FAVORI IN PROMOZIONE - CHIESTO IL PROCESSO PER UN GENERALE DELLA GUARDIA DI FINANZA, ACCUSATO DI AVER CORROTTO UN GIUDICE PER ESSERE PROMOSSO

Walter Cretella Lombardo avrebbe approfittato di una rete di conoscenze nei posti giusti per ottenere l'agognata nomina a generale - Nei guai insieme all'alto ufficiale delle Fiamme Gialle anche un consigliere di stato, un giudice del Tar e un maresciallo della Gdf...

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Maria Elena Vincenzi per ‘la Repubblica'

WALTER CRETELLAWALTER CRETELLA

Una storia all'italiana, fatta di piccoli favori, di raccomandazioni, di interessi personali. I cui protagonisti, però, sono tre alti funzionari pubblici. Un generale di divisione della Guardia di Finanza, un consigliere di Stato e un giudice del Tar. I primi due accusati di corruzione per aver barattato piaceri personali, un occhio di riguardo per un ricorso in cambio di un aiuto in carriera per la figlia. Il terzo accusato di rivelazione del segreto d'ufficio e di calunnia. Ingredienti per una storiaccia che come scenografia ha il Tar del Lazio e il Consiglio di Stato.

La storia inizia quando il pm napoletano Henry John Woodcock iscrive il generale Walter Cretella Lombardo per corruzione. Insieme al suo "mentore" ed ex capo del Sismi, Nicolò Pollari, l'ufficiale avrebbe acquistato appartamenti a Roma a un prezzo di favore. In cambio i due avrebbero assicurato all'immobiliarista l'affitto, a cifre esorbitanti, di una caserma delle Fiamme Gialle a Napoli.

È la fine di novembre 2012, dopo pochissimi giorni si riunisce la commissione che deve valutare se Cretella può diventare generale di corpo d'Armata. Lui, allora comandante del Veneto, vuole la promozione, chi lo conosce lo descrive come un uomo ambizioso. Ma sa che quel nuovo problema (già nel 2007 fu indagato da De Magistris per l'inchiesta Why Not e ne uscì prosciolto) gli bloccherà la carriera, come puntualmente avviene.

Walter Cretella LombardoWalter Cretella Lombardo

A questo punto, il generale decide di mettere in campo tutte le sue conoscenze. Contatta prima Brunella Bruno, magistrato del Tar della Campania ed ex capitano della Finanza. È lei, secondo l'accusa, a redigere il ricorso di Cretella al Tar del Lazio per bloccare la sospensione dell'avanzamento. E per farlo la Bruno chiede e ottiene da un maresciallo del comando generale informazioni coperte da segreto.

Per questo i pm romani (che hanno ricevuto il fascicolo da Napoli) contestano alla giudice e al maresciallo, Paolo Colaneri, la rivelazione del segreto d'ufficio (accusa dalla quale la Bruno ha cercato di difendersi parlando di una perquisizione illegale, per questo le viene contestata anche la calunnia).

GUARDIA DI FINANZAGUARDIA DI FINANZA

Cretella, però, teme che quell'aiuto non basti. Si rivolge anche a un consigliere di Stato, Fulvio Rocco (in servizio, peraltro, alla commissione che dovrà giudicare il secondo grado del contenzioso di Cretella). Il giudice ha una figlia, Diana, ufficiale della Finanza. L'accordo è chiaro: Cretella si occupa di sostenere la carriera della ragazza in cambio di un aiuto sul suo ricorso. Un do ut des tra alti funzionario dello stato che per la procura è corruzione.

GUARDIA DI FINANZAGUARDIA DI FINANZA

Questi gli atti dell'inchiesta che a metà febbraio finirà davanti al gup. Tutto il resto è il racconto di un malcostume che non fa onore alla giustizia amministrativa, gestita come se fosse cosa propria, con magistrati che curano gli interessi propri e degli amici.

Si scopre così che il generale e i due giudici avevano un telefonino dedicato, trovato a Rocco durante una perquisizione. Quando il pm, durante l'interrogatorio, gli chiede conto di quel "citofono" (così si chiama, in gergo, il cellulare usato per evitare le intercettazioni),
il consigliere di stato risponde che è una «cosa fatta così, un po' per gioco», salvo poi svelare che lo scopo era di non essere ascoltati.

Tribunale amministrativo Regionale del LazioTribunale amministrativo Regionale del Lazio

Si scopre anche che il ricorso del generale Cretella viene depositato al Tar del Lazio sabato 22 dicembre 2012 a mezzogiorno, tre giorni prima di Natale. Non c'è tempo da perdere, la sospensione va bloccata subito. L'avvocato dell'ufficiale chiama direttamente il presidente della II sezione, Luigi Tosti. Il giudice non è al lavoro (spiegherà al pm che «non ama recarsi in ufficio il sabato») ma avvisa un collega che, in pochi minuti, arriva in tribunale e blocca tutto. Regalo di Natale per il generale che ora, però, rischia di trascinare in tribunale lui e chi glielo ha fatto.

 

 

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