DEMOCRAZIA IN CONFINDUSTRIA! - LA SPACCATURA TRA SQUINZI E BOMBASSEI, MAGGIORANZA E OPPOSIZIONE, NON E’ ALLA FINE IL SALE DELLA DEMOCRAZIA? PERCHE’ TUTTI LI’ A FRIGNARE SULL’UNANIMITA’ PERDUTA? - ALLE VOTAZIONI PER APPROVARE LA SQUADRA DEL NEO-PRESIDENTE IN 36 NON SI SONO PRESENTATI PER PROTESTA: ESTICAZZI! - BOMBASSEI, CHE FINO A IERI HA FATTO IL DIAVOLO A QUATTRO, ORA BUTTA ACQUA SUL FUOCO: “CHI HA VINTO HA VINTO, E FARÀ IL PRESIDENTE. INTORNO A ME NON È NATA NESSUNA CORRENTE”…

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Teodoro Chiarelli per "la Stampa"

GIORGIO SQUINZI ALBERTO BOMBASSEIGIORGIO SQUINZI ALBERTO BOMBASSEI SQUINZISQUINZI

Alla fine la spaccatura, anche abbastanza evidente, c'è stata. Nonostante il tentativo di presentarsi all'esterno con una parvenza di unità ritrovata, la Confindustria ricomincia da Giorgio Squinzi senza aver risolto le proprie contraddizioni interne. Da una parte il neopresidente e la sua squadra presentata ieri ufficialmente, dall'altra lo sconfitto Alberto Bombassei, forte però del sostegno delle aziende del Nord che rappresentano l'80% del prodotto interno lordo (Pil) del Paese.

Il computo dei voti è come al solito spietato, ma ineludibile. Ieri, riunione di giunta per votare i compagni di viaggio della presidenza Squinzi. Chi ricorda la tradizionale unanimità nel parlamentino degli industriali rimarrà deluso. Su 186 aventi diritto, il patron della Mapei ha raccolto 102 voti: 9 in più rispetto all'elezione del 22 marzo (contro gli 82, allora, di Bombassei).

I voti contrari sono stati 21, gli astenuti 22. A questi vanno aggiunti una scheda nulla e quattro che non hanno partecipato al voto: e si arriva a 150 presenti. Questo significa che gli assenti sono stati ben 36, ossia 25 in più rispetto a marzo. In grandissima parte, si può presumere, imprenditori che hanno voluto marcare contrarietà nei confronti di uno scontro che non ha certo dato lustro a Confindustria, in un momento difficilissimo per il Paese. I tentativi di mediazione fra le due fazioni sono naufragati fra accuse reciproche, con i sostenitori di Bombassei che ancora mercoledì sera lamentavano di non aver ricevuto neppure una bozza del programma di Squinzi.

Aurelio ReginaAurelio Regina Gaetano MaccaferriGaetano Maccaferri

Ma lo scontro più aspro è stato sulla poltrona di vicepresidente per le relazioni industriali che Bombassei rivendicava a uno dei propri sostenitori per poter ricucire lo strappo. Niente da fare. Così Squinzi ha proseguito per la sua strada, nominando al delicato incarico dei rapporti con i sindacati il vicentino Stefano Dolcetta, e tra gli altri Aurelio Regina allo sviluppo economico, Fulvio Conti (Enel) al centro studi, Diana Bracco per ricerca e innovazione, Gaetano Maccaferri per politiche regionali e semplificazione, Antonella Mansi per l'organizzazione, Aldo Bonomi per le reti di impresa, Ivanhoe Lo Bello per l'education, Alessandro Laterza per il Mezzogiorno.

Completano la squadra i vicepresidenti di diritto, Vincenzo Boccia per la piccola industria (con la delega per il credito e la finanza per le Pmi) e Jacopo Morelli per i giovani imprenditori. Saranno istituiti «comitati tecnici» per il fisco (Andrea Bolla), per l'internazionalizzazione (Paolo Zegna), per la sicurezza (Salomone Gattegno), per l'ambiente (Edoardo Garrone), per la tutela del made in Italy e lotta alla contraffazione (Lisa Ferrarini).

Ci saranno anche alcuni delegati del presidente: come Giuseppe Recchi per gli investitori esteri e Antonello Montante per la legalità, nel solco dell'iniziativa che ha caratterizzato la presidenza di Emma Marcegaglia.

FULVIO CONTIFULVIO CONTI DIANA BRACCODIANA BRACCO

Proprio la Marcegaglia ieri ha voluto parlare, nonostante tutto, di ritrovata unità. Luca Montezemolo è stato più cauto: «Faccio gli auguri al nuovo presidente, nella speranza che Confindustria possa ritrovare presto l'unità». Alla fine, lo stesso Bombassei ha provato a smorzare i toni. «Chi ha vinto ha vinto, e farà il presidente - ha detto -. Non c'e nessuna spaccatura. Ci sono solo stati due competitori. Intorno a me non è nata nessuna corrente, solo un gruppo di pensiero che voleva dare il suo contributo e lo ha fatto».

Squinzi, da parte sua, ha tentato di sdrammatizzare, lasciandosi andare a una battuta sul presidente del Consiglio. «Avete visto? Sia io che Mario Monti abbiamo parlato oggi delle semplificazioni burocratico-amministrative come priorità. O ha copiato il nostro programma, o non lo so: sono mesi che noi ci stiamo lavorando». Poi, dopo aver finalmente sfoderato un sorriso sornione, ha aggiunto: «Per carità, mi fa piacere vedere che siamo sulla stessa linea e abbiamo posizioni compatibili».

IVANHOE LO BELLOIVANHOE LO BELLO

Squinzi ha parlato di dialogo e di rispetto per gli altri, oltre che di crisi, ripresa economica e fisco. «Per lo sviluppo - ha spiegato - c'è bisogno di una robusta sferzata». A maggio, all'assemblea di Confindustria, presenterà «un manifesto programmatico di azioni concrete da realizzare». Tre, nel programma, gli obiettivi irrinunciabili sul fronte del fisco. «Ridurre la pressione fiscale su lavoro e imprese (in Italia supera il 50%); rendere più semplice, certo ed efficiente il sistema tributario; rafforzare l'azione di contrasto all'evasione».

 

 

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