Francesco Guerrera* per “la Stampa”
*Direttore di Barron' s Group in Europa.
«Il capitalismo senza bancarotta è come il cattolicesimo senza l'Inferno». A ripetere, pochi giorni fa, il vecchio adagio è stato Howard Marks, il leggendario capo del fondo americano Oaktree Capital.
Marks, che di bancarotta se ne intende perché Oaktree investe in aziende sull' orlo del fallimento, stava protestando contro il gigantesco supporto finanziario offerto da banche centrali e governi durante l' epidemia.
Ma la chiosa ecclesiastica di Marks è una chiave importante. Una chiave per interpretare il "Grande Scisma" dei nostri tempi: la divergenza tra mercati ed economie.
I prezzi delle azioni - insegnavano nelle aule (quando ancora ci si poteva andare) - riflettono il futuro: il flusso di utili che gli investitori credono/sperano che le aziende guadagneranno nei prossimi mesi, trimestri, anni.
Il Coronavirus ha nullificato questa teoria. L' S&P 500, l' indice-guida Usa, è salito di più del 30% nell' ultimo mese e mezzo. Il Nasdaq, la Borsa della tecnologia, ha cancellato tutte le perdite del 2020 all' inizio di maggio. Sull' altra sponda dell' Atlantico, lo Stoxx 600 - l' indice pan-europeo - è a +22% dopo aver toccato il fondo a fine marzo.
LA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK
L' economia mondiale, invece, sta malissimo. La disoccupazione Usa è quasi al 15% - il livello più alto dalla Seconda guerra mondiale. Il Giappone è entrato ufficialmente in recessione questa settimana, mentre in Europa si paventa un crollo epocale nel prodotto interno lordo.
Ci sono tre ragioni principali per questa clamorosa divergenza tra operatori di Borsa ed economia reale.
La prima è la mancanza d' Inferno di cui si lamentava Marks. Gli aiuti massicci sborsati dalle autorità monetarie di mezzo mondo hanno convinto gli investitori che i potenti del pianeta non tollereranno un crollo dei mercati o fallimenti di massa.
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Quando la Federal Reserve dice che è pronta a comprare le "obbligazioni-spazzatura" di società in difficoltà finanziarie, i mercati capiscono che il rischio di perdite è limitato.
Il secondo motivo per questa "esuberanza irrazionale" - come disse il vecchio capo della Fed, Alan Greenspan, in un altro periodo d' euforia borsistica - è il boom tecnologico del nostro secolo.
A tirare la volata agli investitori è un piccolo gruppo di giganti di Silicon Valley. La capitalizzazione di mercato di Apple, Alphabet (la holding di Google), Amazon, Facebook e Microsoft vale un quinto di tutto l' S&P 500, nonostante ci siano 495 altre società nell' indice.
E la terza ragione è che i gestori di capitale non hanno alternative: i rendimenti delle obbligazioni sono ai minimi storici proprio perché le banche centrali mantengono tassi bassissimi per stimolare l' economia.
Se, come è successo ieri, il governo britannico vende titoli del Tesoro con interessi negativi, chi gestisce soldi non può che comprare azioni per far fruttare i propri investimenti.
Ma lo "Scisma" non sarà di lunga durata. Già ora ci sono differenze importanti tra gli Usa - dove la Fed ha promesso di comprare tutto - e l' Europa - dove la Banca centrale europea e la Banca d' Inghilterra sono state meno aggressive. Non e' un caso che il FTSE 100 britannico abbia perso il 21% dall' inizio dell' anno.
Il rischio di un secondo picco del virus, o anche semplicemente gli effetti di un lungo periodo in cui milioni di persone non hanno prodotto nulla, costringeranno gli investitori a piegarsi alle difficoltà di economie, consumatori e aziende.
l'esordio di christine lagarde alla guida della bce 2
Un astuto banchiere ha caratterizzato questo momento di grazia dei mercati come un "bear market rally", un aumento temporaneo all' interno di un lungo periodo di caduta del mercato.
E' un fenomeno che accade spesso in momenti di grande crisi. Uno studio di 11 Paesi dal 1987 ad oggi fatto dal fondo di Mark Mobius - un veterano degli investimenti - ha concluso che il calo dei mercati è in media del 50% nell' arco di una crisi, a prescindere da queste piccole impennate. A marzo, le Borse mondiali sono cadute del 30%, non abbastanza per dire che il peggio sia passato.
Gli investitori che vedono al di là del proprio naso possono già intravedere l' Inferno dei mercati.