, potenziare e ottimizzare gli investimenti nel rispetto delle regole di mercato e delle migliori pratiche regolatorie e di concorrenza».
Tim ha però aperto un altro fronte col grande fondo americano Kkr che ha presentato un' offerta non vincolante per affiancare in esclusiva la società nello sviluppo della rete in fibra. Non a caso a dar man forte a Kkr è arrivato da poco Piergiorgio Peluso, ex direttore finanziario di Telecom, e inoltre senior advisor del fondo è stato appena nominato Diego Piacentini, commissario straordinario per l' attuazione dell' Agenda Digitale. La finalizzazione delle intese con Open Fiber e Kkr non potrà che essere vista positivamente dalla Borsa e quindi anche da Bolloré.
Non a caso qualche giorno fa Arnaud de Puyfontaine, capoazienda di Vivendi, ha detto: «Mediaset e Tim sono storie diverse. La strada intrapresa da Tim è quella giusta. Siamo azionisti che possono portare valore, andare via non è nella nostra agenda. Siamo azionisti di lungo termine. Siamo felici dei risultati e il meglio deve ancora venire». Invece sull' altro fronte, Mediaset ha appena segnato un punto importante in Olanda nella contesa con il gruppo francese. Il Tribunale di Amsterdam ha infatti rigettato l' istanza presentata da Vivendi per bloccare la fusione tra le attività italiane e spagnole del Biscione, volta alla creazione della holding Mfe che avrà la sede legale (ma non fiscale) in Olanda.
La Corte di Amsterdam ha negato tutte le richieste di Vivendi in quanto ha ritenuto che il sistema delle azioni a voto speciale non sia in violazione della legge olandese, che l' esito del caso della Corte di Giustizia della Ue contro la legge Gasparri sia troppo incerto in questo momento, che Mfe non abbia violato le norme olandesi sulla fusione e che, come ha stabilito dal giudice italiano, anche un bilanciamento degli interessi dovrebbe essere a favore di Mfe.
GIUSEPPE CONTE ARNAUD DE PUYFONTAINE
L' iter del progetto Mfe è al momento sospeso solo in Spagna, dove è in corso la causa di merito. E forse anche per questo a Bolloré, finito quasi all' angolo, è venuta voglia di tornare al tavolo del negoziato con i Berlusconi.