FACE-BLUFF - CON L’INGRESSO IN BORSA, ZUCKERBERG NON SOLO HA DOVUTO RIVELARE I SUOI BILANCI (CHE HANNO FATTO PRECIPITARE IL TITOLO), MA SOPRATTUTTO CHE 1 PROFILO SU 10 È FALSO - MOLTI SONO CREATI DA AZIENDE CHE SI OCCUPANO DI “DOPARE” A PAGAMENTO LE PAGINE DEI PRODOTTI - E ORA FACEBOOK RISCHIA DI PERDERE MOLTI SOLDI IN PUBBLICITÀ, CHE SPESSO È PAGATA “UN TANTO AL ‘’LIKE”…

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Alberto Flores D'arcais per "la Repubblica"

facebook Zuckerbergfacebook Zuckerberg

Avete molti "amici" su Facebook, siete tra quelli che concedono facilmente l'amicizia anche a sconosciuti? Per chi usa in questo modo il social network più famoso del mondo, le probabilità che tra le migliaia di "amici" ci siano persone che non esistono o che danno una falsa identità sono alte: quasi il dieci per cento. A rivelarlo è proprio il social network di Mark Zuckerberg che da quando è stato quotato a Wall Street è costretto ad obblighi di trasparenza maggiori che in passato.

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Così, nell'ultimo rapporto presentato dalla società di Menlo Park, al paragrafo sui "rischi relativi al nostro business" Facebook rivela che sui 955 milioni di utenti registrati l'8,7 per cento sono "falsi", o perlomeno non reali. Divisi tra un 4,8 per cento di profili duplicati, un 2,4 per cento definiti "user-misclassied" (ovvero profili "personali" usati in realtà per ragioni commerciali e di marketing da aziende di ogni tipo) e l'1,5 per cento di falsi veri e propri, i cosiddetti "indesiderabili", profili creati per inviare messaggi falsi, per raggirare, per truffare.

MARK ZUCKERBERGMARK ZUCKERBERG

Sono 83 milioni i profili fasulli che non fanno dormire sonni tranquilli ai vertici dell'azienda. Il primo e più grave problema è quello della pubblicità. Nel rapporto Facebook evidenzia come la "sostanziale" e "maggiore" fonte di guadagno per l'azienda provenga dai profitti pubblicitari e come una perdita di "advertisers" o una riduzione dei soldi spesi per pubblicità possa «gravemente danneggiare il nostro business».

In che modo i "falsi" possano far perdere pubblicità a Facebook è spiegato facilmente, considerato che chi investe nel social network si basa principalmente sul clic "mi piace". Ad esempio, come racconta la Bbc, lo scorso mese Roy Cellan-Jones, il corrispondente tecnologico del gigante dell'informazione britannico, ha creato il profilo di una falsa società (VirtualBagel) per indagare sui falsi profili di Facebook. Scoprendo che la stragrande maggioranza dei "mi piace" per la società fasulla arrivavano dal Medio Oriente e dall'Asia. E molti da profili falsi.

FACEBOOKFACEBOOK

Altro esempio la scorsa settimana, quando la Limited Press, una società di distribuzione digitale, ha scoperto grazie al proprio software analitico che l'80 per cento dei clic sulla pubblicità dell'azienda provenivano da profili completamente falsi. Il problema dei falsi profili ha provocato diverse polemiche tra Facebook e le aziende che fanno pubblicità sul social network, tanto che all'inizio dell'anno la società di Mark Zuckerberg era stata costretta ad ammettere pubblicamente l'esistenza di una percentuale di profili fasulli. Allora aveva però quantificato il numero in un 5-6 per cento degli allora 901 milioni di utenti. In pochi mesi le cifre sono rapidamente salite facendo scattare l'allarme.

FACEBOOK NASDAQFACEBOOK NASDAQ

Per Graham Cluley, dirigente della società di sicurezza informatica Sophos, si tratta di un problema che non va sottovalutato. «Gli spammers e i creatori di malware sono in grado di produrre una massa di falsi profili Facebook che li aiutano a spargere pericolosi virus informatici o ad ingannare milioni di persone che si fidano del social network». Per il fondatore di Facebook c'è anche un piccolo problema familiare. La sorella minore è passata alla concorrenza. Le ventenne Arielle è diventata infatti una dipendente di Google dopo che quest'ultima ha acquisito la tech-company Wildfire Interactive, per cui la ragazza lavora come junior product manager.

ARIELLE ZUCKERBERGARIELLE ZUCKERBERG

La giovane Arielle non è l'unica delle sorelle di Mark che lavora nel settore: Randi, ex direttrice marketing di Facebook, ha lasciato la società del fratello lo scorso agosto per diventare executive producer di un controverso reality, in cui si vuole svelare il vero volto della Silicon Valley. Proprio Randy ha commentato con ironia la novità su Twitter: «Complimenti! Adesso ci sono più Zuckerberg che lavorano per Google che per Facebook».

 

 

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