Luigi Ferrarella per il “Corriere della sera”
A sorpresa l' Eni rinuncia a svolgere il (tante volte pur preannunciato gladiatorio) controesame di Vincenzo Armanna, l' ex dirigente licenziato nel 2013 che, imputato di corruzione internazionale (per 900.000 euro) ma nel contempo accusatore del coimputato n.1 Eni Claudio Descalzi, da 4 giorni è interrogato in Tribunale sull' acquisizione Eni nel 2011 dal governo nigeriano del blocco petrolifero Opl 245 per 1 miliardo e 92 milioni, poi finiti però alla società Malabu prestanome dell' ex ministro del Petrolio Dan Etete.
La rinuncia tradisce che Eni teme Armanna? I legali di Eni e Descalzi (che scelse già di non farsi interrogare) ritengono invece di motivarla con il fatto che, ottenuta agli atti una videoregistrazione del 28 luglio 2014 sinora qui non depositata dai pm, interrogare Armanna non avrebbe più senso: già il video ne proverebbe la strumentale falsità in quella riunione (con l' avvocato Eni Piero Amara, Andrea Peruzy, «segretario della Fondazione Italanianieuropei», e Paolo Quinto, «consigliere di Anna Finocchiaro») in cui Armanna progettava di spargere «una valanga di m» sull' Eni per «far cambiare» alcuni manager in Nigeria e «adoperarsi» affinché a loro «arrivi un avviso di garanzia» dei pm (che l' avevano perquisito il 7 luglio e con i quali collaborerà dal 30 luglio).
E' allora il pm Sergio Spadaro a costringere Armanna ad ammettere la notevole discrepanza sul quando e perché conobbe Amara: non dopo ottobre 2014 come reazione a una intervista di Descalzi, ma già mesi prima e in un quadro di progettati affari personali in Nigeria da 200 milioni. «Mi devo scusare, ho fatto l' errore proprio pochi minuti dopo quel mio momento di emotività», prova a dire Armanna, riferendosi al secondo giorno in Tribunale, quando di colpo si era alzato ed era uscito dall' aula (lasciando basìti i giudici) per asserita commozione nel ripensare al licenziamento Eni comunicatogli mentre sua moglie era incinta.