DAGONOTA
E adesso cosa succederà? L’intreccio tra l’Ops di Intesa su Ubi e la richiesta di Del Vecchio di salire al 20% di Mediobanca cambierà il voto dei poteri forti italiani. Ecco tre tappe.
L’Antitrust attende la memoria di Unicredit. Il gruppo guidato da Jean-Pierre Mustier partecipa infatti all’istruttoria sulla fusione tra la prima (Intesa Sanpaolo) e la quarta banca del Paese (Ubi) perché porrebbe fine alla “sostanziale simmetria” con Unicredit.
In questi casi, si dovrà ricalcolare il numero degli sportelli per provincia in caso di Ops vincente (già 400/500 agenzie andranno alla Bper, primo azionista l’Unipol di Cimbri, partner di Messina e Nagel).
Secondo step. Tocca alla Consob guidata da Savona licenziare la verifica preliminare sull’operazione Intesa-Ubi. Il gran finale andrà in scena in un’aula del tribunale di Milano.
Per quanto riguarda le mire e il futuro di Del Vecchio, tutto è nelle manine della BCE, che oltre a dover dare l'autorizzazione (vincolante) a un'eventuale fusione Intesa-UBI (e sarebbe orientata a un via libera), a fine giugno emetterà il verdetto sull’operazione Mediobanca-Generali.
Che vede all’opera il legale d’affari più influente d’Italia, Sergio Erede. Il quale, dopo aver ricevuto una porta in faccia dalla BCE allorché presentò negli ultimi mesi del 2019 in maniera informale il piano industriale e di management, ha pensato bene di sostituire nel progetto la caffeina con la camomilla.
LEONARDO DEL VECCHIO MOGLIE NICOLETTA ZAMPILLO
L’ad Nagel resterà al suo posto di comando, Pagliaro manterrà la presidenza e Generali, controllata da Mediobanca, e vero obiettivo della scalata, resterà italiana, trallalero trallalà. Naturalmente Del Vecchio, che a 85 anni pensa di essere immortale, dopo un anno comincerà a fare eccezioni, magari troverà irregolarità e, forte della maggioranza, porterà Nagel e Pagliaro verso l’uscita.
A questo punto sorge spontanea una domanda: vista l’energia di Mr Luxottica per la conquista di Mediobanca-Generali, sbandierando il tricolore, perché ha deciso di fondere la sua Luxottica con un’azienda francese, la Essilor, la quale, dopo la sua dipartita, si papperà tutte le lenti, visto che il nonnetto di Agordo non è riuscito mai ad avere un erede?
Dall'uscita di Andrea Guerra nel 2014, infatti, Luxottica ha cambiato più manager che salviette pulisci-occhiali: prima grazie all'idea di due amministratori delegati, una di quelle trovate che non ha mai funzionato in nessuna azienda, con Enrico Cavatorta che se ne va dopo neanche un mese. Resta solo Vian, che subito sarà affiancato da Adil Khan. E pure lui se ne andrà come certi mariti cornuti: ''in tre eravamo troppi''. Ecco allora che entra in gioco Francesco Milleri, vicino di casa di Del Vecchio e intimo della famiglia, che prende le redini mentre l'arzillissimo vecchietto architetta la fusione coi francesi.
Un 50-50 che, proprio come l'idea dei due galletti a capo di un solo cda, è sempre destinato a diventare un 51-49, se non peggio. Il patto che Essilor ha ingoiato è che per ora controlla tutto Del Vecchio, ma quando passerà la mano, passerà pure tutto il cucuzzaro a Parigi.
E dunque sorge l'altra paradossale domandina: dopo non essere riuscito a tenere in Italia l’impero di Luxottica, perché Bankitalia ha dato semaforo verde alla scalata a Mediobanca proprio in virtù della difesa dell’italianità delle Generali?
Se invece vince Nagel, con l’appoggio dei suoi compagni di avventura Messina e Cimbri, una cosa è certa: nulla sarà come prima.
DEL VECCHIO LANCIA SEGNALI ALLA POLITICA SULLE GENERALI
Andrea Greco per “la Repubblica”
Leonardo Del Vecchio non vuole finire elefante nella cristalleria. E continua la comunicazione al bromuro sull' ascesa al 20% in Mediobanca. Ieri fonti a lui vicine hanno detto che non vuole spingere Generali verso una fusione con Axa o Zurich (anche perché, nota l' uomo della strada, capitalizzano ormai più del doppio dei 21,3 miliardi del Leone, quindi i soci italiani sarebbero minoranza). Intende invece riportarla al ruolo di leader europeo che a fine anni '90 aveva.
HUBERT SAGNIERES E LEONARDO DEL VECCHIO
È un modo , anche, per placare la politica italiana, che lo attende al varco con norme truci tipo il nuovo golden power. Prima di ieri, mesi di blandizie avevano riguardato il piano strategico di Mediobanca, la natura finanziaria dell' investimento, la non volontà di presentare una sua lista contro quella del cda uscente, che a ottobre vuole ricandidare l' ad Nagel e il presidente Pagliaro.
Tra tanto non fare, resta che Del Vecchio compra Mediobanca ma allude a Generali, autonoma benché da essa partecipata, al 13%. Più interessante che Del Vecchio, socio forte pure a Trieste e dal 2007 in cda, abbia colà votato da allora ogni strategia del vertice. Né risultano a verbale sue proposte alternative di sviluppo, crescita, aggregazione. In Borsa, per sicurezza, i fondi hanno comprato ancora le due azioni: oltre +5% .