COME SI “DOPAVA” IL TITOLO PREMAFIN - I LIGRESTI COMPRAVANO E RIVENDEVANO LE LORO STESSE AZIONI MANTENENDO ALTISSIMO IL VALORE DEL TITOLO - AVVENIVA TUTTO TRAMITE SOCIETA’ ESTERE: ACQUISTI MASSICCI IN CHIUSURA DI BORSA PER TENERE ALTA LA QUOTAZIONE ANCHE IL GIORNO DOPO - RISULTATO? LE AZIONI DATE IN PEGNO ALLE BANCHE CRESCEVANO (MA SOLO SULLA CARTA) DI VALORE - MEDIOSBANCA POTEVA NON SAPERE? IL RUOLO DI BOLLORE’ ALL’ATTENZIONE DEL PM ORSI…

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Angelo Mincuzzi e Fabio Pavesi per "Il sole 24 ore"

SALVATORE LIGRESTI E I FIGLI GIULIA JONELLA E PAOLOSALVATORE LIGRESTI E I FIGLI GIULIA JONELLA E PAOLO

Da chi ha acquistato Vincent Bolloré i titoli che nell'autunno 2010 gli hanno consentito di salire oltre la soglia del 2% di Premafin, proprio mentre si spianava la strada all'ingresso di Groupama nella holding di Salvatore Ligresti? A vendere le azioni al finanziere bretone capofila dei soci esteri di Mediobanca e vicepresidente di Generali era lo stesso Ligresti.

FAMIGLIA LIGRESTIFAMIGLIA LIGRESTI

La partita di giro è ricostruita dalla Consob nell'esposto consegnato al sostituto procuratore Luigi Orsi nel luglio 2011, il punto di origine di un'inchiesta esplosa negli ultimi giorni fino a coinvolgere l'amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel.
Tra l'inizio di novembre 2009 e la metà di settembre 2010 un insolito turbinio di compravendite di titoli Premafin si riversa sul mercato telematico di Milano.

jonella e salvatore ligrestijonella e salvatore ligresti

A comprare (e a vendere) sono due trust domiciliati alle Bahamas, l'Heritage e l'Ever Green, entrambi gestititi da un uomo di fiducia di Ligresti, il 75enne Giancarlo De Filippo, un abruzzese residente a Montecarlo. Secondo la Consob, dietro i trust si celerebbe lo stesso Ligresti.

La manipolazione al rialzo dei titoli Premafin sarebbe stata escogitata per impedire il fallimento di Imco e Sinergia, le due holding di famiglia (pesantemente indebitate con le banche) che avevano dato in pegno agli istituti di credito il loro pacchetto di azioni Premafin.

Alberto Nagel articleAlberto Nagel article

Le holding verranno poi dichiarate fallite il 13 giugno 2012.
Attravero il fiduciario svizzero Niccolò Lucchini, i trust delle Bahmas acquistano tra novembre 2009 e settembre 2010 oltre 7,9 milioni di titoli Premafin e ne vendono circa 9,6 milioni. E dove finisce la differenza di 1,7 milioni di azioni? In gran parte - documenta la Consob - a Bolloré.

Ma andiamo con ordine. I titoli Premafin vengono acquistati da Ulero Anstalt e Darlis Anstalt, due entità del Liechtenstein controllate dall'Heritage Trust. Alle due si aggiunge una misterosa società di Vaduz, la Okanda Stiftung, e una società panamense, la Alambert Associates, controllata dall'Ever Green Trust. A vendere sono invece due società domiciliate nelle Isole Vergini Britanniche interamente possedute dall'Heritage Trust: si tratta della Hubbard Corporation e della Condor Holdings & Investments.

ALBERTO NAGEL E SALVATORE LIGRESTIALBERTO NAGEL E SALVATORE LIGRESTI

Sul mercato borsistico, annota la Consob, «309 proposte di negoziazioni in vendita, per un totale di 1.907.677 azioni Premafin scambiate, sono state inserite e immediatamente eseguite... il 61% delle citate 1.907.677 azioni Premafin sono state scambiate con la controparte acquirente finale Financière de l'Odet SA», cioé con Bolloré. In totale fa poco più di 1,1 milioni di titoli.

LUIGI ORSILUIGI ORSI

Ma non finisce qui. Perché tra novembre 2009 e il 16 settembre 2010, Financière de l'Odet acquista sul mercato telematico un totale di 7,3 milioni di azioni Premafin tramite la società francese Cholet Dupont, che a sua volta trasmette gli ordini per l'esecuzione alla succursale di Milano del Crédit Agricole Cheuvreux, guarda caso la stessa utilizzata da Hubbard Corporation e Condor Holdings per vendere le stesse azioni Premafin.
Nel nuovo esposto consegnato al pm Orsi giovedì scorso, la Consob sospetta che Bolloré abbia manipolato il mercato tra il 22 settembre e il 22 ottobre 2010, cioé appena qualche giorno dopo gli acquisti dai trust di Ligresti.

COME TI TAROCCO UN TITOLO
Il caso Premafin, documentato in un'accurata indagine della Consob durata mesi, è un caso illuminante di come si manipola un titolo di borsa. E soprattutto del perché lo si fa. Non c'era di fatto un mercato, il flottante era ridotto al lumicino e gli scambi come si è visto erano di fatto riconducibili alla stessa mano, quella degli uomini di fiducia dei Ligresti. In tutte le sedute (217 su 223 giornate) nell'arco di quasi un anno c'erano in acquisto i trust esteri per quantità pari al 22% del totale delle azioni Premafin.

Acquisti fatti per lo più nelle aste di chiusura per quantità e prezzi tali da far salire artificialmente il titolo e dare un valore segnaletico all'indomani alla riapertura dei mercati. Ma per rendere meno manifesta l'alterazione c'erano anche i venditori (sempre trust esteri riconducibili ai Ligresti) che con frequanza minora vendevano titoli Premafin non in asta di chiusura ma in negoziazione continua così da evitare impatti troppo negativi sul prezzo.

Vincent BollorèVincent Bollorè

Un giochino raffinato e che ha prodotto per lungo tempo un'anomalia pressoché unica sul mercato. Premafin era la unica holding italiana quotata il cui valore di borsa era ben più alto (anche di due volte) il valore dell'attivo netto. Un'anomalia evidente che tutti vedevano dai grafici di borsa e che non aveva nulla a che fare con la bontà di Premafin su Fonsai. Al contrario la manipolazione serviva a tenere artificiosamente alto il prezzo delle Premafin per una sola ragione.

Occultare il disastro che incombeva. Già nell'estate del 2010 tutte le azioni di Premafin detenute da Imco e Sinergia le due società personali dei Ligresti erano in pegno alle banche a garanzia dei ricchi finanziamenti. Se il prezzo di Premafin scendeva come sarebbe stato naturale, i Ligresti avrebbero dovuto rimborsare le banche creditrici (non avevano però i soldi per farlo) o dare nuove azioni in pegno (che non c'erano più).

Inoltre i Ligresti avrebbero dovuto svalutare nel bilancio le azioni Premafin che già nel 2009 avevano importanti minusvalenze potenziali. Insomma i Ligresti erano al palo già a cavallo del 2009-2010 e usavano ogni trucco (in particolare la manipolazione al rialzo di Premafin) per sopravvivere. Nessuno però Mediobanca in testa sembrava accorgersene. Eppure quel divario nelle quotazioni di FonSai e Premafin era lì a dimostrare che qualcosa di anomalo stava accadendo.

 

 

 

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