L’EREDITÀ GERONZI: UNICREDIT RISARCIRÀ 224 MILIONI AI RISPARMIATORI TRUFFATI DALLA CIRIO - PER IL DOPO-GAMBERALE IN F2I, I FRANCESI SI OPPONGONO A RAVANELLI

L'asse Guzzetti-Miccichè-Gorno Tempini non è bastato a garantire lo “sfondamento” di Ravanelli. Si va verso un head hunter? - Sisal punta alla quotazione per affrontare il debito - Il ministro argentino in missione a New York per evitare il crac - Bankitalia: la ripresina c’è, ma non al Sud…

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1. SUSSURRI E GRIDA

Dal “Corriere della Sera

 

DeBenedetti Bazoli Geronzi DeBenedetti Bazoli Geronzi

UNICREDIT RISARCISCE I RISPARMIATORI CIRIO

Unicredit verserà 224 milioni di euro per risarcire i risparmiatori del crac della Cirio. L’accordo è già stato perfezionato e l’avvocato della parte offesa, Nicola Madia, ha ritirato la costituzione di parte civile nel relativo procedimento. A questo punto, se dovesse essere confermata in appello la condanna di Cesare Geronzi e degli altri sei funzionari dell’ex Banca di Roma - sono accusati di bancarotta per distrazione - gli obbligazionisti non avranno più nulla a pretendere.

 

Il 30 giugno scorso il giudice ha accolto l’istanza del comitato dei creditori e quella dell’imputato Sergio Cragnotti di conoscere i termini della transazione depositata. Il risarcimento è composto nella maniera seguente: 178 milioni in liquidità e 21 milioni e 800 mila euro di moneta «fallimentare», cioè crediti vantati da Unicredit nei confronti di Cirio, crediti ai quali l’istituto rinuncia e che gira alla parte offesa. Unicredit ha ceduto anche 17 milioni di crediti nei confronti dell’erario e un risarcimento di 4 milioni di euro che l’ex Banca di Roma avrebbe dovuto incassare da Cirio in seguito alla prima condanna in sede civile.

 

Sergio Cragnotti article Sergio Cragnotti article

Alla cifra record (superiore di 24 milioni a quella ottenuta in primo grado) si è arrivati con una serie di rilanci e grazie alla tenacia del comitato presieduto da Emiliano Amato.

 

Nel 2011 la banca offrì 150 milioni per le parti civili ma, dopo riunioni durate fino a notte fonda, il comitato dei creditori scelse di rifiutare. Soddisfatto l’avvocato Madia: «Si è attenuato il danno sofferto dal popolo dei risparmiatori che investirono a suo tempo». La banche spiega: «Unicredit non ha elementi per confermare cifre diverse da quelle comunicate ufficialmente e congiuntamente con Cirio, ossia 178 milioni oltre alla rinuncia alle azioni e ai crediti, per un valore complessivo per il gruppo Cirio superiore a 200 milioni».

TORRE UNICREDIT TORRE UNICREDIT

 

LA MISSIONE DEL MINISTRO ARGENTINO  A NEW YORK

(m.sid.) ?Accordo Argentina fondi sovrani Usa, atto primo. Ieri il ministro dell’Economia di Buenos Aires, Axel Kicillof, è volato a New York ufficialmente per incontrare Daniel Pollack, la figura individuata dal giudice Thomas Griesa per seguire la trattativa sul rimborso da 1,3 miliardi di dollari ai fondi che hanno ottenuto la sentenza favorevole dalla Corte suprema. Per ora siamo alla debacle diplomatica: Kicillof non incontrerà personalmente le controparti, ma rispetto alla chiusura dei giorni scorsi è un grande passo avanti, finalizzato probabilmente a dimostrare la buona volontà dell’Argentina.

 

Il tempo passa e i 30 giorni che separano il default tecnico da quello definitivo scorrono via come la calura estiva. Siamo già a meno 23. Fino ad ora le controparti non hanno risparmiato frecce al loro arco: i fondi hanno usato quelle legali, anche se la sentenza che ha bloccato i pagamenti agli altri cittadini americani pare un paradosso che colpisce i piccoli risparmiatori per difendere dei fondi speculativi che hanno acquistato ben dopo il default del 2001.

Thomas-Griesa Thomas-Griesa

 

D’altra parte anche il presidente dell’Argentina, Cristina Kirchner, non è andata per il sottile mostrando i numeri dei fondi nel tentativo di scatenare una reazione da parte dei bondholder. Il caso è destinato a lasciare traccia nelle dispute tra Stati sovrani e obbligazionisti istituzionali visto che se, verrà messa in pratica la sentenza di Griesa, i fondi porteranno a casa il 100 per cento del valore dopo aver acquistato quando il titolo era spazzatura mentre gli altri obbligazionisti che avevano acquistato a 100 hanno ottenuto in media 30.

 

BANCA IFIS E IL «PACCHETTO» DA 1,2 MILIARDI DI CREDITI

Cristina Fernandez de Kirchner Cristina Fernandez de Kirchner

(f.ch ) Tra il 2 e il 5% del valore nominale. Tanto (ma sarebbe da dire tanto poco) paga il mercato oggi per i prestiti non performanti del credito al consumo. Ed è nella parte bassa della forchetta di prezzo, cioè tra il 2 e il 3%, che Banca Ifis ha pagato un portafoglio di non performing loan nel settore del credito al consumo, focalizzato nel segmento dei prestiti personali e delle carte di credito o revolving.

 

Il valore nominale del portafoglio è di 1,263 miliardi di euro: è il più grande finora acquisito dalla banca presieduta da Sebastien Egon Fürstenberg, che con questa acquisizione raggiunge un totale di posizioni di credito verso famiglie di 5,4 miliardi. Il venditore è il veicolo Iustitia Futura, con sede a Conegliano, in provincia di Treviso. I crediti sono originati da Fiditalia, società del gruppo Société Générale, ed erano stati ceduti a fine 2012 al fondo britannico AnaCap Financial Partners.

 

2. Da “La Stampa” 

John Elkann John Elkann

 

EXOR, MODIFICA TECNICA AI CONTI DEL PRIMO TRIMESTRE  

Exor, la finanziaria del gruppo Agnelli, ha riapprovato i dati consolidati del primo trimestre dell’anno dopo la modifica della contabilizzazione effettuata da Fiat di una parte dell’acquisizione del 41,5% di Chrysler. I nuovi conti sono stati approvati ieri dal cda presieduto da John Elkann.

 

In particolare, la revisione comporta una variazione del risultato consolidato netto di Exor del periodo, che passa da una perdita di 83,2 milioni di euro a una perdita di 38,1 milioni di euro e del patrimonio netto attribuibile ai soci della controllante del Gruppo Exor, che passa da 7.316,5 milioni a 7.293 milioni di euro. La posizione finanziaria, precisa una nota, non ha subito variazioni data la natura non monetaria della rettifica.

 

BANKITALIA: LA RIPRESA C’È, MA IL SUD È TAGLIATO FUORI  

La batosta sul 2013 era nota, più preoccupante è che il Sud Italia, nei primi mesi del 2014, fatichi a emergere dalla crisi, tagliato fuori come è dalla ripresa dell’economia internazionale a differenza del Nord e anche del Centro, dove le esportazioni suppliscono in parte alla caduta della domanda e della spesa pubblica. Nel suo rapporto sulle economie regionali la Banca d’Italia parla appunto di disomogeneità dei segnali di ripresa di quest’anno con «il riavvio dell’attività delle regioni centro-settentrionali che non si è ancora esteso a quelle meridionali, meno aperte agli scambi internazionali».

visco ignazio visco ignazio

 

Dall’istituto centrale si ricorda poi come le imprese del Sud paghino letteralmente di più non solo la loro minore dimensione o propensione all’export ma anche le carenze del territorio quali infrastrutture, inefficienze delle amministrazioni e illegalità, sotto forma di tassi di interesse più alti: 8% contro il 6,2% del Centro Nord. [r. e.]

 

 

3. PARTERRE

Da “Il Sole 24 Ore

 

ARDIAN FRENA CARIPLO SUL RINNOVO DI F2I

L'idea della Fondazione Cariplo di portare l'ex d.g. di A2A Renato Ravanelli alla guida del fondo F2i pare già essersi arenata. In particolare, a opporsi in modo più deciso – stando al dialogo in corso tra i soci istituzionali – sarebbero i francesi Ardian (ex Axa Private Equity) subentrati nel capitale del fondo a Bofa–Merrill Lynch. Trovare un sostituto in F2i al posto di Vito Gamberale, che ha deciso di voler lasciare gli incarichi gestionali al compimento dei 70 anni a giugno scorso, non è compito facile per i soci.

 

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Serve un profilo manageriale di gran rilievo, adatto a gestire gli ingenti investimenti infrastrutturali già programmati ma anche una figura di garanzia per i soci finanziari (banche, fondazioni, Cdp). L'asse Guzzetti-Miccichè-Gorno Tempini pare non sia bastato a garantire lo «sfondamento» di Ravanelli. Tanto che ora i grandi soci sembrano intenzionati a rivolgersi a un head hunter per selezionare il manager che avrà il complesso compito di succedere a Gamberale. I tempi per la nomina si allungano. (Al.G.)

 

L'IPO DI SISAL E LA SCOMMESSA SUL DEBITO

Diverso tempo fa per poter sbarcare a Piazza Affari era indispensabile aver chiuso gli ultimi tre bilanci in attivo, ora bastano tre bilanci revisionati. Così Sisal, ricevuto il via libera di Borsa Italiana e l'ok al prospetto di Consob, si presenta agli investitori con i conti del 2011, del 2012 e del 2013 in rosso (99 milioni di perdita al 31 dicembre scorso di cui circa 73 milioni riconducibili a oneri straordinari). Ma, assicura, la storia potrebbe cambiare radicalmente con i proventi dell'Ipo.

 

marchio sisal marchio sisal

Il patrimonio netto, che a fine anno risultava negativo per 52,2 milioni, diventerebbe positivo per oltre 400 milioni. E il debito, che oggi zavorra i conti ed è pari 6,1 volte l'ebitda adjusted, si ridurrebbe sensibilmente. Scenderebbe attorno a 750 milioni. Ciò, come detto, a patto che l'Ipo vada in porto. Solo in quel caso la controllante Gaming Invest annullerebbe i propri crediti verso Sisal per 460 milioni. Certo l'indebitamento sarà ancora alto, oltre 2 volte l'ebitda, ma il quadro complessivo muterebbe. Anche se, va detto, considerati i fondamentali sembra un titolo destinato più a chi ama le scommesse. (L.G.)

 

TOKYO, IL FONDO PENSIONE DÀ LA DIREZIONE ALLA BORSA

Niente male: ha guadagnato l'equivalente di più di 100 miliardi di dollari nell'ultima annata. Il Government Pension Investment Fund giapponese ha conseguito nell'esercizio chiuso il 31 marzo un ritorno dell'8,6% dal suo portafoglio di oltre 1.200 miliardi di dollari, grazie al boom della Borsa giapponese nei primi tre trimestri, Tuttavia nei primi tre mesi di quest'anno il Gpif ha accusato la prima perdita da quasi due anni, con un rosso dello 0,8% causato anch'esso dai titoli azionari in portafoglio (il Topix è stato il peggior indice di Borsa da inizio 2014, tra quelli dei Paesi avanzati).

 

BORSA TOKYO BORSA TOKYO

Così la lezione è chiara per un fondo pubblico che sta per introdurre, secondo i desiderata del governo, una strategia di investimento più aggressiva, con più azioni e meno bond: la ricerca di più alti rendimenti comporta maggiori rischi. Secondo vari analisti, c'è proprio il Gpif e l'attesa di suoi maggiori acquisti- dietro il recupero del Topix nelle ultime settimane. (S.Car.)

 

 

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